13 febbraio -  Le donne e gli uomini

Anita Sonego

 


Da quando è stato diffuso un testo, sottoscritto da molte donne “eccellenti”, che indice una giornata di mobilitazione nazionale per il 13 febbraio, si è sviluppato sulla stampa -e molto di più in rete- un grande dibattito tra donne.
Sorpresa e vicina allo sconforto, di fronte al silenzio del mio giornale, tento di rilanciare una discussione.

Per quanto riguarda il testo della convocazione (che si può leggere sul sito della Federazione della Sinistra) -e qui- il minimo che si può dire è che, discriminando tra “donne perbene” e “donne permale” e mettendo in risalto la funzione “accudente” di madri, mogli e figlie, sembra ignorare totalmente il pensiero e la politica femministe.
Da lungo tempo abbiamo evidenziato che i ruoli che ci sono stati propinati hanno avuto lo scopo di cancellare la soggettività femminile e che la libertà femminile non ha nulla a che fare con il moralismo.
Sul manifesto del 4 febbraio Ida Dominijanni riporta le riflessioni di Franca Chiaromonte, Letizia Paolozzi, Anna Bravo, Luisa Muraro e Lea Melandri che condivido pienamente.
La nostra partecipazione alla manifestazione del 13, ovviamente, non significherà una adesione a pericolosissime derive familiste e perbeniste ma porterà la forza e la consapevolezza di quel lungo processo, negli anni 70, e mai spento, per la libertà la soggettività e l’autorevolezza delle donne.

Quella che voglio fare è, invece, una riflessione relativa agli uomini “ democratici” o addirittura ai “compagni”.
Scrive Dominjianni: ”Come mai tanti uomini (di sinistra) si precipitano in piazza a difendere la dignità delle donne, senza interrogarsi sulla loro?”
Penso, assieme a molte altre donne, che tutta questa vicenda dovrebbe interrogare i maschi e la loro sessualità. Mi spiego. Che senso ha indignarsi per le “puttanate” di Berlusconi se non si affronta l’immaginario che ci sta dietro? Se non si comincia a riflettere sul nesso tra piacere/dominio/ /desiderio/soppraffazione?

L’autocoscienza è stata una pratica che ha permesso alle donne di rendere politico il loro “personale”, di scoprire quanta complicità ci fosse, ci sia, anche nelle nostre “sottomissioni”.
Insomma, riuscire a nominare, almeno in parte, quanto di oscuro, di contradditorio, regressivo alberga nei nostri desideri e nelle nostre fantasie, non ci ha rese più deboli e ricattabili ma ci ha dato più forza e determinazione per un cambiamento di lunga lena ma indispensabile!

Mi chiedo, con grande amarezza, perché nessun compagno, partendo dai nostri dirigenti, abbia sentito la necessità di intervenire sulle vicende di cui sono pieni i media in maniera più o meno scandalistica. Di intervenire non per ribadire che tutti questi eventi dimostrano che Berlusconi se ne deve andare (suvvia, sono ben altri i motivi per cui dovremmo sbarazzarcene!). Di intervenire parlando di sé, della propria maschilità, della formazione avuta e del nesso tra maschilità e forza, dominio/potere. Sì, anche dominio perché le scelte politiche fatte e che si continuano a fare anche dalla sinistra di alternativa, non offrono alcun indizio di messa in discussione del “dominio maschile”.

Compagni, attendiamo i vostri pensieri, le vostre riflessioni su questi temi “scottanti”.
Solo in una condivisione di ricerca e di messa in discussione dei ruoli, del potere, delle gerarchie potremo sentirvi ed essere veramente accanto: compagne!

 

Liberazione del 7-2-2011

 

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