Il cammino magico di Luisa Francia

Rosanna Fiocchetto

 

Strega contemporanea e poliedrica, combattiva e poetica, Luisa Francia ha esteso la magia a tutte le sfere del suo vissuto, dalla lotta politica per la liberazione delle donne ad una pratica dell’arte e della scrittura non accademica, basata sull’esperienza e sulla sperimentazione. La sua popolarità nel contesto tedesco è stata indubbiamente agevolata dalla sua particolare e immediata facoltà comunicativa, sostenuta da un umorismo demistificatorio; doti che l’hanno resa rapidamente un punto di riferimento sia all’interno del movimento femminista che al di fuori di esso, e che continuano ad attrarre donne di ogni età e condizione non solo attraverso i suoi libri, ma anche mediante il diario quotidiano del suo sito internet, “Salamandra”. Un titolo che, non a caso, ricorda il motto della poeta pre-femminista italiana del Cinquecento Gaspara Stampa, la quale aveva anche lei scelto come simbolo questa piccola anfibia: “viver ardendo e non sentire il male”. Francia, con analogo e audace ardore metamorfico, ha contribuito a svincolare la parola “strega” da ogni accezione negativa patriarcale e a rinominarla come potenzialità liberatoria; a divulgare informazioni e concetti espulsi dal campo culturale dominante rimettendoli in circolo in diversi ambiti mediatici, dall’editoria al cinema e alle arti visive e performative, ma anche e soprattutto in incontri diretti, nel “faccia a faccia” tutto femminile di seminari e rituali. Spirito libero e nomade, intellettuale divertente e provocatoria, ha fatto di se stessa e della sua vita un messaggio prezioso di “iniziazione”, un veicolo di resistenza individuale e comunitaria ai molti volti dell’oppressione misogina e alla maschilizzazione del simbolico.

Nata nel 1949 a Monaco, Luisa Francia è cresciuta in Baviera e dalla fine degli anni Sessanta ha trascorso lunghi periodi a Parigi, Losanna, Roma e Londra. Dopo una tournée di sei mesi come cantante nel musical Hair, ha svolto lavoro politico nelle file della sinistra e dal 1971 si è impegnata nei gruppi e nelle iniziative del movimento femminista, diventando madre di sua figlia Anna Valentina nel 1974. Ha collaborato con Margarethe von Trotta alla sceneggiatura dei film “Il secondo risveglio di Christa Klages” (1978) e “Sorelle” (1979). Ha scritto e diretto cortometraggi - fra cui “Hexen”, un documentario sulla caccia alle streghe ai tempi dell’Inquisizione - e il lavoro teatrale “Fischmaul” (1986). Dal 1982 ha esposto i suoi dipinti in varie mostre e ha tenuto laboratori corporei di trance, rilassamento e immaginazione. Contemporaneamente si è dedicata ad una intensa attività di viaggiatrice, giornalista freelance e scrittrice, pubblicando oltre quaranta libri il cui centro di gravità permanente è la spiritualità femminista, un tema al quale ha dato innumerevoli contributi anche alla radio e alla televisione. La sua ultima fatica/piacere è il libro Die Göttin im Federkleid (La dea piumata, 2010), sulle donne nelle società celtiche e germaniche.

Francia ha affinato le proprie arti e conoscenze attraverso la “passione per la superficie del mondo”, come la celebre esploratrice Freya Stark definiva il viaggio. Ma nel suo caso si tratta di una passione che l’ha condotta a studiare sul posto medicine popolari e tradizioni magiche. Ha visitato più volte l’Africa, dove ha passato lunghi periodi nel Sahara, in Mali, Nigeria, Niger, Burkina Faso, Senegal, Marocco, Gabon, Tanzania, Kenya, sostenendo i progetti delle donne. Ha tratto reportages e ricerche anche dalle sue peregrinazioni in India, Nepal, Tibet, e dalle sue avventure di scalatrice di vette. Un frutto non secondario di questo nomadismo, esteso a molti altri paesi vicini e lontani, è un’ ampia collezione di sculture di dee che presto avrà una “Göttinnenhaus” in Portogallo. Quanto al suo instancabile collezionismo di oggetti magici, non li considera “reperti morti”, ma “tesori” di cui dice: “ogni pezzo è vivo, mi porta energia, irradia forza, mi incanta, mi protegge, mi fa ridere e sognare, mi racconta le antiche storie della terra”.

Mond. Tanz. Magie, uscito in Germania nel 1986, è ormai diventato un “anticlassico” femminista e contiene in nuce molti temi successivamente sviluppati da Francia: la dimensione celeste come struttura aperta e in movimento, il viaggio nel suo duplice aspetto esplorativo di mondi sia interiori che geografici, la storia matriarcale e la cultura della dea madre, il valore sacrale e propulsivo delle mestruazioni, la capacità di auto-guarigione, la magia come arte e l’arte come magia, il potere delle piante e delle pietre, la moltiplicazione delle forze nei rituali collettivi fra donne, e tanti altri ancora. In questo libro, l’ approccio di Francia alla luna e al culto lunare coinvolge le figure mitiche femminili ma anche l’energia della danza, il corpo, la sua storia personale, i suoi desideri; induce alla meditazione e alla presa di coscienza individuale, collegandola al cambiamento culturale e sociale. L’autrice, sin dall’introduzione, prende le distanze dai luoghi comuni della magia e dei culti patriarcali ed invita ad utilizzare il testo come materiale ludico –e non prescrittivo - di riavvicinamento collettivo alle nostre matrici matriarcali e alla natura, alla connessione profonda ed ecologica con le piante, gli animali, gli elementi. E, nell’arco di un magico anno lunare, fornisce continuamente stimoli ad intraprendere un percorso personalmente liberatorio e inventivo, non costretto in formule rigide, ma improntato dalla giocosità e dalla gioia. Un invito sempre presente, questo, in tutto il lavoro di Francia, convinta che “dove non c’è niente da ridere, bisogna fare le valigie”; e che riecheggia nello spirito il famoso “se non posso ballare, allora questa non è la mia rivoluzione!” di Emma Goldman.

Con la sua individuale originalità di “femminista inclassificabile”, Francia ha contribuito e contribuisce in modo notevole e peculiare, da strega che “lavora con tutti i mezzi del suo tempo”, allo sviluppo e alla diffusione del movimento dei moderni studi sul matriarcato in Germania; un movimento che unisce ricerche e spunti di studiose di altri paesi come Esther Harding, Gerda Lerner, Barbara Walker, Merlin Stone, Patricia Monaghan, Riane Eisler, Giti Thadani a quelli della grande archeologa Marija Gimbutas e di studiose tedesche quali Marie E.P. König, Heide Göttner-Abendroth, Vera Zingsem, Gerda Weiler, Gabriele Meixner, e al prezioso lavoro del Frauenmuseum di Wiesbaden, in un tessuto interdisciplinare strettamente connesso ad una azione politica e culturale.

Purtroppo ancora quasi completamente sconosciuta in Italia, terra di radici del suo patchwork  familiare italo-anglo-tedesco, Luisa Francia merita perciò un posto speciale – come lo è del resto la sua personalità  - in questa collana, che auspicabilmente aprirà la strada ad ulteriori traduzioni delle sue opere, ciascuna delle quali approfondisce gli elementi di una indispensabile riappropriazione spirituale e culturale della “donna selvaggia” in noi, a partire dal quotidiano e dal “qui e ora”, ricordandoci che “non c’è realtà senza sogno”.

 

Luisa Francia , Le tredici lune
Venexia, 2011, € 22

 

26-05-2011

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