'Il futuro della scienza è una nuova razza umana
?'
Fermiamoci a riflettere !
Agnese
Seranis
Bruna Casarsa*
In questi
caldi mesi estivi sono stati portati, di nuovo, alla ribalta due nodi
che coinvolgono le donne in prima persona: la legge sulla fecondazione
assistita e la legge 194 sull'interruzione di gravidanza. Sono le due
facce - una opposta all'altra- del processo riproduttivo. Lo chiamo processo
riproduttivo perché parlare di maternità significa scivolare
facilmente nella retorica, nell'uno e nell'altro caso.
La fecondazione assistita vuole garantire una esperienza: la maternità,
che la società deve favorire perché - così sembra
sia nella convinzione del cosidetto senso comune - ne va di mezzo la sostanza
più propria dell'identità delle donne; l'interruzione
di gravidanza, invece, deve essere garantita perché il rifiuto
della maternità, qualunque sia la ragione che lo sostenga, possa
avvenire con il minore danno psico-fisico delle donne e come segno inequivocabile
del governo non-discutibile della donna sul proprio corpo.
Queste due leggi, una giustapposta all'altra, riscritte in una cornice
di minime restrizioni, concederebbero alle donne di avere dei figli con
chi, quando e come vogliono. Ciò che si gioca è, dunque,
la libertà della donna ma anche il suo potere - perché anche
di questo si tratta sino a che non saranno costruiti uteri artificiali!
- in merito al processo riproduttivo.
[Forse non tutte, o tutti, sanno che su questa terra esistono tre miliardi
e circa quattrocentomilioni di esseri umani. La specie, pertanto, non
è in pericolo di estinzione e, quindi, questa ragione non può
essere invocata nell'uno e nell'altro caso !]
Tra l'interruzione di gravidanza e la riproduzione assistita è
quest'ultima, comunque, il processo portatore di maggiori problematiche
(ti viene richiesto di definire, ad esempio, quando inizia una vita!)
e che può dare il via a una rivoluzione sociale, diretta a indebolire
la necessità stessa dell'istituzione della famiglia con una conseguente
riconfigurazione profonda della rete di relazioni nella collettività.
Ma, credo, che di questo le donne non siano ancora avvertite.
La donna, oggi, spesso, vede nella nascita di un figlio un mezzo per stabilizzare
il proprio matrimonio, o in generale, il rapporto di coppia; il figlio,
diciamo, è considerato un deterrente all'abbandono della donna
da parte del partner. La passione se ne va con il tempo, spesso prima
che venga sostituita da un tranquillo affetto; per l'uomo, poi, in assenza
di figli può essere più facile scivolarsene via, verso corpi
più appetibili e, magari, naturalmente fecondi!
La gravidanza-maternità, d'altra parte, assicura ancora, socialmente,
alla donna una specie di marchio di qualità. Anche la donna emancipata,
in carriera, vuole mostrare a tutti, con la maternità, che lei
è una donna a tutto tondo. E, se non è in carriera, il problema
si pone in termini anche più cogenti. Se non si ha l'alibi della
carriera, alla donna non resta che confermarsi come madre. Ecco allora
l'indispensabile maternità con qualcuno, con qualcosa, con un po'
di sperma anonimo, comunque
comunque
comunque.
Anche l'uomo desidera dei figli, ma per motivazioni diverse, e questo
desiderio non è mai, per quanto abbia potuto intendere, così
pervasivo, così assillante come per la donna
Domani, forse, grazie a una buona legge, ogni coppia, o meglio ogni donna,
potrà avere una figlia/o. E se la legge prevederà una desiderata,
totale libertà, questo figlio, di fatto, potrebbe avere un padre
o una madre biologica sconosciuti e, insieme, un padre e una madre per
elezione affettiva. Nel caso della madre, poi, potranno coesistere, in
una situazione estrema: la madre per gestazione, la madre biologica e
la madre sociale.
Mi
chiedo e chiedo : un essere umano ha il diritto di conoscere il proprio
padre e madre biologici? Che cosa deciderà la società?
Si nasconderà a questi esseri umani, venuti al mondo nei diversi
modi che la scienza può, o potrà offrire, la propria storia
natale? Oppure saranno messi di fronte alla propria diversità?
In una società che, da un capo all'altro del mondo attuale, riconosce
come sua cellula costitutiva essenziale la famiglia, per quanto retta
da regole diverse, il nuovo essere umano non sarà turbato dall'avere
una famiglia esplicita cui fanno da sfondo altri legami, invisibili, che
potrebbero suscitargli le più diverse fantasticherie? Se, poi,
la famiglia dell'essere umano, risultato delle nuove tecniche di riproduzione
assistita, sarà costituita da individui dello stesso sesso, due
donne o due uomini, si potranno impedire al bambino prima, e all'adolescente
dopo, interrogativi inevitabili sulla propria diversità e sul possibile
disagio sociale che ciò comportasse?
Bruna Casarsa
Alcuni anni fa incontrai una giovane donna a Terra di lei -
un luogo di vacanze per sole donne - che chiamerò Lorenza.
Ci stavamo raccontando le nostre vite. Io le stavo parlando di mio figlio
allorché, mentre mi ero interrotta per bere un sorso di birra,
lei mi disse:
- Anche a me piacerebbe molto avere un figlio, ma
- Potresti cercare un padre
- le suggerii, forse troppo precipitosamente.
- E' impossibile, no, no
- mi rispose ridendo.
Era molto simpatica Lorenza, intelligente, aperta al mondo
ma era
omosessuale. E quel 'ma' in Italia le avrebbe quasi sicuramente impedito
di avere un figlio a meno che lei, deliberatamente, pianificasse di ingannare
un potenziale padre. Ebbi il pensiero che mi sarebbe piaciuto molto avere
una madre come lei.
Se si vuole un processo riproduttivo laico, per il quale sia la società
a promuovere l'incontro di un ovocita con degli spermatozoi, allora bisogna
operare, prima di tutto, affinché la famiglia tradizionale, come
istituzione, sia indebolita, sino a sparire. Esisteranno, allora, solo
esseri umani che nascono, crescono, diventano adulti e che, di per sé,
non possono essere chiamati figli di qualcuno, se non formalmente. Ciò
vuol dire che deve iniziare un processo che trasformi l'attuale collettività,
composta soprattutto da nuclei familiari, in una collettività composta
da individui, intesi nella loro singolarità.
Nella rubrica Pubblico & Privato sul Corriere della sera del
4/10/2004 Alberoni scrive:'
E' immenso il peso della famiglia
, del suo sapere, delle sue relazioni sociali. E' la famiglia che ti manda
nella scuola giusta, dove farai le amicizie utili, che ti inserisce nella
rete di relazioni sociali in cui si fa carriera
.' La famiglia mi
sembra godere ancora di ottima salute!!
Nel corso dell'estate si è parlato di un individuo - detto Lupo
- che ha commesso diversi crimini e, da ultimo, un omicidio. Ma la
storia della sua vita, riportata da molti quotidiani, ci rimanda prepotentemente
al problema della responsabilità e degli oneri delegati, da sempre,
dalla società alla famiglia. A Lupo, però, i suoi genitori
non gli offrirono altro che l'esistenza fisica; e la collettività,
di contro, non molto di più.
Però
però
Arthur Clark nel libro 'La città e le stelle' ci offre
di esplorare - e riflettere su, volendo ! - l'attuazione di una società
senza famiglie naturali, in particolare senza più madri biologiche,
in cui gli esseri umani sono tutti belli, sani, intelligenti, ecc.., ecc..
perché, essi, non sono più il prodotto del caso ma della
scienza procreativa. Non esistono più, allora, né libertà
né responsabilità del processo riproduttivo attribuibili
ad alcuno. Questi esseri umani, a ben guardare, hanno un solo difetto:
in qualche modo si assomigliano tutti! E si fanno facilmente guidare.
E' fantascienza? Non credo che sia così improbabile l'avverarsi
di questo mondo visionario, se considero i passi giganteschi che hanno
fatto sino ad oggi le bio-tecnologie dal 1992 quando, in un convegno a
Bologna, mi accadde di sentir parlare per la prima volta di fecondazione
assistita. Attualmente chi abbia un computer, tramite internet, può
individuare centri di Tecniche di Riproduzione Assistita in ogni
parte del globo dove poter ottenere, per ora, figli con caratteristiche
fisiche anche diverse da quelle potenziali del proprio genoma e di quello
dell'eventuale partner. E domani, quando la manipolazione genetica diverrà
più potente e invasiva?
Prima che gli scienziati abbiano realizzato l'utero artificiale, e donne
e uomini siano messi fuori gioco dal processo riproduttivo, ridotti a
semplici fornitori di spermatozoi e ovociti, le donne hanno ancora nelle
loro mani il potere - seppure sembri che non ne siano consapevoli - della
scelta di direzione che il processo procreativo potrebbe prendere e, dunque,
anche la responsabilità degli esiti conseguenti.
Possono? Dovrebbero, loro, le donne, tracciare un limite e arginare l'invasione
manipolativa della scienza procreativa? Oppure no, che tutto sia lecito!
Ma, in questo caso, la scelta delle donne produrrà trasformazioni
non irrilevanti nella società: l'istituzione della famiglia avrà
sempre meno ragione di sussistere e, se verranno realizzati gli uteri
artificiali, l'identità biologica che, per millenni, ha segnato
profondamente la relazione uomo-donna tenderà a dissolversi.
Allora, dico: 'Fermiamoci a riflettere!', ricordando e facendo
mie le parole che, nel 1999, il fisico Hawking scrisse,:'
il
futuro della scienza è una nuova razza umana
Io vi ho solo
avvertiti.'
* disegni di Bruna Casarsa dal Bollettino delle donne di
Torino, marzo 1999
|