Usciamodalsilenzio

 

NON TOCCATE LA NOSTRA LIBERTA’
 

 

14 milioni di donne tra i 15 e i 60 anni hanno subito, nel corso della loro vita, una qualche forma di violenza: sessuale, fisica, psicologica.

Soltanto il 18,2 per cento di loro ha saputo vedere quella violenza e riconoscerla come un reato.

Il 95 per cento delle violenze non è mai stato denunciato.

La maggior parte delle violenze avviene in casa o per mano di un uomo conosciuto.

Il 69,7 per cento degli stupri è ad opera del partner. Partner ed ex sono responsabili della maggior parte delle violenze fisiche.

57 donne sono state uccise in Italia nei primi sei mesi del 2007.

 

La violenza contro le donne ci riguarda tutte, ci minaccia, non ci riconosce libere.

La violenza contro le donne non è un destino per nessuna. Né in casa, né fuori.

La violenza contro le donne non è cronaca nera, ma è figlia del rapporto di potere tra gli uomini e le donne, sia nella loro relazione intima che sulla scena pubblica.

La violenza contro le donne non è un fatto privato, ma una misura dell’assenza di democrazia.

La violenza contro le donne esige parola pubblica e parola di donne e uomini.

La violenza contro le donne non ha passaporto, non può essere strumentalizzata addebitandola alla presenza degli stranieri in Italia, dando così vita a un clima da allarmante xenofobia.
 

Andiamo in piazza il 24 novembre a Roma per:

ribadire che la violabilità storica del corpo delle donne è l’origine della violenza e riaffermare che la libertà delle donne è alla base della convivenza tra le persone;

rifiutare ogni scorciatoia che iscrive ad una questione di sicurezza urbana il tema della violenza e che la lega al fenomeno migratorio;

spezzare il silenzio che, in particolare, copre la violenza che avviene tra le mura domestiche;

rompere la solitudine delle donne che subiscono violenza - fisica, psicologica, economica - e che devono trovare sostegno e condivisione nell’uscirne.


Il 24 novembre chiederemo ancora una volta:
 

parola pubblica in tema di violenza e assunzione di responsabilità da parte di chi governa.

La questione della violenza deve trovare nell’agenda politica, come in altri paesi è successo, la stessa centralità che ha nella vita delle donne.

Vogliamo l’approvazione rapida delle misure che i centri antiviolenza sollecitano quali quelle contro lo stalking (persecuzione continuativa), perché va a colpire il prologo di violenza dei troppi omicidi di donne nel nostro Paese, e l’estensione della legge Mancino contro l’omofobia sollecitata dal movimento glbt.


Vogliamo una legge che sia per le donne e non per la famiglia
.

Una legge che sostenga la loro libertà di scelta e il loro bisogno di riprendere in autonomia il filo della propria vita.

Una legge che affronti la radice culturale della violenza come sintomo dell’ineguaglianza, che investa i poteri pubblici della responsabilità di prevenirla, individuarla e combatterla in sinergia tra loro e usando delle competenze della rete dei centri antiviolenza e del movimento delle donne.

Una legge che, attraverso campagne di educazione al rispetto e la sensibilizzazione di media e pubblicità contro gli stereotipi sul corpo femminile e sui ruoli, si dia intera l’ambizione di contribuire a un nuovo disegno di convivenza civile tra tutte le donne e tutti gli uomini che abitano il nostro Paese.

 

  

Usciamodalsilenzio

 
 

volantino uscito dall'assemblea del 7 novembre a Milano
 

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