Giornata della donna – 8 marzo 2003
Lettera aperta al sindaco Albertini e
all’assessore Maiolo
In occasione
dell’invito del Sindaco e dell’Assessore alle Politiche sociali, con
delega alle politiche femminili, al ricevimento per la Giornata della
donna, vorremmo sottoporre all’attenzione della Giunta, delle cittadine e
dei cittadini milanesi alcune riflessioni.
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Nel Bilancio 2003
proposto dalla Giunta comunale, si nota un taglio generale nelle spese
del comparto dei servizi sociali, in particolare, rispetto ai servizi
alla persona, che va ad aggiungersi ai tagli nazionali e all’aumento
delle tariffe comunali e regionali (per es. ticket sanitari ecc.). Tutto
ciò porta ad aggravare ed appesantire il lavoro delle donne, a
rinchiuderle tra le pareti domestiche, in un ruolo di cura individuale e
solitario, senza alcun riconoscimento sociale ed economico. Anche
riguardo alle già modeste azioni di contrasto alla violenza ed ai
maltrattamenti non ci sono novità positive.
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La stessa invisibilità
rispetto ad una presenza attiva nel tessuto milanese è estesa alle donne
migranti, alle cosiddette extracomunitarie, (badanti, colf ecc.) che si
fanno carico di buona parte di quel lavoro di cura indispensabile al
sostentamento della vita, che permette alla società tutta di progettare,
produrre ed arricchirsi. Le mediatrici culturali Rom sono state
licenziate dalle scuole in dicembre e la stessa sorte è prevista per
altre mediatrici, di diverse nazionalità, nelle scuole materne. I
diritti di cittadinanza e di lavoro, i diritti fondamentali della
persona, fra cui quello all’istruzione, dovrebbero essere declinati ed
esplicitati con forza soprattutto per le donne, native e migranti, che
con la loro opera permettono alla città di esistere.
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Da due anni è
scomparso dal bilancio comunale, e dovrebbe essere reintrodotto, il
capitolo relativo al sostegno dell’associazionismo femminile, che è
strumento di partecipazione sociale e culturale, di visibilità creativa
nella vita della città. Le associazioni di donne potrebbero essere
interlocutrici privilegiate per chi ha la delega alle politiche
femminili, per le competenze acquisite in anni di studio, di progetti e
manifestazioni realizzati, di presenze sociali e politiche e di
professionalità diverse. Inoltre, nel bilancio 2003, lo stanziamento per
il capitolo Pari Opportunità è risibile, pari a 150.000 euro; basterà
forse ad organizzare un convegno, non certo a sostenere le donne
milanesi nei loro progetti di vita.
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I Centri Azione Milano
Donna vivono ormai da anni una difficile condizione: mancanza di
personale, finanziamenti che continuano a diminuire, programmi modesti,
e grande fatica nell’assolvere il compito di costruire azioni positive
per le donne milanesi. E’ stata abolita la Commissione centrale, che
coordinava l’iniziativa culturale e politica dei Centri Donna del
territorio: i Centri non sono da intendere solo come un servizio sociale
per persone fragili e soggetti deboli in senso lato, ma anche e
soprattutto come luoghi d’incontro per elaborare cultura e rimuovere gli
ostacoli alla piena partecipazione sociale e politica delle donne, per
confrontare percorsi di autonomia di pensiero, di crescita personale e
collettiva: spazi per concordare le strategie per il raggiungimento di
una piena cittadinanza delle donne. L’assessore al Decentramento,
invece, vorrebbe accorpare nei Consigli di Zona i CAMD con i Centri per
il Tempo Libero, negando le ragioni dell’autonoma esistenza di strutture
di donne per le donne; in questo caso il servizio perderebbe ogni
fisionomia specifica.
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Per quanto riguarda la
formazione e le politiche per il lavoro delle donne, che a Milano hanno
il tasso di disoccupazione più alto della Lombardia e sono ancora in
grande numero segregate nelle forme lavorative più deboli (lavoro
precario, contratti atipici, eccesso di flessibilità), si rileva che
l’Amministrazione comunale partecipa a due diversi progetti finanziati
dal Fondo sociale europeo sullo stesso tema e con la medesima finalità:
la creazione di sportelli per l’orientamento al lavoro delle donne. Non
sembra però essere in grado di proporre una strategia comune tra i
progetti stessi, né con i propri servizi già operanti nel territorio tra
cui i Centri donna di zona che pure hanno competenze specifiche rispetto
al lavoro. In particolare desta perplessità il progetto denominato
Sportelli rosa, sostenuto dall’Assessore al Decentramento Gallera,
che utilizza circa 900 milioni di vecchie lire per l’apertura di nove
sportelli, che chiuderanno a maggio, nelle nove zone, senza rapporto
alcuno con i servizi esistenti zonali e cittadini o con gli altri
interventi sul lavoro e la formazione, senza un raccordo evidente con
gli assessori Maiolo (Politiche sociali) e Magri (Lavoro) che hanno
promosso il secondo progetto, Milano per la donna. Forse la
contrapposizione è stata preferita alla collaborazione, ma non si
capisce perché e a cosa possa condurre se non all’impiego occasionale e
dispersivo di risorse pubbliche.
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Infine, ma certo non
ultimo, è il fatto che l’Amministrazione comunale e il Sindaco non si
sono adoperati per la pace quale bene fondamentale su cui poggia la
comune convivenza, come invece è successo in migliaia di Comuni
italiani, europei e statunitensi. Mentre la maggioranza delle cittadine
e dei cittadini milanesi si pronuncia, in occasioni diverse, contro la
guerra preventiva all’Iraq e colora di bandiere pacifiste le strade
della città, la Giunta che dovrebbe rappresentarla sembra estraniata e
indifferente verso la minaccia di morte e di distruzione annunciata
quotidianamente dalla volontà delle amministrazioni
statunitensi-britanniche e dai governi, compreso quello italiano, che le
appoggiano. Le donne che hanno partecipato alle manifestazioni del 15
febbraio, in un abbraccio mondiale, e che, con gesti quotidiani, nelle
associazioni, nei quartieri e nelle proprie case si adoperano per
evitare la guerra e per trovare soluzioni pacifiche e positive al
conflitto, si aspettano un’assunzione di responsabilità da parte della
Giunta comunale di Milano per promuovere azioni di pace.
Libera Università delle
Donne,
Fondazione Badaracco,
Osservatorio sul lavoro delle donne,
Donne
in Nero
Coordinamento donne contro la guerra,
Oltreluna - galleria delle donne di Milano,
Marcia
mondiale delle donne contro la violenza e le povertà
Associazione Gabriella Finzi,
Arcilesbica Zami,
Unione Femminile
Nazionale
Forum di Rifondazione Comunista
le Girandole
Donne e futuro.
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