A SINGLE MAN
di Natalia Aspesi

Film di nuova generazione per signore, cioè a tematica gay, la sola ormai ad assicurare romanticismo e sentimento con violini nel sottofondo, A single man s' ispira a un romanzo anni Sessanta di un grande scrittore gay assatanato e allora sessantenne (Christopher Isherwood) ed è girato da un celebre divo gay della moda alla sua prima regia, di ammaliante e giovanile bellezza (Tom Ford).
Potrebbe essere una bizzarria in tanta autenticità homo, che il protagonista sia Colin Firth, di notoria eterosessualità, bella moglie italiana e tre figli: eppure si è visto raramente in un film un personaggio così vistosamente gay nella sua assoluta, immobile, pacata, severa, eleganza inglese, merito della incantevole bravura dell' attore, già premiato alla Mostra di Venezia, finalista ai Golden Globe e si spera anche agli Oscar.
George, maturo professore inglese in una università americana, sta leggendo in poltrona quando gli arriva la telefonata fatale che gli annuncia freddamente la morte in un incidente d' auto del suo amato compagno Jim (la voce è di Jon Hamm, l' affascinante protagonista della fiction Mad Men ): dietro i grandi occhiali (marchio Tom Ford, se ne venderanno parecchi) lo sguardo si scolora, ma non un muscolo della faccia si contrae, non cambia il tono sommesso della voce, né lui dimentica di ringraziare, neppure quando gli dicono, «il funerale è riservato solo ai familiari».
Dopo anni di amore e convivenza, lui, "l' innominabile", il "frocio" come George dice di se stesso, non avrà diritto neppure all' ultimo saluto. In quel lungo giorno in cui riordina la propria vita come se fosse l' ultimo, un bel ragazzo mercenario gli si offre inutilmente, l' amica Charlie (Julianne Moore) sempre speranzosa di sedurlo lo invita a una serata di ubriachezza, un suo studente incerto di sé lo trascina a una nuotata notturna.
Tutto è sfumato, tutto è reticente, tutto è non detto, siamo negli anni in cui negli Stati Uniti persino ballare tra uomini era reato, ma gli sguardi, i gesti, le parole, tra George e i due giovani attori maschi molto bravi, Jon Kortajarena dal ciuffo alla James Dean e Matthew Goode, innocente e ambiguo, sono alquanto sensuali.
Ford fa della geniale Julianne Moore lo specchio di una mistica della femminilità d' epoca prigioniera della solitudine e della paura, esagerandola col trucco, la pettinatura, l' abito da sera, i gioielli, le sigarette rosa, dentro una casa stoltamente lussuosa del tipo dorato e maculato che piacerebbe tuttora ai ricchi da speculazione finanziaria.
Circola in tutto il film un soffio di riscatto liberatorio: come se Tom Ford, che continua a vivere lautamente del mercato della moda, volesse esprimerne tutta la sua lontananza, tutto il suo distacco, tutto il suo leggero, soffice disprezzo.
Repubblica - 16 gennaio 2010
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