Silvana La Spina, Un rebus per Leonardo Sciascia

Antonietta Antelli

 



“La vita è casuale, il raccontare mai”



Spesso chi scrive un giallo e muove un’indagine su un delitto non si limita a indagare solo sul crimine ma anche sull’ambiente in cui si è svolto e sulla società e l’atmosfera in cui il fatto è accaduto.

A mio parere, nel giallo di qualità il lettore si trova immerso in un’epoca con tutte le sue caratteristiche, ed è ciò che avviene in questo libro dove vediamo le peculiarità della società siciliana del periodo: il 1985 a Racalmuto dove non si dimentica il passato

“In fondo in quel paese tutti avevano finto di essere fascisti al tempo del fascismo, e antifascisti all’arrivo degli americani – anche se poi in seno avevano allevato briganti e sostenitori di banditi come Giuliano...

E se in quegli anni qualcuno sparava ai segretari delle Camere del lavoro, se la mafia era tornata più forte di prima, nessuno di regola si recava in caserma a denunziare.”

Il romanzo narra la vicenda di Sciascia che deve affrontare due eventi importanti: la morte dell'amico Italo Calvino e quella del giudice Aurelio Arriva, presunto suicidio con una pistolettata in casa. Nonostante le indagini ufficiali considerino la morte del giudice un suicidio, sua figlia Elena non ci crede e chiede a Sciascia di indagare, poiché lui conosceva molto bene suo padre.

Ammetto che il principale piacere di questa lettura per me è stato seguire le vicissitudini di quegli anni dal punto di vista di un osservatore attento come Leonardo Sciascia. L’autrice Silvana La Spina conosce e apprezza non solo lo scrittore protagonista del romanzo ma anche gli autori siciliani di allora come Consolo e Bufalino, la loro amicizia con Sciascia e ce li racconta con la quieta familiarità che deriva dalla consuetudine con la letteratura.

“Leonardo Sciascia sollevò lo sguardo sull’amico che entrava in quel momento nel suo villino di campagna.[…..]

“Quindi hai già saputo di Calvino….” disse l’amico.

Lo scrittore annuì.”La radio lo ripete di continuo...Un ictus…” Si guardò intorno smarrito .” Immagino che tra poco mi chiamerà anche Consolo…”.”

“E Bufalino?”


Silvana La Spina non è nuova a queste operazioni di trasfigurazioni di elementi letterari : infatti in Morte a Palermo (1987 ed La Tartaruga Nera) si narra del ritrovamento del cadavere di un professore che stava scrivendo un libro, le cui bozze sono svanite nel nulla. La soluzione del caso è complicata da personaggi ambigui come un gesuita disincantato, un architetto sfuggente, un'intrigante assistente universitaria, ma chi darà al commissario incaricato delle indagini la chiave per risolvere l’enigma sarà uno scrittore argentino cieco di nome Honorio Bustos Domecq... che è lo pseudonimo con cui Borges ha firmato i gialli che aveva scritto con un amico. Il testo, chiamando in causa il mito di Arianna accuratamente analizzato, mescola le caratteristiche dello scrittore argentino alle sue trame con risultati divertenti e raffinati.

La produzione della scrittrice è molto varia e vasta, non solo gialli. In questo genere ha dato un’indimenticabile trilogia che ha come protagonista Maria Laura Cangemi una poliziotta con un passato difficile : Uno sbirro femmina 2007- La bambina pericolosa, 2008 - Un cadavere eccellente 2011.

Molto interessanti sono anche i suoi romanzi di altro genere come La continentale 2014 o Angelica 2022 che è una rivisitazione dell’eroina del Il Gattopardo.

L’autrice non disdegna neppure il romanzo di ambientazione storica come L’uomo del Vicerè 2021.
Anche in questo ultimo testo la conoscenza delle opere di Sciascia viene usata per divertire il lettore che segue l’indagine come una carrellata tra biografia e contenuti dell’opera di Sciascia con un divertimento istruttivo che serve a non dimenticare questo scrittore scomodo che fu tra i primi in Italia a parlare apertamente di mafia, realtà che, anche se adesso non è un argomento di moda, è pur sempre un problema mai risolto.



Silvana La Spina, Un rebus per Leonardo Sciascia

Marsilio, 2025, €15 pp.320





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