Paola Bonfante

UNA PIANTA NON E’ UN’ISOLA. Alla scoperta di un mondo invisibile

Recensione di Adriana Giannini

 

 


Un titolo colto e originale per un libro che è un bell’esempio di alta divulgazione. Colto perché si ispira a una poesia di John Donne ma lo fa sostituendo al termine uomo la parola pianta, originale perché pone subito l’accento su quello che non è il comune modo di considerare le piante. In effetti siamo  abituati a vedere solo la loro parte esteriore, ma sottoterra, nascosto alla vista, non vi è solo un esteso apparato radicale ma anche, ad esso connesso, un intenso brulicare di forme di vita: funghi, animali, virus e  batteri costituiscono una vivacissima comunità da cui dipende l’esistenza stessa del regno vegetale e di conseguenza di tutto l’ecosistema terrestre da quando, circa 450 milioni di anni, fa le piante iniziarono ad occupare la terraferma.

Paola Bonfante, docente di biologia vegetale all’Università di Torino e autrice del libro, ci porta a conoscere questa comunità attraverso sette passeggiate che si svolgono nell’ambiente a lei più congeniale, lo storico Orto botanico dell’Università torinese, e lo fa nella maniera affabile e competente che la caratterizza rispondendo alle domande sempre più puntuali della giornalista scientifica Caterina Visco. Un espediente che ha dotti precedenti e che funziona molto bene perché la giornalista sa mettersi nei panni di un lettore che voglia capire ed approfondire i temi che vengono via via affrontati nel corso delle passeggiate.

In effetti ogni passeggiata è una lezione e una scoperta, o più di una. Nella prima ci viene spiegato che le piante “comunicano”: al loro interno, tra foglie e radici e viceversa per adattarsi ai cambiamenti ambientali e difendersi dai nemici, tra di loro e con i diversi organismi con cui condividono l’ambiente del sottosuolo. Tra questi ultimi occupano un posto di grande rilievo i funghi, entità particolari né vegetali né animali che attraverso il meccanismo della simbiosi, ossia della convivenza reciprocamente vantaggiosa tra specie diverse, svolgono un ruolo fondamentale nell’equilibrio degli ecosistemi terrestri. Paola Bonfante è probabilmente la maggior esperta italiana di simbiosi tra piante e funghi e a partire dalla seconda passeggiata si addentra con sempre maggiori dettagli ed esempi nell’alquanto sconosciuto mondo delle simbiosi micorriziche, quelle che, ricevendo in cambio carbonio ridotto ottenuto attraverso la fotosintesi, non solo forniscono fosfato e altri importanti minerali alla pianta, ma ne migliorano il metabolismo e le difese immunitarie. Associati agli apparati radicali di quasi tutte le piante, i funghi micorrizici sono costituiti da ammassi di ife i quali, nel caso delle ectomicorrize che si instaurano con determinate piante possono produrre corpi fruttiferi macroscopici alcuni nascosti nel sottosuolo come i preziosi tartufi – tra i primi soggetti studiati con successo dall’autrice - altri ben visibili all’esterno come porcini, ammanite e finferli, solo per citarne alcuni.

Naturalmente questi studi vanno ben al di là degli interessi naturalistici o gastronomici. Negli ultimi anni  le ricerche sulle micorrize e sulle reti sotterranee che esse intessono tra le piante scambiando nutrienti e informazioni e che, in analogia con  l’ormai insostituibile World Wide Web che tramite il computer ci connette tutti,  sono state chiamate Wood Wide Web, sono andate sempre crescendo. E questo non solo per l’indubbio fascino del fenomeno, ma anche perché  schiudono la possibilità di utilizzarlo per migliorare le difese delle piante dagli insetti e dalle malattie. Ciò che invece da centinaia di anni l’uomo ha imparato a utilizzare empiricamente in agricoltura è un altro tipo di simbiosi, quella tra i batteri fissatori di azoto e le leguminose, tanto importanti per la nutrizione dell’uomo e  degli animali. Nell’orto botanico non mancano piselli e fagioli e per osservare questa simbiosi durante la penultima passeggiata la professoressa Bonfante ci insegna a estrarre dal terreno una piantina con tutta la radice e a osservare a occhio nudo i rosei noduli che si sono formati su di essa. Al loro interno vivono milioni di batteri che sono in grado di captare l’azoto atmosferico e trasformarlo in ammoniaca, cioè proprio nel composto che gli agricoltori usano per arricchire i terreni da coltivare. Alternare la coltura di leguminose con altre colture come il grano è un sistema pratico ed economico conosciuto fin dall’antichità come sovescio, ma di cui si sono cominciate a comprendere le basi biologiche solo a partire dalla fine dell’Ottocento.

Come spiega molto bene Paola Bonfante, gli studi sulla simbiosi tra batteri e piante e tra piante e funghi hanno fatto moltissimi passi avanti  a partire dagli anni novanta del secolo scorso e proseguono tuttora con grande slancio estendendosi a tutto il microbiota associato alle piante - protisti, batteri, virus e funghi - grazie anche alle tecniche di sequenziamento genico. E questo perché, analogamente al microbiota umano che tanto interesse sta suscitando in questi ultimi anni, anche quello delle piante ha influenze sia positive sia negative: contribuisce alla loro crescita e alle difese dai patogeni, ma può renderle suscettibili  alle malattie e agli stress ambientali. Ecco perché conoscerlo e studiarlo può dare un importantissimo contributo non solo verso un’agricoltura sempre più produttiva e sostenibile in quanto meno bisognosa di concimi chimici e antiparassitari ma, conclude l’autrice, anche verso un ambiente più salubre per l’umanità intera. Questa è la promettente sfida che biologi, agronomi e moderni agricoltori hanno davanti.

 


Paola Bonfante
UNA PIANTA NON E’ UN’ISOLA. Alla scoperta di un mondo invisibile
il Mulino 2021, pp. 216, euro 15