Yaprak Oz, Il fiore di Farahnaz

Antonietta Antelli e Liliana Moro


Le Edizioni Le Assassine sono una casa editrice giovane che ha il pregio di pubblicare opere scritte da donne in cui tutti ruoli tipici della detection sono svolti prevalentemente da figure femminili.


Chi l’avrebbe mai detto che le Desperate Housewives non fossero solo un fenomeno dell’Occidente contemporaneo? E infatti in questo libro ci troviamo catapultati in una Wisteria Lane turca alla fine degli anni ‘70, come nella serie tv, il delitto è l’hobby più apprezzato tra le casalinghe sempre molto impegnate a scegliere tra un cocktail e un tè.

La Turchia che ci viene raccontata assomiglia molto alla nostra società coeva, perché siamo molto prima del 2000 anno in cui, sotto la guida di Erdogan, si assiste ad un ritorno massiccio dell’Islam nella vita politica e ad un conseguente ripristino del ruolo subalterno delle donne.

Il racconto viene introdotto come se si trattasse del lascito di una nonna a una nipote, ancora due donne, come tra donne è giocata tutta la vicenda.

Siamo a Zonguldak, cittadina mineraria sul Mar Nero, e Yildiz Alatan, casalinga per vocazione, quando si annoia cuce abiti per le vicine di casa. Stento a chiamarle amiche perché nonostante il villaggio riservato alle élite faccia di tutto per apparire idilliaco, le invidie, la maldicenza, le gelosie e il sospetto si insinuano ovunque.

Yildiz è ovviamente appassionata di romanzi gialli e la vita scorre tranquilla in una Turchia che risulta molto più emancipata rispetto ai movimenti integralisti che oggi sembrano prevalere.

Le donne vanno all’università, fumano in pubblico e tutti quanti bevono alcolici allegramente.

La vita di famiglia e le relazioni sociali della piccola enclave privilegiata sembrano assorbire completamente gli interessi della protagonista, quando l’arrivo di una giovane coppia nel villaggio smuove l’atmosfera anche perché la moglie è la bellissima Nazan che attira subito le attenzioni di tutti i mariti. A questo punto gelosia, rivalità e pettegolezzo sono ingredienti classici perché gli avvenimenti sfocino in tragedia di cui le indagini ufficiali non trovano soluzione, quella che verrà ovviamente trovata dalla coraggiosa sarta-investigatrice.


Yaprak Oz, l'autrice, nota e affermata in Turchia per una significativa produzione di gialli e anche di poesie, non mostra uno stile particolarmente raffinato, ma ha in questo romanzo costruito una accorta struttura narrativa: una voce narrante che trova un manoscritto (anch'esso narrato in prima persona), le vicende così si allontanano, collocandosi in un passato lontano e in un villaggio di cui sono descritte le rovine nelle ultime pagine.

Due parole sulla forma leggera e spiritosa con cui viene cucito -è il caso di dirlo- questo giallo.

I capitoli hanno intestazioni come “Blusa in organza bianca con colletto alla coreana, petto e polsini con jabot” ovvero la descrizione dei capi di abbigliamento che la protagonista sta cucendo durante le vicende narrate e che ci danno una visione della moda del tempo.

Come pure le descrizioni degli arredi delle case “con poltrone in plastica rossa che sembravano uscite da una navicella spaziale” ci calano in quegli anni in cui anche le nostre case erano arredate così.

Anche se adesso ci chiediamo come facessero allora a vivere in certi ambienti abbigliate con certe camicie, fa piacere rivivere quelle atmosfere vintage rese più dolci dai nostri ricordi.



 

YAPRAK OZ Il fiore di Farahnaz
Editrice Le assassine, Ed. it. 2023, p. 335 - 20 euro



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