di Evelina
Colavita |
Questa relazione si basa sulle mie impressioni personali e sulle dichiarazioni della dottoressa Sima Samar, ministro per gli affari femminili del governo transitorio afgano.
Il
ricco quartiere residenziale di Wazir Akhbar Khan ospita gli uffici
delle agenzie ONU, delle 250 ONG, le ambasciate e le residenze di ministri
e signori della guerra. Questo quartiere non mostra segni di guerra. Ci
sono i vetri alle finestre e ad ogni angolo ci sono negozietti che vendono
generi alimentari e quant’altro possa servire ad una vita agiata per gli
standard di Kabul. Operai stuccano le crepe degli edifici e gli affitti
sono alle stelle. Ovunque a Kabul c’è musica e ci sono immagini. Poche sono le gigantografie di Ahmad Shah Massud rimaste. Erano state stampate e distribuite dall’Iran. La gente lavora, aggiusta le case, posa vetri alle finestre ed è di buon umore. A Kabul ho vissuto in casa della dottoressa Sima Samar. Due case più in là abita il famoso signore della guerra tadjiko Sayaf con le sue milizie che si sono sistemate sulla strada in una baracca di legno e vietano alle macchine di fermarsi nelle vicinanze della casa del loro padrone.
Personalmente non portavo il burqa, Sima non me lo avrebbe permesso. Nonostante portassi il velo e la giacca mi copriva fino a metà coscia mi sentivo a disagio e avrei preferito nascondermi sotto il burqa (l’amico delle donne afghane). Soprattutto in luoghi con molti uomini mi sentivo mezza nuda. A
differenza di Quetta nel 2001, a Kabul non sono gli altoparlanti a chiamare
per la preghiera ma un vero e proprio Azan del muezzin che è molto
più discreto delle prediche che dall’alba al tramonto mi tramortivano
con il loro suono metallico diffuso sopra i tetti da numerosi altoparlanti.
Dall’ambasciata italiana e da alcuni giornalisti ho saputo dei combattimenti
nel sudovest del paese e anche a 150 km da Kabul. Questo non preoccupa
gli afghani, sono abituati alla guerra e notizie di questo genere per
loro non sono un argomento. Nemmeno i grandi elicotteri che al calare
della notte volano sopra la città fanno alzare il loro sguardo
verso il cielo. Ho visitato due scuole per bambine e ragazze Hazara per un totale di quasi 1000 studentesse. Le studentesse e le maestre sono allegre nonostante la precarietà dell’edificio e le classi affollate. Per loro le cose sono veramente cambiate. La situazione nei quartieri Hazara è tranquilla. Qui 60.000 famiglie (più di 600.000 persone) vivono senza elettricità. Alle 22 c’è il coprifuoco in tutta la città. Noi finanziamo una di queste due scuole che ha aperto all’inizio di febbraio 2002. Alcune domande a Sima Samar.
D: Quale è la situazione nel Hazarajat? R: Ora nel Hazarajat ci sono ca. 30 cm di neve, questo non è certamente abbastanza ma è meglio della totale siccità degli ultimi 3 anni. Non c’è cibo per la popolazione e fra pochi giorni i contadini dovrebbero seminare i campi ma non ci sono sementi. Quindi la situazione non migliorerà nemmeno quest’anno. Quale è l’influenza del governo transitorio nel paese? Il paese tuttora è di fatto nelle mani dei signori della guerra e delle loro milizie. Alcuni di loro vivono a Kabul. I ministeri più importanti (interni, esteri e difesa) sono saldamente nelle mani di Jamiat. Con gli altri 4 ministri Hazara ho firmato un accordo. Gli Hazara non imbracceranno più le armi anche se ci sono delle forze che tentano di scatenare una nuova guerra. Quante persone sono rientrate in Afghanistan? Nessuno conosce le cifre esatte perché le persone rientrano di propria iniziativa. Soprattutto le persone con una formazione professionale rientrano per un breve periodo per vedere se esiste la possibilità di rifarsi una vita in Afghanistan. Alcuni afgani sono stati portati dalle ONG, lavorano per le ONG e vengono pagati da loro. Questo, secondo me, non è un rientro vero e proprio. Le ONG impiegano quasi tutto il personale specializzato presente in Afghanistan e gli afgani preferiscono lavorare per le agenzie straniere invece che per il loro governo perché gli stranieri pagano di più. Le persone povere e le famiglie non rientrano ora, durante l’inverno, aspetteranno che faccia un po’ più caldo. D’altra parte il paese non ha le risorse per riaccogliere milioni di persone subito. Le risorse che intendo, non è solo il cibo, ma anche gli alloggi che mancano e gli affitti alle stelle.
Da 17 anni non vivevo più a Kabul. Chiaramente ero felice di poter rientrare nel mio paese. Vedere la distruzione delle cose e delle persone e di quello che le persone portano dentro mi ha resa triste. Cosa mi dici del burqa? Il
burqa è solo un segno, un segno di oppressione. Nel momento in
cui le donne si sentiranno al sicuro e avranno fiducia nella situazione
si toglieranno il burqa. Sì
ho paura per il futuro dell’Afghanistan. Se la comunità internazionale
non ci aiuta a costituire un esercito e una forza di polizia nazionale,
le milizie dei signori della guerra e i fondamentalisti si impadroniranno
nuovamente del paese. L’ISAF dovrebbe assolutamente rimanere fino a quando
saranno costituite le forze nazionali. Spero che il mondo non si dimentichi
nuovamente dell’Afghanistan. Raccontami del tuo ministero e delle organizzazioni femminili.
Ogni fazione, ogni signore della guerra, ogni personaggio in vista come
per esempio Rabbani hanno fondato e finanziano una propria organizzazione
femminile secondo il motto "divide et impera". Ho il sospetto
che alcune organizzazioni femminili siano sponsorizzate da altre nazioni
come per esempio l’Iran. Valuta: L’afghani viene stampato in Russia. In circolazione sono quasi esclusivamente banconote da 10.000 afghani. 1 USD = 34.000 – 37.000 afghani. I progetti finanziati o supportati da OMID Onlus Ho
visitato la scuola femminile di Dasht i Barchi frequentata attualmente
da 327 bambine. Negli
uffici di Shuhada c’è anche un corso di inglese e computer per
40 giovani donne che con entusiasmo si preparano per il loro futuro.
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