Lucia Valcepina, Il paradosso dell'ossigeno

Liliana Moro


Vai alla presentazione con Lucia Valcepina in Andar Leggendo - 25 gennaio 2023

 

 

Un libro semplice, a prima vista, con una trama essenziale: un dialogo tra madre e figlia, anzi tra figlia e madre, dato che l'io narrante è quello della figlia.

Una scena semplice, fin troppo usuale in Lombardia: un treno fermo per un guasto, in galleria. Così intrappolate le due donne si parlano e progressivamente si svelano. Come mai si svelano? Tra madre e figlia non ci dovrebbe essere una sicura conoscenza, familiarità, anzi intimità?

Ecco che la vicenda, semplice a prima vista, si rivela densa, complessa, articolata. In effetti i rapporti madre/figlia, se si va oltre la banalità della descrizione corrente, sono quanto mai intricati, contraddittori, fitti di intrecci, un miscuglio di attrazione e repulsione, amore assoluto e desiderio di fuga.

“Dovrei tornare bambina per ritrovare la sensazione di un linguaggio comune e di un momento condiviso con mia madre”

 

Ogni madre e ogni figlia vivono una situazione paradossale, appunto come indica il titolo del libro : il paradosso dell'ossigeno. La metafora è efficace: senza ossigeno non c'è vita, ma l'ossigenazione brucia, l'ossigeno può essere pericoloso, pericolosissimo.

Così la situazione narrativa si complica, il dialogo si anima di ricordi e, mentre il tempo rimane sospeso nell'attesa della ripresa del viaggio, lo spazio si allarga: Roma, Firenze, Milano, il Belgio, Lisbona sono solo alcuni dei luoghi evocati, mentre Sondrio, la città da cui provengono le nostre viaggiatrici, è suggerita ma mai nominata.

Nel contempo la narrazione introduce una serie di elementi che sviluppano la relazione tra le due donne e pongono una serie di problemi ponderosi: il distacco, l'autonomia delle scelte della madre e anche della figlia, l'adolescenza, il '68, il legame delle vite singole con la storia collettiva e, con particolare rilevanza, la passione per l'arte: musica, pittura, e soprattutto teatro.

Il teatro come fattore di vita ma anche di malattia, di morte: un altro paradosso

“il talento è un ingrediente pericoloso, se non lo sai dosare può diventare tossico”

ma anche

“il teatro riflette costantemente sulle radici universali della singolarità”

 

In realtà questo romanzo potrebbe essere un copione teatrale, un copione che mette in scena una azione fortissima, pur nella quasi assenza di movimento: il cambiamento nei rapporti. L'estraneità, la paura si fa compassione e vicinanza, per la rottura del silenzio che aveva congelato gli affetti, ma anche per la comunanza del destino di madre. Se ogni donna è figlia non tutte sono madri, ma il diventarlo può permettere di comprendere meglio la propria madre e la propria figlia.

Così l'incertezza, la precarietà, il disagio iniziale si sciolgono in una accettazione della realtà.

Il che non è poco, come messaggio che ci viene da un'autrice giovane.

Piccola nota: la sorpresa di trovare citata la Lud, la Libera Università delle Donne, come fonte di informazione, luogo di ricerca sulla storia delle donne. Un bel rimando, di cui ringrazio Lucia Valcepina.


 


Lucia Valcepina, Il paradosso dell'ossigeno,
Dominioni editore, 2022, pag. 95, €13

 

 

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