COMUNICATO STAMPA

ASSOCIAZIONE NONDASOLA
CASA DELLE DONNE DI REGGIO EMILIA
 

 
Jeanne Hebuterne

 


Questa è l’ennesima cronaca di una morte annunciata, eppure la donna non era sola, non era rimasta in silenzio, aveva trovato il coraggio di denunciare le violenze subite da anni.

L’estrema pericolosità del marito non aveva fermato Vjosa che, volendo uscire da questa spirale di violenza, ha iniziato un percorso presso la Casa delle donne, gestita dall’Associazione Nondasola.

L’Associazione Nondasola aveva formalmente segnalato con una denuncia il 30 gennaio 2007 a tutte le Forze dell’Ordine comportamenti violenti e vessatori esercitati dall’assassino, anche nei confronti di donne ospiti, di operatrici e volontarie della Casa.

Nel nostro paese non esistono misure che assicurino tutela alle donne che trovano il coraggio di denunciare, viene sottovalutata la gravità della violenza in famiglia ed enfatizzata quella su strada. Continuiamo da anni a ripetere che è la famiglia il luogo più pericoloso in cui le donne subiscono violenze di ogni tipo fino a perdere la vita. Oggi è stata annientata una donna ed è una sconfitta atroce, ma è una sconfitta che riguarda tutti: singole persone, istituzioni e società civile.

Occorre davvero che non si continui a minimizzare la violenza, che tutti noi, donne e uomini, ce ne facciamo carico e pretendiamo che vengano intraprese azioni concrete che garantiscano sicurezza e protezione alle donne, che con determinazione affrontano tutti i rischi legati alla scelta di uscire dalla violenza. Pretendiamo misure anche penali che mettano in condizione gli uomini violenti di non nuocere. Il femminicidio deve finire.

Reggio Emilia, 17 Ottobre 2007


Una fiaccolata ha ricordato la sera del 19 ottobre a Reggio Emilia Vjosa Demcolli, 37 anni, la moglie dell'albanese Clirim Fejzo ferita a morte dal marito in tribunale durante l'udienza di separazione, e morta in ospedale dopo poche ore.
Nella sparatoria Fejzo aveva ucciso anche il cognato, e ferito un poliziotto e l'avvocata della moglie, Giovanna Fava, dirigente del centro antiviolenza, prima di venire a sua volta ucciso da un altro poliziotto. C'e' massimo riserbo sulla sorte delle due figlie della coppia, che erano presenti alla tragedia.
Alla fiaccolata, promossa dalla Casa delle Donne - Nondasola, hanno partecipato oltre mille persone:

La cronaca della Gazzetta di Reggio
 

Lettera dell'avvocata Giovanna Fava

Care amiche,

è impossibile per me rispondere singolarmente alle tante manifestazioni di solidarietà, affetto, stima, che ho ricevuto in questi giorni.
Lo faccio con voi coralmente, utilizzando questo prezioso strumento che ci siamo date.
Desidero innanzitutto dirvi che essere parte della “Rete” mi ha fatta sentire più forte, e che anche nei momenti più brutti di questa vicenda avevo con me la vostra presenza: non sono mai stata sola.

Certo è che il livello di scontro è stato alzato: l’assassino non ha voluto colpire “solo” la moglie  ma  ancor prima di lei e a bruciapelo la sua avvocata, colpevole di non avere fatto nulla per farla tornare a casa, colpevole di sostenerla nella sua scelta separativa, colpevole degli atti (denunce, ricorso per separazione, ricorso al TM) depositati nei suoi confronti.
L’assassino ha voluto colpire nel luogo simbolo dell’amministrazione della giustizia, il Tribunale, in sfregio alla legge e al diritto costituzionale alla difesa. L’unico luogo dove ci sentivamo sicure.
Come sapete sono viva per una questione di centimetri, chi crede dice per miracolo o per volere divino, i fatalisti perché non era la mia ora. A me piace pensare che sia la nostra forza, e la forza delle tante donne che abbiamo aiutato, che ha fatto sì che io mi girassi deviando la pallottola nell’unico punto dove non poteva fare particolari danni.

Fisicamente sto bene e ho un forte desiderio di ritornare a normalità, ma l’essere “sopravvissuta” mentre Vjosa è morta, mi fa sentire privilegiata, rende deboli i confini tra parte e rappresentanza processuale, tra professione e militanza.
Servirà tempo per elaborare l’accaduto, formulare pensieri nuovi, ridefinire strategie e confini. Lo faremo ancora una volta insieme.

Mi unisco al vostro forte abbraccio

 

Il blog del Server Donne su questa violenza

 

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