Rebecca Cann

di Liliana Moro



Rebecca Cann è genetista e antropologa e ha ricostruito un albero evolutivo che rivela come vi sia un'antenata comune per l’intera popolazione umana. Questa antenata è di origine africana, perciò si parla di Eva africana. La sua teoria, formulata alla fine degli anni ’80, è oggi universalmente accettata.

Rebecca Cann, nata nel 1951 in Iowa USA, ha conseguito a Berkeley sia la laurea in genetica sia il dottorato in antropologia e ha svolto attività di ricerca all’Università della California, San Francisco. Attualmente ricopre la cattedra di genetica e biologia molecolare alla John A. Bums School of Medicine presso l’Università delle Hawaii a Manoa.

Rebecca Cann cambiò definitivamente il metodo di ricerca fino a quel momento utilizzato in paleontologia. Con i suoi colleghi dell'Università di Berkeley, Allan Wilson e Mark Stoneking, infatti, lavorò sul DNA mitocondriale.

Il DNA mitocondriale viene trasmesso dalla madre alla prole e in questo passaggio non viene praticamente modificato: ciò lo rende altamente informativo rispetto a eventi evolutivi relativamente recenti, come l’origine della specie umana.

In un articolo pubblicato nel 1992 da Scientific American, Rebecca Cann e Allan Wilson dimostrarono che una donna africana vissuta al massimo 200.000 anni fa è il nostro antenato comune. Questa “Eva mitocondriale”, com’è spesso chiamata, visse in una regione delimitata dell’Africa orientale, e fece parte di una popolazione numericamente assai limitata, di circa un migliaio di individui.

Studi successivi hanno provato che questa popolazione originaria colonizzò i cinque continenti, con un’espansione straordinariamente rapida, dando origine, con il passare del tempo, alle diverse popolazioni locali (teoria dell’Eva africana). La pubblicazione dei dati sul DNA mitocondriale da parte del gruppo di Rebecca Cann ha segnato tutti gli studi antropologici successivi confermando la falsificazione del concetto di “razza”, per nulla riconoscibile nel DNA della nostra specie.

A conferma di quanto i dati scientifici non entrano nel pensiero comune, a più di vent'anni dalla quella scoperta il termine "razza" continua ad essere usato anche da persone scolarizzate, che lavorano nei massmedia e formano le opinioni del pubblico.

 

La biografia è tratta da
Sara Sesti e Liliana Moro "Scienziate nel tempo. 100 biografie"
Ledizioni, 2018



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