Quante ricerche per un esserino di 50 cm!

Valeria Fieramonte


Ovvio che per un esserino lungo 50 cm. ( coda compresa) e del peso di 200 grammi - un fossile di neonato del genere dei dinosauri, nome scientifico Scipionyx Samniticus, vissuto per pochissimi giorni 110 milioni di anni fa, nel Sannio appunto, (ora Campania, provincia di Benevento)- l'autopsia sia durata quasi trenta anni, e non sia neppure ancora finita!
Lo scipionys è stato poi soprannominato familiarmente - dai giornalisti italiani - Ciro e con tale nome è ora noto alle cronache.

E' il primo dinosauro scoperto in Italia, nel 1980. Ma per il riconoscimento ufficiale da parte della comunità scientifica ci sono voluti 18 anni. Solo nel 1998, infatti, la prestigiosa rivista Nature gli ha dedicato la copertina. Come mai tanto onore per un dinosauro così piccolo?

Per il suo eccezionale stato di conservazione: ben protetto in una pappa primordiale priva di ossigeno, intrappolato in fanghi calcarei sul fondo del mare di Pietraroja, il neonato ai suoi primi giorni di vita ha ancora tracce persino dei suoi organi interni, come il fegato, l'intestino e vari tessuti molli. Tanto che è stato  possibile capire che cosa aveva mangiato e persino l'ordine in cui furono ingeriti pezzetti di lucertola e piccoli pesci, prima di essere travolto, si pensa, da un violento uragano. Cibi molto probabilmente offertigli dai solleciti genitori, la stazza completa dei quali non superava i due metri e mezzo, coda compresa.

L'area di Pietraroja era nota già dal 1789 come molto interessante per la presenza di centinaia di fossili in ottimo stato di conservazione. Ma a Benevento nell'80 avevano deciso di costruirci sopra una discarica. E' stato così che un paleontologo dilettante all'epoca quasi trentenne, (era il novembre dell'80 , poco prima del terremoto in Irpinia), con l'aiuto di moglie e figli piccoli e combattendo in pratica contro le ruspe,  è riuscito a salvare il fossile di Ciro, a cui una ruspa aveva peraltro già rotto un pezzo di coda e delle zampette posteriori.

Come ringraziamento per l'importantissima scoperta, Giovanni Todesco, - così si chiama il paleontologo dilettante (il 70% delle scoperte di fossili si deve ad appassionati come lui), si è beccato una denuncia penale con processo in quel di Benevento per 'blocco di rullo compressore' (l'impresa di scavi stava asfaltando la strada).
Per fortuna poi la denuncia è stata ritirata, e due anni dopo i lavori dell'area sono stati bloccati e ora è stata messa sotto vincolo ( meglio tardi che mai, promette di essere una vera miniera di scoperte).

Il piccolo Ciro,  che aveva ancora la 'fontanella', proprio come i neonati degli  umani, è stato studiato in lungo e in largo con le più moderne tecniche innovative, fotografia a luce UV, microscopia elettronica a scansione, tanto da poterne studiare, 110 milioni di anni dopo! persino i vasi sanguigni e i capillari, nonché i batteri contenuti nell'intestino. La mole di dati raccolta su quella lontana epoca del cretaceo è impressionante ed ha riempito un volume di 300 pagine, edito dal Museo di storia naturale di Milano e dalla Società di scienze naturali.
Autori, questa volta, due paleontologi professionisti, Cristiano Dal Sasso  e Simone Maganuco.

Il titolo del volume è 'Scipionyx samniticus (theropoda: compsognathidae) from the lower cretaceous of Italy'.
In inglese, naturalmente. Contiene anche splendide foto e varie mappe del corpo del minuscolo carnivoro bipede, consegnato all'eternità da una provvida natura.
Carta d'identità: Scipionyx samniticus, dal latino scipio e dal greco onyx (artiglio), dedicato a Scipione Breislak, il geologo che nel 1798 descrisse per primo i fossili di Pietraroja. Soprannominato Ciro da una comunità di giornalisti invero alquanto goliardica, ed emerso dal mare di Tetide, dove era inabissato 110 milioni di anni fa.   

 

21-06-2011

 

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