TINA MODOTTI Donne, Messico e Libertà

Valeria Fieramonte

Un’importante mostra ora al Mudec racconta l’arte di questa grande fotografa.


 

Una vita integra, avventurosa e breve, libera, sfortunata e tragica: amata e stimata da moltissimi. Oggi le sue foto raggiungono quotazioni da capogiro: un suo scatto del 1926, ‘Prospettiva con cavi telefonici’ è stato battuto all’asta a New York per la notevole cifra di 692mila dollari ( nel 2019).

Ma all’epoca in cui visse, e per seguire il padre si trasferì a S. Francisco nel 1913, a 17 anni, proveniente dalla città natale di Udine, fu quasi sempre poverissima.

Nel 1918, a 22 anni, la ritroviamo a Los Angeles, dove segue Robo de l’Abrie Richey, un pittore bohemien con il quale ( entrambi erano giovani, belli e appassionati d’arte) è al centro di un importante circolo di artisti e intellettuali il cui elemento di punta è Ricardo Gomez Robelo.

Quando Robelo decide di tornare in Messico, dove è stato nominato direttore dell’Accademia di belle Arti, i due decidono di seguirlo.

Tina resterà sola presto: perché Robo morirà per un fulminante attacco di vaiolo non molto dopo il loro arrivo, a soli 31 anni. E’ per Tina il primo lancinante dolore, acuito dalla morte, a pochi mesi di distanza, anche dell’amato padre.

Il Messico dei primi anni ‘20 vive un periodo di straordinaria vivacità creativa: Orozco, Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, e Xavier Guerrero inaugurano la stagione dei grandi murales dedicati al popolo. Rivera ha studiato a Parigi, è amico di Picasso, è un pittore potente e generoso diventato subito una celebrità. E ancora di più dopo il suo sodalizio, affettivo e artistico, con Frida Kalho.

I suoi murales, rigidamente ora protetti sotto teche di vetro e in interni ben ventilati, sono ancora oggi l’orgoglio del popolo messicano.

In questo periodo Tina lavora come fotografa al fianco di Edward Weston, di cui diventa per un periodo l’amante, è ben inserita in questa straordinaria comunità intellettuale e si afferma con un suo stile originale, mentre posa anche per Diego Rivera che la ritrae in diversi murales.

E’ forse il momento migliore della vita di Tina, acquista sicurezza, fa alcune mostre assieme a Weston.

Nel 1926 tuttavia i due si separano: Weston, che peraltro è sposato con un’altra donna da cui ha avuto 4 figli, non condivide la radicalizzazione politica di Tina, e, pur stimandola molto, neanche il suo spirito libero e indipendente: Tina si iscrive al Partito Comunista, protesta per Sacco e Vanzetti, si batte per l’emancipazione femminile, conosce la Kollontaj ( all’epoca ministro plenipotenziario dell’URSS), e anche Concha Michel, con la quale partecipa a un progetto di ‘Scuola di agricoltura’.

E’ libera e profondamente sola, ‘attenzionata’ come si direbbe oggi, dai servizi della destra messicana, che forse avrebbero tollerato, pur contrari e con molti scandali, la sua libertà femminile, ma non certo anche la sua militanza comunista.

E’ comunque questo il periodo in cui Tina scrive un capitolo della storia della fotografia: si esprime con un linguaggio semplice, senza fronzoli, che va all’essenziale, parla di fatica e povertà, di una vita che è anche la sua.

L’incontro con Julio Antonio Mella, rivoluzionario esule cubano, travolge Tina in una passione totale: con lui sperimenta nuove forme di comunicazione legate alla fotografia, e la neonata tecnica dei fotomontaggi. Pubblicano una serie di opere visive sul giornale ‘El machete’, letto allora anche da semplici contadini e popolani.

Ma Julio viene assassinato pochi mesi dopo, mentre cammina al suo fianco nel fresco della sera, dai sicari dell’allora dittatore di Cuba Gerardo Machado. I mandanti e gli esecutori non verranno mai puniti, peggio, dopo l’assassinio i giornali della destra messicana scatenarono una campagna diffamatoria contro Tina, incolpandola addirittura di connivenza, cosa che le rese la sofferenza ancora più insopportabile.

Poco dopo Tina viene anche accusata falsamente di aver partecipato a un attentato contro il capo dello stato e espulsa dal Messico. Al governo era allora Ortiz Rubio, brutale e corrottissimo. Anche il giornale ‘El machete’ venne chiuso, ma continuò a uscire clandestinamente.

Viene imbarcata sul piroscafo olandese Edam, - su cui riincontrerà Vittorio Vidali - diretta a Rotterdam e poi a Berlino, e in seguito lo raggiunge a Mosca, dove il suo impegno politico si approfondisce. Da allora si può dire che si dedicherà soprattutto alla militanza politica, divenuta prioritaria dopo l’assassinio di Mella , e al Soccorso Rosso Internazionale. Partecipa alla guerra civile spagnola a fianco di Vidali, il mitico comandante Carlos, forse l’uomo, diciamo così, più robusto amato da Tina, e che la ricambierà nonostante il suo successo con le donne non lo rendesse un faro di fedeltà. Durante la guerra civile Tina si adoperò senza risparmio, in particolare nel soccorso ai bambini rimasti orfani e in seguito, dopo la tragica fine della Repubblica, nel soccorso della marea di profughi in fuga verso la Francia.


Con Vidali si rifugia infine di nuovo in Messico, dove il presidente Lazaro Cardenas accoglie gli esuli spagnoli in arrivo a migliaia e annulla il decreto di espulsione che l’aveva colpita. Ma ormai Tina è stanca e la sua fibra logorata dalla fatica e dai molti dolori. Lavora come traduttrice ( conosce inglese, tedesco, spagnolo e russo), collabora alla associazione che riunisce gli esuli italiani, e in una notte del gennaio 1942 muore di infarto sul taxi che la riporta a casa dopo una cena presso l’architetto Hannes Meyer, già direttore del Bauhaus.

La destra riprende ad attaccare con violenza la sua figura, finché il poeta Pablo Neruda le dedicherà la stupenda poesia ‘ Tina Modotti ha muerto’ che metterà tutti a tacere. E’ seppellita a Città del Messico. E’ sperabile che, dato quello che valgono le sue fotografie, qualcuno si preoccupi almeno di risistemare la sua tomba, sulla quale è scolpita parte della poesia dedicatale da Neruda.

Ora una mostra al Mudec di Via Tortona, curata da Biba Giacchetti, in collaborazione col comitato Tina Modotti di Udine, offre una retrospettiva interessante di questa grande fotografa del Novecento. C’è anche un bel catalogo di sue foto realizzato da 24ore cultura. La mostra durerà fino alla fine di giugno e vale assolutamente la pena di una visita.

 

MUDEC

TINA MODOTTI Donne, Messico e Libertà

Dal 1 maggio al 7 novembre 2021