Se la scuola è più verde il cervello cresce meglio

Valeria Fieramonte


 

Numerosi studi fatti un po' in tutto il mondo dimostrano ormai chiaramente che l'inquinamento dell'aria danneggia le capacità cognitive dei bambini.

Questa è la notizia principale emersa dal convegno mondiale RESPIRAMI che si è tenuto a Milano, a fine gennaio 2017, all'Università Statale, in verità piuttosto poco 'coperto' dalla stampa italiana.

Una ricerca fatta per esempio su 40 scuole di Barcellona, 20 delle quali poste su vie di grande traffico e altre 20 poste in aree verdi, che ha coinvolto oltre 4000 bambini dai 7 ai 10 anni, mostra un ritardo nello sviluppo cerebrale dei bambini di scuole dove si respirano più inquinanti; il ritardo è di circa due mesi ogni anno rispetto ai bimbi più fortunati, e un calo del rendimento scolastico, con maggiore distrazione e ipercinesia, di addirittura il 60%!

La cifra è di per sé impressionante: i test sono stati fatti ogni tre mesi e i risultati incrociati non han lasciato dubbi.

Le polveri sottili del resto non danneggiano solo i bambini, che sono quelli che ne portano le conseguenze più pesanti a causa del loro cervello ancora in via di sviluppo, ma anche gli adulti e gli anziani.

A preoccupare sono soprattutto i PM 2,5, e le nanoparticelle, che penetrano ovunque (e superano anche l'attrezzatissima barriera ematoencefalica) sia attraverso i polmoni sia attraverso naso e bocca: oltre ormai 50 tipi diversi di studi, il più importante dei quali fatto a New York, con uso anche della Risonanza Magnetica, hanno dimostrato modifiche funzionali dell'attività cerebrale in tutti i soggetti esaminati, mentre in quelli che hanno superato i 65 anni si è rilevata una maggiore insorgenza di demenze nelle persone più esposte al traffico.

Sebbene siano in molti a tentare di nascondere anche l'evidenza, ci sono ormai pochi dubbi che sia così: nelle biopsie del cervello di persone morte a causa dell'inquinamento sono state trovate particelle inquinanti genere black carbon di due nanometri. I PM 2,5 - poco studiati in Italia- attraversano i polmoni e si depositano nel cervello dove innescano un meccanismo infiammatorio che porta in seguito a conseguenze gravi.

I satelliti dell'OMS sono in grado di rilevare le aree più inquinate del mondo e quantificano in circa sette milioni le persone morte ogni anno a causa dell'aria cattiva.

Purtroppo quasi nessuno fa il suo dovere, perché il problema è ancora fortemente sottovalutato: a Parigi, città che è impegnata più di altre su questo piano, hanno visto che su 10mila auto in circolazione quasi 6000 non avrebbero dovuto circolare. Ad aggravare le cose, oltre ai ben noti interessi lobbistici, sta il fatto che l'industria dell'auto occupa solo in Francia oltre un milione di persone e che la conversione alle auto elettriche è troppo lenta e ostacolata.

Un altro dato impressionante, per noi che siamo italiani è il fatto che la Fiat è in testa alle classifiche della produzione di auto inquinanti: chi l'avrebbe mai detto?

 

I cinesi presenti al convegno hanno presentato le tabelle più esaurienti (e anche divertenti, con contadini che tentano di vendere l'aria pura in sacchetti e persino scatolette di metallo...)

Anche in Cina come si sa il problema è gravissimo, tanto che ormai nelle città le persone stanno al chiuso per il 90% del loro tempo: tuttavia il 60% delle case si è dotato di depuratori dell'aria e il 40% delle industrie è seguito a ruota. Hanno anche capito che le maschere per uscire sono un forte fattore di stress perché ideate all'origine per motivi militari e dunque stanno cercando di rimediare con qualcosa di più funzionale.

Ma le città più inquinate del mondo sono per la maggior parte in India, e per la precisione nel nord est del continente.

Sarebbe necessario che la UE facesse una legislazione per proteggere le città, (prima di finire come in Cina, se possibile): questo avrebbe un effetto importante sulla salute pubblica, ma per ora nulla si muove. E questo è tanto più grave perché la decisione di alimentare i veicoli a diesel è stata infausta, dato che è il genere di carburante più cancerogeno di tutti; dunque le case automobilistiche dovrebbero sentirsi in dovere di rimediare almeno un po' ai danni che stanno provocando alla salute pubblica. Lo stesso vale per i governi nazionali.

Infine c'è da segnalare un bel libro dal titolo Cambiamo aria! di Pier Mannuccio Mannucci e Margherita Fronte (Baldini e Castoldi) per chi volesse saperne di più.

Tra i molti siti di approfondimento, quello dei cittadini per l'aria ha i dati più interessanti


30/1/17

 

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