Un vaccino sarà efficace contro i tumori?

Valeria Fieramonte



Una struttura di eccellenza per la cura dei tumori si trova a Meldola, tra Forlì e Cesena, nella grassa e tranquilla Romagna.

L'Istituto Scientifico Romagnolo per la cura e lo studio dei tumori (www.irst.emr.it), diretto da Dino Amadori, ha infatti il record italiano del maggior numero di tumori guariti, come certificato anche dal registro tumori della Romagna (ce ne sono in tutto in Italia 43, e sono nati proprio da un'idea di Amadori).

Nato da poco, l'avvio dell'attività dell'IRST è datato 2007, è già tra i primi anche nel campo della ricerca oncologica.

Buoni risultati si sono ottenuti in molti campi:

  • per quanto riguarda le malattie del sangue e lo studio dei linfociti, è stato in particolare scoperto che una sostanza di nome 'pentossifillina', usata finora per impedire la formazione di trombi, è efficace anche nelle leucemie linfatiche croniche;

  • e anche nel campo dei tumori della mammella, per i quali può bastare ormai una semplice analisi del sangue una volta individuato il genoma delle cellule tumorali.

Risultati interessanti si sono ottenuti poi per la cura del melanoma tramite l'uso di un farmaco innovativo (Ipilimumab). Nonché sui tumori del pancreas che sono tra i più perniciosi: in 65 casi la malattia è stata tenuta sotto controllo per oltre 35 mesi (tre volte di più della media).

E' ormai inoltre confermato che la vitamina D ha un effetto protettivo e che la cardioaspirina previene anche i tumori del colon.

 

Per quanto riguarda il reparto di medicina nucleare, di cui è responsabile Federica Matteucci, attraverso l'uso della Pet - una diagnostica per immagini che fa vedere anche i danni metabolici – si è notato che la trasformazione della maggior parte delle cellule in maligne è associata a un elevato consumo di glucosio, per cui si è iniziato a far uso di un tracciante analogo al glucosio con migliori risultati diagnostici.

Per quanto riguarda l'immunoterapia del cancro, dice lo specialista Massimo Guidoboni: “ogni giorno il nostro sistema immunitario elimina almeno 100 cellule tumorali: è dunque molto efficiente. Quando però le cellule tumorali prendono il sopravvento usano questa efficienza a loro vantaggio. Abbiamo allora tentato una strada che sta dando ottimi risultati: le cellule dendritiche, o spazzine, vanno in giro a mangiare tutti i detriti che trovano. Noi prendiamo le cellule dendritiche maleducate dal tumore, le frulliamo e le carichiamo sui dendriti in modo che riconoscano il tumore.

Poi facciamo un vaccino e i pazienti stanno bene: è da 15 anni che sperimentiamo e IL VACCINO SI E' DIMOSTRATO EFFICACE A LUNGO TERMINE. Al punto che dei pazienti con melanoma metastatico sono ancora in vita dopo 8 anni.”

 

L'importanza della BIOTECA

Dato che nel corso della vita un uomo su due e una donna su tre avranno un tumore, - e che spesso questo tumore è di origine ambientale,- si può ben capire l'importanza delle banche dati.

Quanti tipi di tumori ci sono? Circa 230-240, poi differenziati anche in sottocategorie.

L'unico organo non soggetto a tumore pare essere il neurone.

Per questo il team dei ricercatori si è fatto promotore anche dell'allestimento di una banca dati nazionale per le metastasi ossee, ma soprattutto di una 'BIOTECA DI POPOLAZIONE' che conservi i materiali biologici come sangue, tessuti e cellule.

Dice il direttore scientifico Dino Amadori, che ha saputo raccogliere attorno a sé un team di rara bravura: “A Forlì c'era una fabbrica di rayon e gli addetti pulivano le polveri di amianto: se noi avessimo una biobanca di cittadini sani che donassero i propri campioni biologici, ridotti a DNA, nel momento in cui il cittadino ci chiedesse di fare un'indagine la potremmo fare molto bene e trovare eventuali correlazioni in modo inoppugnabile.

Per questo ci siamo fatti promotori della 'Bioteca di popolazione' gestita da una fondazione di cittadini. I volontari donano il loro DNA, tenuto e conservato in banca. Per esempio nel caso dell'esposizione a diossina prodotta dagli inceneritori, si potrebbe vedere e dimostrare se nel corso degli anni c'è un danno al loro genoma.

La nostra esperienza in questo senso è unica al mondo: quella di poter valutare il fattore di rischio ambientale sul genoma. Finora infatti non avevamo un vero strumento scientifico per avere dati sull'alterazione dei geni. Per esempio i dati sull'inquinamento trovati dai cittadini sono molto diversi da quelli ufficiali della Regione... Abbiamo ostacoli di ogni tipo, ma l'esperienza mi ha insegnato che se c'è un accordo forte tra una popolazione omogenea non c'è ostacolo che non si possa superare”.

Infine qualche dato sul sistema sanitario nazionale

 

La spesa sanitaria pro-capite in Italia al 2011 era di 1.534 euro a testa, mentre nel Regno Unito di 2.449, in Francia di 2.644 e in Germania di 2.847.

Nonostante questo i nuclei familiari di anziani sopra i 65 anni sono in Italia del 15,2%, in Inghilterra e Francia del 14% e in Germania del 13,3%.

Non parrebbe dunque esserci una correlazione troppo immediata tra spesa sanitaria e salute, e neanche tra educazione e salute dato che gli Italiani risultano i più ignoranti tra i quattro paesi presi in considerazione, almeno per quanto riguarda il conseguimento di un titolo di studio...


3-11-2015

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