Jasminelle: breve storia della "pillola"

di Effe Vi


Angelica Kauffmann

Quando la Shering introdusse sul mercato  europeo il primo contraccettivo orale – nell’ormai lontano 1961 – si trattò in qualche modo di un fatto epocale:  per la prima volta il controllo delle nascite passava in mani femminili, anche se i primi dosaggi erano così elevati da causare numerosi effetti collaterali.
Per di più, almeno nel nostro paese, il divieto di usare qualsiasi genere di  contraccettivo fu eliminato solo nel 1971, quando la Corte Costituzionale, prendendo atto del mutamento dei tempi, si decise finalmente ad abrogare l’articolo 533 del codice penale.
In Italia i primi dieci anni della pillola furono dunque, almeno ufficialmente, anni di clandestinità.

Con la pillola, non solo il controllo delle nascite passava in mani femminili, ponendo fine alla millenaria dipendenza delle donne dal capriccio o inesperienza maschile – ma si riconosceva per la prima volta al ‘secondo sesso’ il diritto ad una maternità consapevole.
Si può dire però  che il problema del controllo delle nascite fosse millenario, e non datasse certo dalla seconda metà del novecento.
Già 400 anni prima di Cristo il medico greco Ippocrate aveva studiato un contraccettivo orale a base di semi di ortica e foglie di croco e alloro, non si sa con quali risultati.
Il desiderio di avere figli con senso di responsabilità e consapevolezza, senza essere solo vittime del caso, è dunque molto antico, e non appartiene solo al genere femminile.

Anche in epoca romana si ha notizia di cappucci fatti con l’intestino di animali e con la pelle dei pesci usati come profilattico.
Con l’avvento del cristianesimo la procreazione divenne un imperativo religioso e fu a lungo boicottato e ignorato ogni genere di mezzo di controllo delle nascite.

Solo sul finire del 1600 si ricominciò a parlare ufficialmente di contraccezione. E già nel 1770 ci fu anche chi, come l’economista Malthus, iniziò a denunciare i pericoli legati alla sovrappopolazione.
Può sembrare strano dunque che un vero e proprio concetto di controllo delle nascite come forma di consapevolezza di massa sia molto recente, risalga cioè solo al secolo scorso.

Fu nel 1900 infatti che iniziarono quegli studi medico scientifici che portarono, tra il 1929 e il 1934, a isolare per la prima volta gli ormoni sessuali estrogeno e progesterone.
La vera svolta avvenne però nel 1950: Margaret Sanger – una femminista americana che da tempo si batteva per il diritto al controllo delle nascite – riuscì a raccogliere 50 mila dollari per finanziare le ricerche del biochimico Gregory Pincus.
Fu così che nacque ufficialmente la ‘pillola’. Da subito così famosa e discussa da diventare appunto la ‘pillola’ per antonomasia.

Che cosa è cambiato da allora?
Che nel corso del tempo si è cercato di migliorare la qualità del prodotto a vantaggio del benessere femminile.
Di recente la Shering, da sempre leader nel settore, ( e ora nota come Bayer Shering Pharma grazie alla fusione di tre delle principali aziende farmaceutiche europee) - ha presentato Jasminelle, una nuova pillola che contiene un tipo particolare di progestinico – il drospirenone – in grado di eliminare alcuni tipici effetti collaterali ( pesantezza, gonfiore, ritenzione idrica, edema agli arti inferiori) e che è efficace a dosaggi più bassi di quelli usati alcuni decenni fa, per esempio il dosaggio di estradiolo è abbassato da 30 a 20 milligrammi.
Gli esperti assicurano che questa volta gli effetti collaterali sono addirittura positivi: riduzione di acne, seborrea e pelle grassa e, soprattutto, attenuazione o scomparsa della tanto noiosa sindrome premestruale.
Sarà vero? E’ probabile di sì. Non resta che attendere per sapere che cosa ne pensano le donne che ne faranno uso.

Alcuni dati
      

Nel 2004 le donne italiane hanno avuto in media 1,26 figli, mentre le straniere immigrate più del doppio, cioè 2,61 figli per donna.

L’età media delle madri è passata dai 25,7 anni del 1061 ai 28,1 anno nel 2001.
Nel 2005 l’età media è stata di 30,1 anni, con punte superiori ai 31 nel centro nord dell’Italia.

Gli aborti spontanei sono in aumento, forse come conseguenza dell’aumento dell’età media delle partorienti o dello stress complessivo della vita quotidiana: da 56.157 nel 1982 sono passati a 71.458 nel 2003.

Sono invece molto in diminuzione gli aborti volontari: da 234.801 nel 1982 a 136.715 nel 2004, con un riduzione del 41,8%, ovvero quasi della metà. ( E di questa metà va considerato che ad abortire sono prevalentemente le donne straniere non abituate al controllo delle nascite in altro modo).

E’ strano che la maggior parte dei giornali abbia quasi ignorato questi dati, preferendo invece focalizzare l’attenzione sul presunto comportamento sessuale delle donne italiane, quasi che ancora nella mentalità prevalente non ci fosse la distinzione tra piacere sessuale e procreazione.

Un primitivismo che comunque non impedisce alla maggior parte delle donne italiane di dichiararsi soddisfatte della propria sessualità.
Nella Comunità Europea la percentuale di donne che fa uso della pillola pare ammontare a circa il 35% della popolazione femminile in età considerata procreativa. ( dai 15 ai 49 anni).

In tutto il mondo le donne che fanno uso della pillola sono 6 milioni, dunque molto poche. Questo spiega anche perché il 50% delle gravidanze sia ancora indesiderato.

 
 

   15 -2- 07