trad. Maria G. Di Rienzo
Compiva gli anni il 19 agosto, il giorno della sua morte è stato il 12 marzo. Non possiamo permettere anche a questo crimine di cadere nell’oblio. Quando è emerso sui giornali che i soldati americani avevano molestato, terrorizzato e infine effettuato uno stupro di gruppo su una donna irachena, gli Usa hanno tentato di minimizzare quest’ultima atrocità commessa dalle nostre truppe: dicendo che la vittima aveva 25 anni, o addirittura 50, come se uno stupro seguito da omicidio fosse meno orribile quando la vittima è una donna adulta. Ora le udienze preliminari sono terminate a Camp Liberty, una base americana in Iraq (le truppe statunitensi non sono soggette al processo penale iracheno). In settembre, un generale deciderà se gli accusati dovranno comparire di fronte alla corte marziale. La difesa ha già addotto come prova a discarico il “disordine da stress post traumatico”: nei quattro mesi precedenti il crimine 17 membri del battaglione degli accusati erano stati uccisi, la loro compagnia, “Bravo”, aveva riportato 8 morti in combattimento. Ma anche se gli Usa omettono di fornire
l’identità della vittima, gli investigatori conoscono il suo nome: Abeer
Qassim Hamza al-Janabi. Questi dettagli vengono dalla
testimonianza giurata del soldato James P. Barker, uno degli accusati
assieme al sergente Paul Cortez, al soldato scelto Jesse Spielman, ed al
soldato scelto Bryan Howard; un quinto, il sergente Anthony Yribe, è
accusato di non aver riportato l’accaduto, ma non di avervi partecipato.
E insomma chi è la mela marcia? Un bravo ragazzo di Midland, Texas. “Se volete capirmi,” dice sempre il presidente Bush, “dovete capire Midland.” Steven Green la capisce, Midland; era casa sua fino a quando i suoi genitori divorziarono e sua madre si risposò quando lui aveva otto anni, ed era già perennemente nei guai a scuola. Non finì le superiori, e si arruolò nel 2005. Si immerse nella “polla battesimale” a Fort Benning, in Georgia, diventando un “rinato” mentre gli si insegnava ad uccidere legalmente ed a morire eroicamente. Aveva 19 anni e tre convinzioni: combattere, avere accesso all’alcool, avere accesso alle droghe. Una volta, l’esercito lo avrebbe rifiutato. Ma lui si arruolò nel momento in cui l’esercito, disperato per la scarsezza di nuovi arrivi, cominciò ad aumentare, di circa la metà, il grado in cui permette ciò che chiama “moralità differita” ai potenziali soldati. Secondo i dati del Pentagono, i “differiti” nel 2001 erano 7.640, e sono saliti ad 11.018 nel 2005. La “moralità differita” permette il reclutamento di persone con precedenti penali, problemi emotivi e debole retroterra educativo, a cui insegnare ad usare mitragliatori e lanciarazzi. Dopo di che, se sopravvivono, saranno chiamati eroi e reintegrati nella società. L’esercito Usa è oggi una forza mercenaria. In aggiunta alle milizie affittate ed ai “contractors” indipendenti, abbiamo un distaccamento specifico, quello dei poveri. Questo spiega perché l’esercito è così sproporzionatamente compreso di gente di colore in cerca di istruzione, accesso alla salute ed alla casa. Ma l’esercito dà loro altro: adolescenti maschi, al loro risveglio ormonale, vengono addestrati a confondere il proprio corpo con le armi e a rilasciare le loro energie in questo modo.
Una canzone d’addestramento, notissima, accompagnata da gesti sconci, dice:
Le studiose femministe hanno esposto queste connessioni fallocentriche militari per decenni. Quando io scrissi “Il demone amante: le radici del terrorismo” (ultima edizione Washington Square Press, 2001), presentavo molte più prove di quanto lo spazio qui mi permetta di esporre che la mistica del terrorismo e la leggenda dell’eroe spuntavano entrambe dalla medesima radice: la concezione patriarcale della mascolinità. Come può lo stupro non essere centrale,
nella propaganda che vuole la violenza erotica, un messaggio pervasivo che
infetta ogni cosa, dalla politica estera Usa (afflitta da eiaculazione
precoce), alla moda
“camuffamento militare chic” e “stile banda di gangster”? Però il Pentagono è sconvolto. “Non può
trattarsi dei nostri simpatici soldati americani. Devono essere poche mele
marce.” Ci siamo già scordati di Abu Ghraib? Le fotografie di uomini
torturati sessualmente abbondano, ma le foto delle donne umiliate ed
abusate sono ancora secretate, nel timore
di una reazione mondiale di oltraggio ancora maggiore.
Nel 1998, una decisione Onu che funge da
pietra miliare riconobbe lo stupro come crimine di guerra, e ciò solleva
una questione: se lo stupro durante una guerra è un crimine contro
l’umanità, cos’è in tempo di pace? I tribunali internazionali per il
Ruanda e l’ex Jugoslavia hanno dato inizio a processi ed emanato condanne
usando i termini giuridici relativi alla violenza sessuale. l'ultimo libro di Robin
Morgan |