Le passioni del corpo
di Agnese Seranis

Credo di aver letto tutti i libri di Lea Melandri e molta parte degli articoli che ha scritto. E, di nuovo, oggi, leggendo "Le passioni del corpo" Bollati  Boringhieri mi sono lasciata catturare dal fascino della sua particolare scrittura.

La scrittura di Lea Melandri non nasce isolata ma si offre sempre in un intreccio, in una contaminazione continua con la scrittura di altri o di altre. Ci appare così il farsi della sua vita intellettuale ed esistenziale in cui si giocano completamente i suoi pensieri, le sue emozioni, il senso pieno della sua vita.

Si comprende che lei non legge un libro ma lo assorbe, lo frantuma, lo connette, lo riaccosta ad altri libri in forma dialogica, cogliendo risonanze tra i pensieri suoi e di quegli altri di cui suggerisce, talvolta, una nuova lettura o svela zone d’ombra, inconsapevoli all’autore stesso. Il libro che Lea legge diventa, allora, qualcosa di vivo, diventa occasione di corporea relazione con il pensiero nel senso più ampio.
Le passioni del corpo di Lea Melandri è, come tutti i libri, fatto da chi l’ha scritto e da chi lo legge. Così un libro, nel processo di lettura, può diventare cento, mille libri. Io darò allora conto soltanto della mia lettura non pretendendo di esaurire la ricchezza degli spunti che possono scaturire da ogni sua pagina.

La vita è trama di relazioni. Lea, allora, mi appare, attraverso le pagine del suo libro, come un’esploratrice alla ricerca delle tracce, dei segni di quelle innumerabili relazioni, visibili e nascoste, che si proiettano su dimensioni integrate del luogo spaziotempo in cui accade l’esistenza del singolo individuo, maschio o femmina che sia.
“Maschio o femmina che sia” perché Lea, in questo libro, fissa il suo punto di interrogazione di fronte a un orizzonte aperto, in cui si muovono entrambi gli attori dell’esistenza umana.

Il libro si struttura in tre parti e, con un movimento non lineare di analisi, passa da un piano concettuale-mitico all'esperienza esistenziale del singolo, sino alla propria biografia. E' un percorso che include andate e ritorni, traiettorie circolari che connettono strati sepolti dell'infanzia dell'essere umano -
infanzia del soggetto storico e infanzia della singola individualità - con il suo presente.

Già dal capitolo Una terra d'altri, della prima parte La memoria del corpo, siamo condotti nella stanza degli specchi dove si rimandano confondendosi, combinandosi, le suggestioni, le paure, gli estraniamenti, i distacchi, le rifusioni di cui si sostanzia la relazione di ciascuno essere umano con il proprio e altrui corpo. Rapporti di estraniamento e di ricomposizione che hanno il punto di fuga nell'evento della nascita, anzi in un tempo prima, in quell'essere stato due in uno, in un'espe­rienza imprendibile dalle parole del linguaggio umano. Ma se - si suggerisce - all'uomo-figlio è dato, nel rapporto sessuale, di rappresentarsi un ritorno al luogo - il corpo della madre - di una supposta beatitudine, per la donna-figlia si prospetta un dilavamento in un'identità senza confini, in cui va perduta la propria singolarità.

E, ancora, il rispecchiamento in un corpo che porta i segni del dominio dell'altro. L'asimmetria del rapporto dell'uomo-figlio e della donna-figlia con il corpo della madre sembra contrassegnare il percorso del farsi di una individualità piena; asimmetria che penalizza, psicologicamente e storicamente, la donna. E Lea - così lo colgo -modula attraverso tutte le pagine del libro una nuova rilettura dell'evento della nascita e del rapporto con il corpo della madre, e ancora suggerisce uno spostamento di sguardo a quel prima della nascita - nascita quasi metaforico Big-Bang per ogni indivi­duo, mi viene in mente - da cui i due sessi hanno avuto origine e ne sono stati ugualmente segnati.
E, allora, il dualismo maschile-femminile, paradigma di altri successivi dualismi: interno-esterno, corpo-mente, conscio-inconscio... perde, in questo spostamento, la sua preistoria situata alla nascita mentre apre nuovi orizzonti di integrazione, in cui l'uomo ha la possibilità di riconciliarsi con il suo corpo e riconoscerne i segni e la donna la possibilità di sottrarsi al fascino di una identificazione totalizzante di sé con l'Origine.

Ma, come liberarsi dal fardello del mito della Grande Madre?
Alla figura femminile, insignificante nella sua esistenza d'individuo, il mito e la storia hanno dato riscatto facendola assurgere a dea o a martire. Così il suo corpo, come luogo di nascita, le ha consegnato visibilità al di fuori e al di sopra della storia. Ma ciò ha implicato, come conseguenza, l'accet­tazione del sacrificio di sé per la salvezza dei propri figli e, dunque, un destino quasi prigioniero di questo compito morale verso l'Umanità, nel tempo e nello spazio.

Il femminismo, o gran parte del femminismo, si è lasciato sedurre dal mito della Potenza Generatrice della Madre, cercando però di ribaltare un sotto in un sopra, da cui poi non è riuscito a staccarsi per andare alla ricerca di sé: una ricerca che fosse meno contaminata dallo sguardo dell'uomo e dalle suggestioni della storia e dei miti che la donna ha interiorizzato. E' in uno scatto di nuova consapevolezza di ciò che noi siamo, ossia un impasto di natura, storia, mito, ..., a prescindere da una differenziazione sessuale che ci vuole esseri maschili e femminili, che si giocheranno il futuro rapporto tra i sessi e il superamento di dualismi che hanno originato gerarchie, violenze di cui la vittima principale è stata certamente la donna ma che, anche per l'uomo, si sono tradotti in aporie e disconoscimenti di parti di sé.

Lea articola, argomenta quanto, imperfettamente, ho cercato di fermare accostando scritture e pensieri di autori anche lontani nel tempo, Nietzsche, Asor Rosa, Fachinelli, Bachofen, Muraro, Malagò ed altri ancora: ed è la sua riflessione a fare da tessuto con­nettivo, a gettare dei ponti, a suggerire al lettore un percorso.

Nell'ultima sezione della terza parte del libro Le stagioni di un 'adolescenza  tensione di un pensiero alla ricerca di un punto che, quasi architetturalmente, sostenga le innervature dell'esistenza umana si fluidifica, si scioglie nella sofferenza, nella gioia, nell'amore, nei sentimenti che impregnano un quotidiano autobiografico, sempre vissuto con la passione del corpo e della mente.

Mentirei se dicessi che condivido puntualmente la mappa dei nessi che Lea libera e distingue nella complessa vicenda dei rapporti di cui si compone ogni vita umana ma, certamente, mi sono sentita sollecitata a riandare ad aprire cassetti in cui avevo riposto convinzioni azzardatamente definitive o a reinterrogarmi su questioni lasciate alle spalle; ho percepito l'eccitazione del movimento del pensiero.
E non è questo che, innanzitutto, un libro deve suscitare?

Lea Melandri
Le passioni del corpo.
La vicenda dei sessi tra origine e storia
Bollati Boringhieri, 2001

Da Il foglio del paese delle donne,  n.19/20, 2001

14-11-2008

home