L’ALBERO DELLA VITA E IL BAMBINO… di Mario Bolognese
PREMESSA- Aggiungo successivamente queste note per chiarire l'ambito e il senso di questo lavoro. Queste riflessioni si inseriscono in una mia ricerca, ormai pluridecennale, che, con molta umiltà e senza certezze
se non la voce del “mio cuore viandante”, desidera valorizzare l'originale cultura e sapienza infantile,
soprattutto del “sacro”, per la pace, la giustizia e la solidarietà tra gli esseri umani e con tutte le creature
Credo che il cosmo e la natura, nella ruota ciclica dell’incessante rigenerazione e nella poesia delle sue immagini e voci, rappresenti il “paesaggio” ideale per accostarsi al mondo infantile. E per giocare tra i rami ascoltando i racconti del saggio gufo e dell’agile scoiattolo… In questo orizzonte di senso ho scelto il grande simbolo universale dell’ Albero, Cosmico e Della Vita (1), cifra e poesia (2) dell’universo, anche perché i bambini lo amano molto sentendolo come un verde e sicuro compagno di gioco e di viaggio, specchio e come gentile contenitore per ospitare i fremiti e la vitalità della loro immaginazione.
E’ l’immaginazione del bambino/a infatti che permea -come linfa segreta- il corpo giocante e la fiaba. Senza queste immagini interne- che hanno la trama dei sogni- non ci sarebbe lo stesso racconto della vita. E’ l’immaginazione -madre di tutte le Muse- che tocca in un certo modo vitale la realtà, (altrimenti sarebbe sterile fantasticheria), trasfigurandola e/o modificandola per trovare nuovi e preziosi riflessi e pratiche nel cristallo della vita.(3) E’ l’immaginazione, che si accompagna al nostro stesso respiro, a donare senso o a ingrigire le nostre parole e i linguaggi del nostro corpo .
C’era un bambino che ogni giorno se ne usciva
Questa “altalena”di prosa e di poesia, appesa a un forte ramo, ci sarà dunque itinerario e traccia per intuire la persona-bambino come poesia, come bellezza(5), come unità, pur fremendo -nella sua polifonia- : “…con le sua foglie, le sue infinite ali”…. Ma questa persona che “sa” accudire -con le necessarie competenze, quando sono richieste-allora come oggi è una figura adulta -e deve essere tale! - ma è una persona che sa ancora giocarsi e giocare… “ Il bimbo che non gioca”, osserva Pablo Neruda”, non è un bimbo. Ma l’adulto che non gioca ha perduto il bambino che viveva dentro di lui, e che rimpiangerà sempre”. Sono anche incoraggiato a proseguire in questo itinerario dendriforme dalle parole di una studiosa: “Non carichiamo il mondo infantile di troppe esigenze ideologiche, non attribuiamo al gioco troppi compiti didattici, non sezioniamoli troppo con le nostre analisi:sarebbe come sbriciolare sotto il microscopio la polvere cangiante e impalpabile delle ali di una farfalla”.(7)
IL GIARDINO
“Poi Dio, il Signore, piantò un giardino a oriente
“Le radici degli alberi s’imbevono di vino segreto
E così il luogo/giardino, un posto anche molto semplice e con semplici cose della natura a disposizione, si fa grembo. “ Là dove tutto il mondo si incontra in un nido”, recita un versetto sanscrito…E circonda il nido il canto degli uccelli in una partitura musicale di foglie e di vento…
Chi ha la fortuna di essere “compagno di strada”di bambini/e può ritenersi fortunato perché, come ci ricorda Esiodo, è: “ Felice il mortale che lo incontra, perché le sue mani sono colme di benedizioni e il suo tesoro trabocca”. Ma questo adulto deve essere e fare anche il “giardiniere”…(9). Purtroppo il mondo dei bambini non sempre è un paesaggio idilliaco…Il loro giardino, a volte bello e buono, spesso è infestato da violenze più o meno scoperte. Quest’albero-gioco e racconto, inserito nel suo ambiente naturale, va dunque amorosamente e intelligentemente curato e protetto. (10) Alcune considerazioni, in nota, (11) cercheranno di offrire qualche altro spunto di riflessione inerente il concetto, in senso lato, di “ambiente”.
IL TRONCO E I RAMI
“Albero, amico dell’uomo!Simbolo di ogni creazione organica…
Il tronco e i rami rappresentano il corpo umano come struttura, movimento e linguaggio.Il gioco infantile è stato ben studiato dalla psicopedagogia e da altre scienze umane, (dalla psicoanalisi alla psicomotricità…), ma in questo contesto credo che il termine “musicalità” sia più adeguato. La musica e la danza stanno infatti al corpo, soprattutto del bambino che gioca, come la metafora e la poesia stanno alla fiaba e alla parola.
“Ascolta l’ininterrotto messaggio che dal silenzio si crea…” ( R.M.Rilke )
Il gioco è come salire su una giostra dove il prima e il dopo, l’alto e il basso e tanti altri dualismi che segnano necessariamente la vita umana hanno una benefica e “terapeutica” sospensione. Chiamiamo questo rifarsi creature nel cosmo “musicalità”. Naturalmente essendo unico il tronco ma tanti i rami-bambini, questo modo di essere “compagni di viaggio” con loro si apre, con una sensibilità interculturale e interreligiosa, a tutti i giochi del mondo, cominciando dal nostro Mediterraneo. (12)
LE FOGLIE:UN RACCONTO CHE CURA E RISTORA…
“L’angelo mi mostrò un fiume d’acqua viva, splendido come cristallo
“Mi sembra duro pensare che il rumore del vento tra le foglie non
Che le foglie mosse dal vento raccontino e parlino ogni bambino e ogni poeta lo sa…La parola poi, soprattutto in un contesto di energie naturali, assume anche un valore curativo e terapeutico in quanto animata e vivificata da un “soffio” (alito, respiro) che ne rappresenta l’essenza vibratoria. Non è a caso che tecniche e tradizioni respiratorie siano presenti per il teatro e l’oratoria.(13) “Una buona parola è come un buon albero, la cui radice è profonda e i cui rami si stendono
Nella cultura umana della poesia e del sacro, così vicina al mondo delle bambine e dei bambini, le foglie sono anche “parole” della natura e del cosmo che fecondano la stessa nostra parole, soprattutto quelle della fiaba e del racconto. Ma in questo mondo dove tutto simbolicamente è in relazione e nulla può essere preso come tessera solitaria, l’albero è abitato da animali. Soprattutto il serpente e l’uccello rappresentano uno scenario mitico dove gli opposti superano il conflitto incontrandosi: nasce così la stupefacente invenzione azteca del “serpente piumato”. In questo modo anche la poesia come la fiaba, linguaggi altamente metaforizzati, riducono o annullano la durezza dialettica del discorso creando prospettive e relazioni nuove dove prima potevano esserci solo vinti/con-vinti e vincitori… Ma le foglie, come dice l’Apocalisse, curano la gente, (pensiamo alla gemmoterapia…), anche per l’arcano potere che assume il racconto quando è in sinergia con la natura. Il cantastorie africano, all’ombra del sicomoro, feconda la sua voce con l’energia della stesso creato e per questo ridona gioia e benessere alla gente. E’ questo, del “c’era una volta”, il potere reintegrativo e dunque curativo della parola feconda, direbbero gli amici Dogon. Ciò che permette la cura è dunque il ritorno al momento aurorale dell’essere, quando le energie-informazioni hanno la freschezza della vita che nasce. In questa dimensione la fiaba è “terapia”…Infatti, nella medicina indù tradizionale, ne veniva prescritta una a misura del paziente, per sconfiggere i mostri del suo disagio esistenziale.(16)
DALL’ALBERO…IL GIOCO… In questo itinerario aperto, interculturale, l’approccio dell’antropologia del sacro ci consente, con l’umiltà del caso, di aprirsi ai bambini/e del mondo cominciando ad attingere alle risorse del nostro Mediterraneo. Toccando queste rive così ricche di storia e di tradizioni possiamo renderci conto (17) di quanto il mondo ludico infantile sia radicato e partecipe di quanto noi chiamiamo “cultura” e di quanto questo interscambio, immesso in una rete di conoscenza e partecipazione, possa essere prezioso per la stessa pace e solidarietà tra i popoli.
Come per le “foglie-fiaba” anche il gioco, su queste sponde, possiede un arcaico anche se attualissimo valore terapeutico che possiamo definire di base. Senza ovviamente trascurare o sminuire l’apporto fondamentale della pediatria, la “salute” del bambino necessita di tutto un “ambiente” la cui integrità, rispetto al gioco, ne rappresenta un prezioso indicatore bio-culturale.Perché il gioco è sempre sostanziato dalla linfa immaginativa e dunque da un racconto sia interno-implicito (gioco spontaneo) o esplicito (regole già stabilite). L’approccio “terapeutico”dell’antropologia del sacro, in armonia con altri saperi e pratiche, è che il gioco cura e reintegra in quanto rimòdula, direi risinfonizza la creatura-bambino, e naturalmente anche l’adulto che partecipa, con il cosmo e con lo stesso principio divino.( 18 )
Nell’ Induismo infatti il suo nome è “LILA”, gioco e rappresentazione di Dio nel mondo.
“Ero accanto a lui come un bambino ed ero la sua gioia quotidiana,
Questo “sacro” e/o religioso è, come nel nostro Albero della Vita, la gemma che poi diventa fiore tra il canto-racconto delle foglie e degli uccelli…(19)
FIORE
“ Mamma, guarda
IL FRUTTO : VERSO UNA “ECO-LUDIA
“ Sento che il mondo entra in me
“Siccome il frutto è un’immagine primordiale dei cicli della fioritura, della crescita, della maturazione e del declino, mangiarlo interiorizza nell’iniziata un orologio psichico che conosce i modelli della Vita/Morte/Vita, e poi per sempre suonerà a festa quando sarà tempo di lasciar morire una cosa, e di volgersi alla nascita di un’altra.” (21)
Il gioco e le fiabe –espressione privilegiata del “sacro”originale presente nei bambini/e come cultura, saggezza e visione del mondo- è girotondo relazionale, ben-essere e condivisione... Questi linguaggi infatti, senza un ambiente socio-affettivo e medico-sanitario adeguato, ma anche senza un habitat ospitale in senso naturalistico e simbolico-spirituale, risultano piuttosto sterili e improduttivi. Chiamo tutto questo Eco-ludìa, nel senso che per far fiaba e giocare bisogna abitare la Terra in pace, sicurezza e con dolce e sana convivialità con tutte le creature del Cantico di padre Francesco… Vorrei aggiungere, per quando concerne partecipazione e condivisione, queste parole di Eliade: “Tutti questi simboli, ierofanìe, miti, rituali…sono collegati da corrispondenze, analogie partecipazioni, come se li contenesse una rete cosmica, un immenso tessuto entro il quale tutto si corrisponde e nulla rimane isolato”. (22)
LA CITTA’ LA CASA E LA FIABA…
“ Bellezza alle mie spalle
Un architetto, prendendo spunto da Piazza del Campo a Siena, ci ricorda che lo spazio attorno alla propria dimora ( e la bellezza della città ! ) sono : “ L’indispensabile complemento della propria dimora”, e “…questo spazio deve avere l’atmosfera della fiaba”…Credo dunque pertinente e interessante riportare integralmente il suo pensiero: “ E qui non voglio essere frainteso: la fiaba, per me, non è evasione;è un ritrovarsi spiritualmente in tanti; è un momento di rottura indispensabile dell’isolamento delle singole individualità. Qui non c’è alcuna poetica del “riflusso” che già troppa gente oggi alimenta. La fiaba è l’elemento fondamentale di identità di una comunità, il momento d’incontro di tante realtà, di tanti punti di vista, di tante generazioni che in qualche modo affiorano ancora nel nostro presente in una forma spirituale, fantastica ma concreta di cui abbiamo estremo bisogno proprio quando stiamo per perdere -come ora- il senso del vivere sociale, dello stare assieme”. (23)
IN-CONCLUDENDO…
“ Non cesseremo mai di esplorare.
Per questa nostra “in-conclusione” è ancora l’albero che può mettere in relazione “circolare” la necessaria relatività di un cammino e del suo approdo. E questa esplorazione ci riporta ancora a quella verde magica creatura sorella e compagna di ogni anima bambina amante del racconto, come ci sussurra la poesia che segue: “Questi alberi sono come gli abitanti del seno della terra:dal seno della terra
Nell’arte rupestre del neolitico appaiono delle incisioni stilizzate dette dell’ “orante “. (25) E’ un essere umano con le braccia elevate verso il cielo, quasi per una supplica o preghiera, e sembra porsi in relazione con una immagine divina. L’accostamento con l’albero che protende i suoi rami verso l’alto è ben presente nella poesia e nella storia dell’arte, anche religiosa, di tante culture tra loro lontane nello spazio e nel tempo. L’umano e il vegetale sembrano dunque avere affinità e analogie a vari livelli. Cito solo, per fare degli esempi, il barocco leccese e l’iconografia alchemica. (26)
Questo nostro bambino è dunque ben radicato con i suoi piedi-radici alla terra e la sua evoluzione si nutre della linfa immaginativa che irrora così sia il gioco che la fiaba-racconto. Nel suo gioco-racconto di vita è proprio l’elemento-terra e cioè storia, tradizione,famiglia e società, che permette la crescita ma sempre in costante relazione e interscambio di energie e informazioni, a livello visibile e invisibile, con il cosmo e con Dio . Parlando di gioco – ma nel modello può essere compresa anche la fiaba per il comune dinamismo immaginativo di base come abbiamo visto – si può ipotizzare questa tabella comparativa che, senza pretese di esaustività e oggettività scientifica, mette in relazione alcune delle principali caratteristiche indicate dalle scienze umane con l’antropologia del sacro. Questa tabella è dunque solo indicativa di un approccio e di un metodo di lavoro.
SCIENZE
A- Liberazione di energia e coordinamento e sviluppo psicomotorio- B- Catarsi, socializzazione e/o possibilità di elaborazione e soluzione non violenta di conflitti- C- Ricerca del piacere- D- Dialogo sperimentale con l’ambiente (30)- E- Contatto e possibilità di elaborazione dell’ “ombra” e del rimosso (31)-
SACRO
N O T E E B I B L I O G R A F I A
Premessa
1 ) – Amordialbero, di Mario Bolognese, presentazione di Grazia Francescato presidente WWF Italia, Edizioni Osiride, Rovereto (Tn ), 1995 . Rimando al testo per la dimensione interculturale e interreligiosa con cui è stato trattato il tema, per la parte didattica, l’antologia di testi in varie lingue e la ricerca bibliografica . Il libro è nato per offrire alle famiglie e insegnanti un contributo didattico e culturale per l’applicazione della “ Legge Rutelli “ ( nr. 113 del 29.1.1992 ) che prevede l’obbligo per i Comuni di mettere a dimora un albero quando nasce un bambino .
2)- Ho cercato di lasciare in queste note la zona “prosa”…In questa ipotesi di ricerca e di lavoro, che collega il bambino e la bambina al Sacro universale e quindi anche a tutta la natura-cosmo, sto cercando di offrire, con i limiti e l’umiltà necessari, un contributo metodologico e di linguaggio per ridonare alla poesia -e all’arte- la sua antica funzione conoscitiva . Essendo poi il bambino una unità vivente appare indispensabile fruire dell’intelligenza in modo olistico, con un “girotondo” – che amo chiamare il “pensiero abbracciante” -, che non separi troppo dal razionale la dimensione intuitivo-poetica .
3)- Nella nostra cultura le immagini interne – e il loro ruolo e funzione per un armonico sviluppo infantile – sono trattate prevalentemente , se non esclusivamente , dalle varie scuole di psicologia del profondo . Cito al riguardo solo alcuni di questi classici : “ Gioco e realtà, di D.W.Winnicott, Armando Editore, Roma ,1974” . . E di E.H. Erikson : “ I giocattoli dei bambini e le ragioni dell’adulto , Armando Editore , Roma , 1981”. Un piccolo ma prezioso saggio che tratta il mondo del bambino in una diversa chiave antropologica è : “ Infanzia e storia , di Giorgio Agamben, Einaudi , Torino , 1978”. Mi sembra poi ricca e stimolante anche per il tema, spesso trascurato, dello “stupore” la ricerca di Edith Cobb : “ Il genio dell’infanzia, prefazione di Margareth Mead, Emme Edizioni , Milano , 1982”. Per l’approccio di antropologia del sacro rimando ai sette volumi, già pubblicati, della T.A.S. ( Trattato di antropologia del sacro ) editi dalla Jaca Book di Milano. Per l’ argomento specifico dell’immaginazione mi sembra rilevante, se non fondamentale, l’apporto di Gilbert Durand : “ L’immaginazione simbolica, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 1977” e “Le strutture antropologiche dell’immaginario, introduzione all’archetipologia generale, Edizioni Dedalo, Bari, 1972”. Una diversa impostazione psicologica, che unisce immaginazione, “cuore” e bellezza, in James Hilmann : “ L’anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano, 2002”. Ma ci sono anche importanti ricerche in senso interreligioso sull’immaginazione, denominata “mondo immaginale” per distinguerla dalla fantasticheria . In questa prospettiva cito di Henry Corbin : “ Corpo spirituale e Terra celeste, dall’Iran Mazdeo all’Iran Sciita, Adelphi, Milano , 1986 “ e, più recentemente: “ L’immaginazione creatrice le radici del Sufismo, Laterza, Bari, 2005”.
4)- “ Foglie d’erba , di Walt Whitman , Einaudi , Torino , 1956”. Vorrei aggiungere anche questa osservazione di Edith Cobb , op . cit . , pag . 107 : “ Nell’ infanzia il processo conoscitivo è essenzialmente poetico , poiché esso è lirico , ritmico , e formante in senso generativo”.
5)- La Cobb ( op. cit . pag . 24 ) parla infatti di una evoluzione “bioestetica” del bambino e aggiunge ( pag . 126 ) : “L’impulso e la capacità del poeta ( e in forma di gran lunga più semplice , del bambino ) , di diventare ciò che egli desidera sapere o capire , derivano da una combinazione di meraviglia e del senso di “ qualcosa che ci permea dal profondo “ , un’accettazione di non-sapere che porta con sé un particolare tipo di umiltà pervasa di gioia”.
6)- Epidauro , nell’antica Grecia , così come Coo e Tricca , era un famoso centro di medicina religiosa . Il potere del serpente e la visione-sogno (incubazione) ne erano aspetti fondamentali . Ma Epidauro era anche “teatro” con pratiche dietetiche, massaggi, e cura dell’igiene personale .
7)- L’osservazione è di Ornella Andreani , Università di Pavia e il brano citato è preso dal testo : “Gioco e giocattolo per lo sviluppo della personalità del bambino , Edizioni Unicopli Milano , 1981 , pag. 67” .
8)- La stessa etimologia di paradiso rimanda ad un luogo recintato, protetto. Confronta al riguardo di Joseph Campbell : “ Le distese interiori del cosmo, la metafora nel mito e nella religione, Guanda, Parma, 1992, pag. 134”. Anche i bambini per poter giocare e “far fiaba” hanno bisogno di una nicchia, un’aia, una stalla, un giardino… Sul concetto di luogo protetto: “ La formazione subconscia del linguaggio, di Th.Thass-Thienemann, Astrolabio, Roma, 1968, p. 171”.
9)- Eleonora Fiorani, Il giardino come grande immaginario, Editgroup, Bologna, 1977.
10)- Da: “Non si trova cioccolata, lettere di bambini iugoslavi nell’orrore della guerra", Tullio Pironti Editore, Napoli, 1993, pag. 91, riporto questo brano:
11)- Il gioco e la fiaba- rivelatori privilegiati, ma non unici, della variegata espressività infantile- possono essere giustamente visti come una sperimentazione continua del bambino con l’ambiente. Ma per ambiente, in questo approccio poetico-antropologico che fa perno sul concetto di “sacro”, vorrei usare la bella espressione di Raimon Panikkar di “realtà cosmoteandrica”. Ricavo questa triade- cosmo, Dio, essere umano- da un suo testo: “L’incontro indispensabile: dialogo delle religioni, Jaca Book, Milano, 2001” e, della stesso autore, per il concetto, collegato, di “ecosofia”: “ Pace e interculturalità, una riflessione filosofica, Jaca Book, Milano, 2002”.
12)- “ Quando l’uomo, senza altri voleri e pensieri, si fa degno di udire le melodie delle piante, il modo in cui ogni pianta intona a Dio il proprio canto, allora la musica che a quest’uomo è dato di ascoltare è dolcissima e meravigliosa”. ( Da : “ Martin Buber, Confessioni estatiche, Adelphi, Milano, 1987, pag. 228” ).E, da un canto popolare tedesco, : “ Taci ,o mio cuore / gli alberi stanno pregando./ Dissi all’albero : “ Raccontami di Dio” / e quello fiorì”. 13)- Maspero, Il soffio vivente, Adelphi, Milano.
14)- “ Genevieve Calame-Griaule, Il mondo della parola, etnologia e linguaggio dei Dogon, Boringhieri, Torino, 1982”. In particolare (pag. 73) l’autrice ricorda che, presso questa cultura, : “L’operato della parola è paragonabile a una fecondazione, così come l’agricoltura feconda la terra. La produzione di parola è un meccanismo analogo al concepimento e al parto”. In una prospettiva (apparentemente) diversa, orientata sull’erotismo e “convivialità” della parola religiosa, trovo: “ Parole da mangiare, di Rubem A.Alves, Edizioni Qiqajon,Comunità di Bose, 1998”, testo molto vicino al mondo dei bambini perché giocoso, profondo e poetico ad un tempo.
15)- Per questo aspetto dell’ “eterno ritorno” rimando all’ormai classico testo di Mircea Eliade: “La nostalgia delle origini, Morcelliana, Brescia, 1972”.
16)- Riprendo da Repubblica del 12-4-2001, inserto Salute, dall’articolo di C.G.Trocchi : “La salute in versi” questo brano: “ Nella medicina Indù tradizionale, a chi aveva disturbi psichici, era prescritta una fiaba che interpretava il suo problema…La persona faceva quanto una particolare fiaba suggeriva con metafore poetiche…”. Altri testi sull’argomento:
17)-“ Terra e cielo, le due sponde del Mediterraneo, di Enrico Musso,Le Mani- Microart’s Edizioni, Recco(Ge), 2003”.Il terzo volume della T.A.S., ( Trattato di antropologia del sacro, op.cit.), è dedicato proprio a: “ Le civiltà del Mediterraneo e il sacro, 1992”. Nel testo il capitolo: “La religione della Dea nell’Europa Mediterranea: sacro, simboli, società, di Marja Gimbutas, da pag. 49”, credo che faccia parte integrante di questo nostro discorso. Conducendoci così dolcemente al libro che segue:
18)-“ La festa e il bambino,di Alfonso .M.Di Nola, ERI, Edizioni Rai,Torino, 1991”.
19)- Le poesie di Rabindranath Tagore raccolte in: “Canto d’infanzia, Tea, Milano, 1996”, potrebbero certamente arricchire la nostra conoscenza della visione del mondo e senso del sacro nell’infanzia. Per una originale e profonda ricerca interreligiosa sui bambini e la loro spiritualità consiglio : “Lo stupore infantile, di Elèmire Zolla, Adelphi, Milano, 1994” .
20)- Da : “Canto d’infanzia, op.cit., pag. 81”.
21)- “ Donne che corrono coi lupi, op.cit., pag. 418” .
22)- “ Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, vol. doppio, Boringhieri, Torino, 1984, pag. 162”.
23)- “ Intervista sulla città, di Michelucci,Laterza, pag. 34”. In relazione alla cultura della fiaba e del mito in senso didattico-educativo: “ C’era una volta,crescere con i miti, di Mario Bolognese,Edizioni La Meridiana, Molfetta (Ba), 2000”, comprendente anche la multifiaba: “Quando cadde l’Albero della Vita”.
24)- “ Rumi, poesie mistiche, Rizzoli, Milano, 1980, pag. 10”.
25)- “ E.Anati, Origine dell’arte e concettualità, Jaca Book, Milano, 1989”.
26)- “ Maurizio Calvesi, Arte e alchimia, Art Dossier nr.4, Giunti”.
27)- “ Jurgis Baltrusatis, Il medioevo fantastico, Oscar mondatori, 1982, pp. 141-142”.
28)- “ Amordialbero, op.cit.”.
29)- “ M.Eliade, Trattato di storia delle religioni, op.cit., da pag. 272”.
30)- “ Gioco e giocattolo, Fondazione Comenius, op.cit., pag. 44”.
32)- “ Jairo Anìbal Nino, Mi fa male la pancia del cuore, poesie d’amore dai banchi di scuola, Sonzogno editore, Firenze, 2001”. Ho cercato in una mio testo : “ Poesie d’amore dei popoli primitivi, Edizioni Sapere, Padova, 1999”, di offrire un contributo poetico-teatrale per una educazione alle emozioni e ai linguaggi dell’anima a bambini e bambine.
33)- Per questa intuizione rimando ai due citati testi di Raimon Panikkar ( cfr.nota nr.11).
35)- Da un antico testo di filosofia tibetana, cit. in :” Grazia Marchianò, La cognizione estetica tra Oriente e Occidente, Guerini e associati, Milano, 1987, pag. 163”.
36)- “Mircea Eliade, Occultismo, Stregoneria e mode culturali, saggi di religioni comparate, Sansoni, Firenze, 1982, pag. 47”. Sul “gioco di mondo” o “campana” : “ I giochi dei bambini, a cura di G.Dossena, Oscar Mondatori, Milano, 1989, pag 90”. Sull’argomento specifico del gioco della campana, sulla sua estensione e sulle raffigurazioni inventate dai bambini, ritengo interessante consultare: “ G.Staccioli, Quando i bambini giocano a campana, CEMEA del Piemonte, Edizioni Il Capitello, Torino, 1994”.
37)- “ Marja Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Mito e culto della Dea Madre nell’Europa neolitica, introduzione di Joseph Campbell, Longanesi, Milano, 1990”. In particolare sulla “ruota” vita-morte-vita considerazioni interessanti nella sintesi finale: “Continuità e trasformazione della Dea nelle epoche indoeuropea e cristiana”, da pag. 318. Ho usato questo affascinante materiale iconografico e di pensiero e i “segni” caratteristici della Dea (pag. 12), definiti dalla grande archeologa come un “alfabeto del metafisico” , come immagini e come fiabe , in un mio libro: “ Come educare con il mito, op. cit. nota 30” , e in alcune esperienze di arteterapia.
38)- “ Agamben, Infanzia e storia, op. cit.”. Mi sembra bello, sull’argomento fiore-morte-vita, riportare questa poesia di Leon-Gabriel Gros ( che riprendo da: “ La terra e il riposo, le immagini dell’intimità, di Gaston Bachelard, Red, Como, 1994, pag. 251”, “ Il fiore ha sviluppato radici immense / la volontà di amare malgrado la morte”…
39)- Oltre al già citato “ Mi fa male la pancia del cuore” e agli altri libri indicati nella nota nr .32, vorrei suggerire, in riferimento ad altri modelli o principi riguardanti la polarità maschile-femminile: “ Yin e Yang, l’armonia taoista degli opposti, di J. C. Cooper, Ubaldini Editore, Roma, 1982”, e “ L’androgino, l’umana nostalgia dell’interezza, di Elémire Zolla, Red Edizioni, Collana Arte e Immaginazione, Como, 1989”. Nel capitolo: “ Scambiarsi le vesti, gioco simbolico-rituale contro la rigidità dei ruoli, per una convivialità dei sessi”, in : “ Per un corpo di pace, op.cit., da pag. 165”, ho inserito questo specifico argomento, con ulteriori suggerimenti bibliografici. Nel testo altre 31 proposte di animazione, con schede antologiche, su questa ricerca sperimentale che spera di far incontrare la nostra pedagogia con le risorse interreligiose e interculturali dell’antropologia del sacro.
40)- Da : “ Wolfgang Lederer, Ginofobia: la paura delle donne, Collana Sessuologia, Feltrinelli, 1973”. Riporto, da pag. 142, questo brano: “…ogni bambina è manifestazione della Dea e, in quanto tale, ha la facoltà di evocare le forze procreative della natura. In particolare esiste in India un certo albero che si ritiene non possa germogliare finché non sia sfiorato dalla mano o dal piede di una fanciulla o di una giovane donna: bambine e giovani donne sono considerate incarnazioni umane dell’energia materna della natura…così le trasferiscono il proprio potere concedendole di partorire gemme e frutti”.
41)- La poesia che segue: “ L’albero della pace” è un frutto colto da: “ I’m sorry baby, di Mario Bolognese, Seconda Edizione, traduzione in inglese, francese, tedesco e spagnolo, Edizioni Osiride, Rovereto (Tn), 1995”. Sono quaranta poesie per il riconoscimento e valorizzazione dell’originale cultura e spiritualità di bambine e bambini.
“ L’albero della pace
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