Alessandra Paganardi

Poesie

di Olivia Trioschi

 


Poesie "apparentemente" semplici, quelle contenute nella raccolta scritta da Alessandra Paganardi, un'insegnante milanese di filosofia. Semplice e piana è la scrittura, aliena da estremismi linguistici e da sperimentalismi forzati; breve la misura dei componimenti, al massimo venti versi, anzi più spesso attorno ai dodici - quattordici.


Una semplicità che salta all'occhio e che tuttavia, ad una lettura più attenta, si rivela assai diversa dalla "facilità". I versi appaiono scolpiti e quasi cesellati in una misura ideale che tende all'essenzialità classica - l'alternarsi di endecasillabi e settenari, la corsa imprendibile degli sdruccioli, la lapidarietà spesso monosegnica o allitterante dei versi brevi - e il lettore avverte sempre in questa tensione lo sforzo di armonizzare forma e contenuto, espressione poetica e richiamo ispirativo .


La stessa fisionomia del componimento, pur senza alcuna pretesa di costruire grafismi o figure da poesia visiva, è attentamente calcolata e padroneggiata, così da poter essere decodificata già nel suo insieme e da suggerire al lettore un ritmo ideale di ascolto.
Qui troviamo un discorso scorrevole, soccorso da una punteggiatura essenziale; là un componimento intenzionalmente non punteggiato, quasi a suggerire un gioco di sospensioni ancor più discreto e misterioso, a permettere deliberatamente in chi legge il proseguimento ideale nella fantasia di un'immagine soltanto abbozzata. Qui un gruppo di distici, o al massimo di brevi gruppi di versi, subito racchiusi da un finale icastico come una firma, a dare perspicuità e significato a tutto il discorso; là un verso che si fa emistichio, ma che la lettura esperta subito ricompone in un settenario, la cui presa visiva e semantica non sarebbe la medesima se risultasse composto per esteso. E dove i temi toccano profondità esistenziali antiche ed irrinunciabili, segreti dell'anima a cui la poesia non può abdicare come l'amore e la malinconia, ecco che la misura si coarta per un momento nella sapienza minimale di un haiku.


E, come a dirigere e ad accompagnare questa difficile semplicità, le parole rivelano un mondo poetico che, senza ingenuità retoriche, invita la natura su uno scenario abituale di strade, case e balconi che si intuiscono metropolitani, caotici e in fuga; e i quattro elementi naturali , nella loro atavica esoterica essenzialità, entrano quasi in ogni poesia, spesso raffigurando in metafore vive, simili a piccoli "sketch", un concetto, un ricordo, un'incomunicabilità, un dolore.
Una poesia che rivela sottovoce un lavoro di elaborazione lunghissimo e silenzioso: l'autrice lo compie da anni in silenzio , con impegno e onestà intellettuale, nell'appassionata convinzione che coltivare poesia significhi tendere ad una pienezza di pensiero che può consentirci di ritrovare, pur nella lacerazione dell'inquietudine, un rapporto di senso con le cose e con il mondo.

Alessandra Paganardi
Poesie
Antonio Facchin Editore, 2002
euro 7,50