UDI- Unione Donne in Italia Sede nazionale LEGGE 40: A Miriam e alle altre A Miriam. A lei, al suo nome e alla sua storia che abbiamo richiamato nell’aula di udienza della Corte Costituzionale il 31 marzo scorso. A lei che è rimasta in Italia a richiedere ed ottenere il riconoscimento di diritti fondamentali con l’unica modalità oggi possibile: la via legale e giudiziaria. Ma anche a tutte quelle donne che sono divenute migranti a causa delle irrazionalità e iniquità della legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Irragionevoli poiché rispetto al fine dichiarato di “favorire la soluzione dei problemi derivanti dalla sterilità o infertilità” le modalità prescritte, a partire dal divieto di creare “un numero di embrioni superiori a tre” ritenuto dal legislatore quale “numero strettamente necessario” al fine di “un unico e contemporaneo impianto” altro non erano che modalità rigide e inidonee a risolvere tutti quei casi che invece richiedono, secondo le migliori pratiche mediche, la creazione di un numero di embrioni superiori a tre e la crioconservazione degli embrioni soprannumerari in vista di un successivo trasferimento ove il primo non abbia a dare l'esito sperato. Irragionevoli, discriminatorie e lesive per subordinare e sacrificare all’embrione la dignità, la autodeterminazione e l’integrità fisica e psichica delle donne quando già nel nostro ordinamento, in un corretto bilanciamento di tutti i diritti e interessi coinvolti, la stessa Corte Costituzionale aveva a suo tempo ribadito che “non esiste equivalenza tra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute di chi è già persona … e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare”. Oggi la pronuncia della Corte riconosce la illegittimità costituzionale delle norme sopra citate e conferma che le leggi sono subordinate ai diritti ed è motivo di orgoglio ricordare che accanto e insieme a Miriam l’UDI c’era e c’è.
Ileana Alesso
COMUNICATO Roma 2 aprile 2009 UDI - Unione Donne in Italia
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