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La sacralità come zona senza tempo, pervade nella danza, il corpo, il gesto, il movimento.
Il dilagare dinamico apre percorsi emotivi e ritmici nella dimensione vibrante di uno spazio non quotidiano che si fa scenico.
Il segno fisico tende ad una scrittura tracciata ed aperta verso ogni direzione dell’essere danzante purché integra nella sua verità di carne, per restituire al corpo la sacralità che gli è propria.
Il corpo stesso come unico medium dell'anima nella vita, conserva tracce divine: apertamente denuncia la nostra impossibilità di assoluto, come la nostra urgenza di assoluto in un’umana preghiera alla bianca, rossa e nera Dea. |
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