Ora come uno tsunami sulla sinistra
Anita Sonego


Anita Sonego


L’otto marzo di quest’anno non è stata una giornata di retorica femminile come spesso è avvenuto.
Le donne, sull’onda del 13 febbraio, hanno, di nuovo, con le iniziative più diverse, segnato lo spazio pubblico.
Al di là dei giudizi sulla “qualità” di questa nuova mobilitazione, moltissime si sono ritrovate a riflettere sulle motivazioni, il significato e gli esiti auspicabili di questo nuovo protagonismo.

Penso che sia necessario, innanzitutto, cercare di comprendere perché, in un paese tanto maschilista, sia stato un movimento di donne a coinvolgere una larga fetta di società intorno a concetti come: diritto di cittadinanza, partecipazione democratica, dignità delle persone, rispetto delle regole della convivenza, lotta alla discriminazione.
Forse qualche forza politica ha pensato di “servirsi” delle donne, e qualche donna è stata coinvolta dal richiamo ancestrale ad accorrere in aiuto al figlio partito, alla madre-patria, alla legge del padre tanto infangati da figli degeneri. E noi abbiamo, a ragione, indicato le ambiguità o le dichiarazioni pericolose presenti nell’appello a manifestare il 13 febbraio.

Nonostante questo, però, in quella giornata si è palesata a tutta la società la forza, la consapevolezza, e una capacità di comprendere la società che pochi si aspettavano nelle donne.
Berlusconi e i suoi adepti hanno dovuto dichiarare che eravamo gruppetti di “manipolate” tanta è stata la sorpresa o, forse, la paura. Paura che deve essere albergata anche in qualche ambiente del centrosinistra se Bersani, dimenticando il significato di quella grande “invasione” dello spazio pubblico, il giorno successivo, con geometrica puntualità, ha offerto un patto di alleanza al partito più misogino, macista, celodurista, omofobo di tutta la compagine parlamentare.

Poiché mi sento e sono interna al mondo della sinistra, penso che uno dei primi obbiettivi che dovremmo porci, dopo il 13 febbraio, sia quello di investire, come uno Tsunami, le forze politiche di sinistra dei temi che da decenni abbiamo considerato come irrinunciabili per una società in cui sia chiaro, assodato, assunto e praticato che, poiché i generi sono (almeno!) due, ogni legge, ogni ordinamento, ogni istituzione ogni valore, deve poggiare su questo presupposto.

Se noi, donne consapevoli di esserlo – e perciò femministe – non supereremo quell’immagine gratificante che ci portiamo dentro: di eterne accudenti, moderatrici, nutrici e salvatrici, non saremo credibili nel pretendere una società non dell’uno!
L’uno, infatti significa gerarchia, l’uno parla a nome di, e, nel migliore dei casi, pretende di assorbire ed assommare in sé ogni diversità. L’uno chiede obbedienza e fedeltà al partito, alla chiesa, al leader…
Penso, quindi, che il nostro primo impegno sia quello del conflitto contro il potere e l’istituzione dell’uno, ovunque, ma soprattutto all’interno della sinistra che ha perso credibilità anche perché, proprio su questo tema fondamentale, non si è neppure interrogata.

Un altro obiettivo che ritengo urgente è quello di costruire una alleanza fatta di conoscenza, ascolto e lotte comuni, con il movimento lesbico.
Se le donne non sapranno comprendere il significato dirompente rappresentato dal movimento lesbico nella scomposizione del patriarcato, verranno meno al femminismo stesso.
Non si tratta, di lottare perché le donne siano inserite in una società che discrimina ogni diversità, o che trovino qualche “agio” in un mondo monocratico.

La nostra liberazione non può avvenire a spese o sulle spalle di altre o altri!
Manifestando a Roma, con gli “ombrelli rossi”, il 13 febbraio, ho avuto la percezione che il conflitto, quello positivo, che fa crescere ed essere, anche, allegre, può essere agito se si ha la consapevolezza della complessità dei nessi (tra capitalismo e patriarcato, tra uso dei corpi e repressione sessuale, tra omofobia e razzismo…) e della necessità di annodare esperienze, età, sessualità e culture diverse per costruire una “rete” capace di tenuta nel tempo.

 

Pubblicato da Gli altri del 11 marzo 2011

 

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