CONSIGLIO COMUNALE di Milano - 23 LUGLIO 2012

 

INTERVENTO DI ANITA SONEGO
(SINISTRA PER PISAPIA – FEDERAZIONE DELLA SINISTRA)
SULLA DELIBERA AVENTE AD OGGETTO:
“RICONOSCIMENTO DELLE UNIONI CIVILI. APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO”

 

 

Signor Presidente, Signor Sindaco, assessore e assessori, consigliere e consiglieri.
Con la delibera che istituisce il registro delle unioni civili, finalmente Milano si allinea alle numerose città italiane che a partire da Empoli 1993, fino a Cagliari, pochi mesi fa, hanno dato vita ad uno strumento limitato, parziale, è vero, ma altamente simbolico volto a concretizzare e mettere in atto il principio di pari dignità tra tutti i cittadini e le cittadine sancito in maniera chiarissima dall’articolo 2 della Costituzione.

Questo articolo, in consonanza con la carta dei Diritti Universali (che riconosce e dichiara che tutti gli esseri umani sono uguali nelle loro infinite differenze) è la base della nostra convivenza. Non è ideologia, quindi, concretizzare (anche se con una limitatissima delibera) il principio, l’idea che è una delle conquiste più grandi dello stato di diritto.

Quando il consigliere Masseroli si dice liberale e dice di difendere i diritti della persona a cosa si riferisce?
La persona è forse una monade o si realizza nel sociale, nelle forme affettive, nei legami sociali?
Che poi il consigliere veda nei diritti concessi agli omosessuali in attacco alla generazione mi meraviglio che non sia a conoscenza del fatto che molte coppie omosessuali hanno figli e che esiste la fecondazione assistita!

C’è chi fa una critica (ipocrita, scusate ma la ritengo tale) all’istituzione del Registro delle Unioni Civili perché sarebbe limitato, non aggiungerebbe nulla di quanto è già previsto, o addirittura sarebbe inutile perché (come argomenta con grande astrattezza l’avvocata (divorzista) Bernardini Pace) “per rispettare la Costituzione è necessario che la legge matrimoniale del 1942 si adegui alla Costituzione del 1948 rendendo attuale il matrimonio anche agli omosessuali”.

E’ implicita in queste dichiarazioni l’idea che solo una legislazione nazionale può cambiare l’attuale disparità di trattamento riservata a i cittadini e alle cittadine in relazione al loro orientamento sessuale.
Vorrei ricordare a costoro che le delibere che localmente tentano di concretizzare l’idea di pari dignità tra le persone sono parziali, come fu parziale e locale, anzi, personale il gesto di Rosa Parks che il 1° dicembre 1955 si rifiutò, lei nera, di cedere il posto che aveva occupato, nella parte di un pullman riservato, secondo la legge dell’Alabama, a chi aveva la pelle bianca.
Un gesto, da cui partì un movimento. Una parzialità che ebbe la forza di smuovere le coscienze e di far modificare una legislazione sbagliata, discriminatoria, razzista eppure votata ed accettata dai buoni cittadini americani che non la ritenevano, fino ad allora, in contrasto con la propria costituzione o con la propria fede religiosa.

E a proposito di fede religiosa penso che in quanto rappresentanti di uno stato laico dovremmo tutti e tutte riflettere in profondità sugli ambiti propri delle varie religioni. Anche perché, come ha scritto il presidente del Guado (associazione di gay cattolici) al sindaco Pisapia, non vorremmo che tra alcuni secoli ci venisse chiesto scusa per le discriminazioni subite.

Non ci consola il pensiero che avremo lo stesso trattamento riservato alle streghe, agli ebrei, a Galileo o Giordano Bruno. Le nostre vite sono qui, ora e con tutte le nostre forze rivendichiamo la dignità e la forza dei nostri pensieri ma anche dei nostri bisogni, dei nostri desideri e dei nostri affetti.
Qualcuno penserà che queste ultime frasi siano poco “politiche” perché riguardano anche la mia vita. Ma il femminismo con l’affermazione “il personale è politico” ha svelato come alla base della convivenza civile ci siano le vite concrete delle persone per cui la politica deve tener conto delle vite per far sì che tutte e tutti abbiano la possibilità di vivere una vita degna di essere vissuta.

Ma a ben vedere la questione di riconoscere uguali diritti civili a tutti i cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale non è un problema che riguarda le minoranze non riguarda i così detti “diversi”. Riguarda tutte e tutti!

Un po’ come la questione delle leggi razziali del ’38 non era un problema degli ebrei ma degli italiani, come le discriminazioni contro i neri negli Usa fino agli anni ’60 non era un problema dei neri ma di tutta la società americana, come la violenza contro le donne non è un problema delle donne ma degli uomini e delle donne.

Questa è la base della democrazia per cui ci impegniamo. Proprio per questo principio anche se abbiamo un lavoro  lottiamo contro la disoccupazione e il precariato, anche se siamo laureati lottiamo per la scuola pubblica e aperta a tutti…
I diritti non sono un affare di coscienza e non possono essere messi in discussione se non al prezzo di tradire la verità più profonda: che siamo tutti e tutte uguali nel nostro desiderio alla felicità, nella consapevolezza della nostra comune vulnerabilità.

Per questi valori fondanti la convivenza civile, ogni piccola decisione che aiuti a costruire e concretizzare l’uguaglianza dà senso al nostro impegno e al nostro ruolo di rappresentanti dei cittadini e delle cittadini della nostra città.

Per questo sono onorata ed anche un po’ commossa di aver contribuito e di contribuire con il mio voto a favore all’istituzione del registro delle Unioni Civili augurandomi che sia un piccolissimo passo verso la realizzazione della richiesta e dei bisogni di coloro che sono ancora discriminati e che attendono di essere cittadini e cittadine a tutti gli effetti di un vero paese democratico.

 

 

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