Una petizione per garantire alle donne l'epidurale gratuita
proposta da Paola Banovaz


Gentile Direttore,

Leggo con piacere l'intervista al dottor Morgantin, primario anestesista al Civile di Venezia. Sono veneziana e ho fatto nascere mio figlio proprio nell'ospedale lagunare. Fuori dalla fascia oraria prevista per l'epidurale. Niente analgesia per il mio parto e per quello di tante altre donne. Donne che spesso non sono sufficientemente informate sull'argomento. Già, perché se da un lato c'è il finto problema economico - perché i fondi si possono trovare anche in piena recessione - dall'altro c'è il completo disinteresse delle stesse donne riguardo uno dei capisaldi della democrazia e dell'uguaglianza: il diritto di scegliere e nello specifico se partorire con o senza dolore. Ma andiamo con ordine. Morgantin lamenta l'assenza di volontà: in piena recessione nessuno vuole trovare soldi per la parto-analgesia.

Solo poca volontà appunto perché l'Osservatorio regionale per le cure palliative e la lotta al dolore, nella relazione sullo stato di attuazione della DGR 309/2003 Veneto redatta nella primavera del 2007, osservava come il recupero dei cesarei verso un travaglio naturale permette un'elevata razionalizzazione dell'offerta. Infatti il record di tagli cesarei nel nostro paese è dovuto all'impossibilità per molte donne di poter evitare un parto doloroso. Parliamo magari di secondipare che hanno avuto esperienze traumatiche o di donne che semplicemente vogliono poter utilizzare i progressi della medicina nel campo dell'analgesia. Progressi largamente applicati nelle operazioni al ginocchio e all'anca.

La relazione in proposito è precisa e non scopre nulla di nuovo. Infatti già l'ex Ministra Prestigiacomo, sei anni prima negli atti del Congresso "La scelta del parto La gioia della nascita", rilevava questa anomalia tutta italiana. E ancora, a ritroso, il Comitato Nazionale di Bioetica nel 2001 chiedeva parto indolore, conservazione autologa del cordone e asili nido. Siamo nel 2009 e tutto tace. Peggio, si parla d'altro. Di parto rigorosamente naturale, di nascite in casa, di training autogeno come sistema per affrontare il dolore del travaglio. Perché nei corsi preparto, spesso, l'epidurale non viene nemmeno citata.
La scuola del Naturale spopola tra le future mamme. Viene demonizzato il parto in ospedale dimenticando che, prima del 1960, anno in cui il parto fu definitivamente ospedalizzato, mettere alla luce un figlio poteva significare perdere la vita. L'icona del parto naturale e/o in casa sono i Paesi bassi, unico stato Europeo a vantare un 30% di nascite tra le mura domestiche. Eppure si tace sulle cifre olandesi. Secondo l'ultimo rapporto Peristat II del Dipartimento di Sanita' Pubblica della Commissione Europea (EUROPEAN PERINATAL HEALTH REPORT better statistics for better health for pregnant women and their babies) l'Olanda detiene il triste record di mortalità perinatale.
Ma c'è di più. Lo scontro tra corporazioni. Le ostetriche si oppongono all'analgesia ritenendo che la pratica condurrebbe il parto a una medicalizzazione totale. Gli anestesisti la difendono.
E in tutto questo le donne che fanno? Guardano altrove. Molte discutono. E quello che dicono dimostra che il dolore del parto è ancora tabù.

Nei nove mesi di gravidanza si parla di tutto ma non di dolore. Di quello che si proverà. E quando tutto è finito si dice che si è dimenticato. Il dolore è il rito di iniziazione verso la maternità. La capacità di passare indenni la prova dimostra la nostra forza di madri. Una donna che non vuole soffrire per suo figlio è una madre indegna.
La sofferenza è l'ultima isola felice di un'umanità perduta nell'oceano della modernità insensibile ed edonistica. Così le donne entrano in sala parto e si mettono nelle mani del personale ospedaliero. Personale che ha in testa un'idea di parto.
La stessa partoriente nei nove mesi se ne è costruita una. Spesso le due idee non coincidono. E allora può capitare che si somministri l'ossitocina - che aumenta contrazioni e dolore - senza epidurale, che si usi la ventosa o si pratichi un'episiotomia senza analgesia.
La donna soffre ma non si lamenta.
Ma la donna può e deve chiedere un parto libero da pregiudizi metodologici e più umanizzato. L'epidurale, esattamente come l'aborto, è la cartina tornasole di un effettivo diritto di scelta. Nessuno chiede l'anestesia obbligatoria. Pretendiamo solo un diritto. Che oggi se va bene ha degli orari: dalle 8:00 alle 20:00, sabato e domenica esclusi.

Per questo vi chiedo di aiutarci e di firmare la petizione epidurale gratuita e garantita. Sempre.
http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita

Lettera firmata

20-04-2009

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