Corpo.
L' ossessione della modernità
di Natalia
Aspesi
Il corpo
vince, il corpo perde? Il corpo sta diventando un' illusione, una fantasia,
si stacca dalla vita, assume una perfezione immaginaria mentre nella realtà
dilagano anoressiche e bulimici, diventa eterno mentre, giovane, muore
di guerra, di crimine, di sabato sera, di malattia, di suicidio. Il corpo
si è trasformato in un' ossessione, ha occupato il pensiero, si
è fatto prodotto: il corpo vende e si vende, compra e si fa comprare.
Il corpo è denaro. Vive molto di più, dura molto meno, racchiuso,
per contare, nello spazio sempre più angusto di una giovinezza
che viene promessa come infinita e che invece tende a privilegiare soprattutto
l' adolescenza.
Il corpo è politico: lo è quello delle donne, da sempre
al centro delle ansie religiose, legislative, sociali, da sempre regolato,
imprigionato, controllato, temuto. Il corpo delle donne alimenta il feroce
dissidio tra Islam e Occidente: l' Islam lo asservisce occultandolo, l'
Occidente lo umilia denudandolo, le donne islamiche reclamano la libertà
di portare quel velo che le imprigiona non solo simbolicamente, le donne
occidentali si sentono libere perché oggi devono svestirsi davanti
a milioni di telespettatori, costrette ad usare il loro corpo come una
clava, la bellezza come sola identità. La storia racconta che le
donne occidentali non hanno mai avuto diritto a un corpo e neppure a una
bellezza naturali: il loro seno è stato appiattito o sollevato,
la vita cancellata o assottigliata sino a morirne, i fianchi e il sedere
piallati dai busti o enfatizzati da crinoline e panier, i capelli rasati
alla fronte oppure gonfiati da posticci e parrucche, i volti imbiancati
dalla cipria o arrossati alle guance, le sopracciglia rasate e ingrossate;
ci sono state epoche in cui le donne alla moda erano opulente, materne,
oppure mascoline, oggi la moda le vuole finte, con un corpo inventato,
sottile qua e gonfio là, ed è il mercato della loro visibilità
a dettare le regole: seno a palla rifatto ed esposto, gambe infinite su
ipertacchi impraticabili, gelide labbra gonfiate, via ogni filo di grasso
in più con diete o ripetuti interventi chirurgici. E poi, capelli
lunghi e lisci, sorriso continuo in tivu, broncio desolato in passerella:
età, prima dei quaranta sei fuori, come la bellissima Nicole Kidman
che ha perso la sua luminosa misteriosa grazia con il lifting e sta accaparrando
ruoli su ruoli in attesa della sua personale apocalisse.
Ma poteva l' immenso mercato del corpo apparente accontentarsi delle donne,
anche se milioni e milioni, disponibili a farsi intrappolare o anche solo
a sognare? Così l' angoscia per il proprio corpo è dilagata
tra gli uomini, e la loro da sempre diffusa ansia da prestazione si è
spostata dal sesso all' estetica. è nata la mistica della maschilità
con le sue riviste che a poco a poco hanno messo (non del tutto) da parte
l' ipocrisia di voler insegnare agli uomini come piacere alle donne, per
concentrarsi sul piacere soprattutto a se stessi (o parzialmente, anche
agli altri uomini). "23 cibi antipancia", "spalle più
larghe in 90 secondi!", "forte e calmo!", "15 beauty
farm per l' uomo" (sul mensile For men); "addominali super,
è facile", "34 integratori top per l' uomo", e poi
per Men' s health italiano, lo scoop: «oggi Pier Silvio Berlusconi
spegne la Tv e ti trasmette il suo workout, la sua dieta, i suoi consigli
per un fisico da prima serata», seguono foto del bel giovanotto
muscoloso nella palestra della villa di Arcore, alle prese con crossover,
nuoto, pesi, jogging più dieta («il lupo cattivo sono gli
zuccheri!») e integratori. Con Max, l' avido aspirante alla virilità
da copertina trova il photobook con manifesto "starring" Fabio
Cannavaro, massima icona virile del momento, testa rasata, sorriso perfetto,
torso nudo, guerriero giapponese tatuato sul braccio destro.
Il corpo come banca, come mercato, come patrimonio: è un esperto
di strategia delle banche, di mercati finanziari, di gestione dei patrimoni,
Hervé Juvin, l' autore di Il trionfo del corpo
che esce adesso in Italia nella collana Cultura e Impresa delle
edizioni Egea (pp.195, euro 18.00). Dice: «Dopo gli dei,
le rivoluzioni e i mercati finanziari, il corpo diventa il criterio di
verità. Solo il corpo dura, solo il corpo permane. Riponiamo in
lui tutte le nostre speranze e da esso ci aspettiamo una realtà
che altrimenti ci sfugge. Il corpo è diventato il centro di tutti
i poteri, l' oggetto di tutte le nostre aspettative, e persino quelle
di salvezza. Noi siamo questi esseri strani, questi sconosciuti, gli uomini
del corpo».
Ma quale corpo? Un corpo irreale, costruito, trasfigurato, desiderato,
bugiardo, continuamente promesso e quasi mai ottenuto. La televisione,
i giornali di gossip degradato alle sole comparse televisive, (dette showgirl
ma anche opinioniste) le riviste di moda, mostrano una moltitudine di
ragazze e ragazzi di grande bellezza momentanea e intercambiabile: è
come se il mondo fosse popolato solo dalla giovinezza e dalla bellezza,
mentre chi guarda ne è escluso, costretto in una foresta dimenticata
e aliena, ancorata alla bruttezza e alla malattia, all' invecchiamento
e alla morte; che si dibatte nella precarietà finanziaria, aspetta
mesi per una visita medica, non ha i soldi per il dentista, non ha accesso
al fervore e alla creatività tecnoscientifica che fornisce pezzi
di ricambio al corpo in dissesto.
E se è donna sa che il suo corpo decantato come prezioso, libero,
vincente, corre il rischio di essere violato dalla violenza sessuale,
che quando in Italia la politica discute su temi che riguardano il suo
corpo, come recentemente la fecondazione assistita, prevalgono la Chiesa,
il moralismo, la diffidenza, l' imperio, sui suoi bisogni e i suoi diritti.
Messo sul mercato della libertà sessuale come merce disponibile,
il corpo tanto glorificato ma muto, inerte nella sua esposizione, perde
valore, se ne cercano di più preziosi, come quelli, sacri, dei
bambini: il corpo del pedofilo si impossessa del corpo infantile per il
piacere che gli adulti, donne e uomini, narcisi impegnati spasmodicamente
ad autopiacersi, non possono più dare. Il corpo trionfa nei media,
ma il suo contenitore, la moda, che del resto i media li invade, viene
messa sotto accusa, astrattamente, come strega malefica che impone modelli
fisici impossibili: soprattutto adesso che con le ultime collezioni, gli
stilisti si sono ribellati al trash televisivo e rivestendo le donne,
hanno bisogno di corpi ancora più adolescenti. Gli abiti sono merce,
devono farsi desiderare, entrare nei sogni anche delle ciccione: chi mai
sarebbe attratto da un modello che inchioda le donne al loro corpo espanso,
non amato, o accettato per disillusione e rassegnazione?
Nell' era del corpo trionfante, il corpo nemico da dominare annientandolo
non passa dalla moda ma da Internet. I siti pro-Ana (anoressia),
costituiscono delle sette, sorta di movimenti underground dove si lancia
un appello a dimagrire ad oltranza, come una forma di protesta e opposizione
al mondo degli adulti. Tra i dieci comandamenti, seguiti dalle ragazzine
che per riconoscersi portano un braccialetto rosso, «tu non sarai
mai troppo magra, essere magri e non mangiare sono segni di vera volontà
di potere e successo». Il corpo dissacrato passa anche dai reality
show, cui Amelie Nothombe, che spesso affronta il tema dell'
anoressia, dedica un suo romanzo. C' è un piacere feroce, nello
spettatore per esempio della serie "L' isola dei famosi",
constatare come all' inizio erano in forma i corpi dei partecipanti di
ignota fama e come a poco a poco quei corpi si sono ammalati, piagati,
dimagriti. Il corpo fa spettacolo, anche se corrotto e imbruttito, purché
nei limiti della fiction, dello show, del virtuale, purché faccia
dimenticare il corpo reale, quello difettoso, vivo, che conosce la sofferenza
e la fine.
articolo
tratto da Repubblica dell'11-11-2006
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