Legge 40 un errore non abolirla

di Angela Azzaro


Minerva Lopez


A forza di gridare contro la legge 194, come al lupo al lupo, il rischio è che non ci si faccia più caso. Le sortite della destra, del Vaticano, ma anche di una buona parte del centrosinistra diventano un rumore di sottofondo a cui si attribuisce poco peso e l'allarme diventa sempre più flebile fino a scomparire del tutto.
E' un rischio che non si può correre, anche perché gli effetti della campagna contro la libertà della donna di decidere sul proprio corpo sono sotto i nostri occhi e sono effetti preoccupanti.
Aumento degli obiettori di coscienza, trasformazione in ambulatori o chiusura dei consultori, ma ancora peggio spostamento a destra del senso comune.
Trent'anni fa, quando la legge fu approvata, forse nessuno si sarebbe arrischiato, pur contrario, a lanciare una campagna per una moratoria dell'aborto. Oggi Giuliano Ferrara lo può fare senza provocare lo scandalo che meriterebbe.

Come si è arrivati a questo punto? Le ragioni vanno ricercate prima nell'approvazione della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, subito dopo nella sottovalutazione della sconfitta referendaria per cambiare la normativa.
La legge 40, come ha scritto bene tempo fa Stefano Rodotà sulle pagine di Repubblica, è una violenza di Stato compiuta sulle donne: ne lede l'autodeterminazione, la libertà, la dignità considerandole al pari di un contenitore.
E' da qui che bisogna ripartire per evitare gli attacchi alla legge 194 o qualsiasi modifica in sede parlamentare. I due fatti sono strettamente connessi.
L'articolo1 della legge 40 ribalta il senso di quella sull'interruzione di gravidanza. Dice cioè che l'embrione è soggetto di diritto al pari della madre, mentre il legislatore trent'anni fa riconosceva la salute e la libertà di scelta della donna come il valore fondamentale da tutelare.
E' un salto di paradigma a trecentosessanta gradi, perché fa valere l'idea che la vita è qualcosa di astratto, divino, che usa il corpo della donna, ma che da questa prescinde.
Corpo contenitore appunto. Corpo da degradare. Corpo da abusare. L'embrione intanto è diventato "uno di noi" che detta legge, crea maggioranze parlamentari, poco ci manca che vada al governo.

Eppure della legge 40 non se parla più o se ne parla solo quando si vogliono riscrivere le linee guida in senso blando o peggiorativo. In pochi sollevano il problema che non solo va cambiata, ma va cancellata.
Il programma dell'Unione non ne faceva neanche cenno. Non è un caso. E' un fatto che aiuta a spiegare le forze in campo: da una parte un centrosinistra appeso ai ricatti dello schieramento teodem, dall'altra una sinistra che continua a sottovalutare l'entità politica e simbolica della legge 40.
In questi anni le forze cattoliche e di destra ci hanno creduto, hanno fatto una campagna senza precedenti e hanno creato consenso. Hanno cambiato il paese.
La legge 40 è il loro atto fondativo a cui difficilmente possono rinunciare e che, come tutti gli atti fondativi, contiene anche le previsioni per il futuro. Ha cioè scritto tra le righe il modello di società che si vuole costruire: una società fondata sulla famiglia eterosessuale, sul dominio dell'uomo, sull'esclusione di tutte le diversità.
E' l'atto di nascita della biopolitica, della politica sui corpi, sulla loro normazione e in quanto tale ha posto le basi anche per l'ideologia alla base del pacchetto sicurezza: normare il corpo delle donne è stato storicamente il primo passo per la normazione e l'esclusione di tutte le altre diversità.

E il centrosinistra e la sinistra? Il Pd, pur con alcune sfumature diverse, insegue la destra sullo stesso terreno. Fa insomma un ragionamento molto semplice: se l'elettorato va da quella parte, gli offro, anche se più blandamente, lo stesso pacchetto ideologico.
La sinistra, pur contraria alla legge 40, continua a sottovalutarne la portata. A non capire, a differenza dei teodem, che i temi della vita, del corpo, delle libertà sono oggi centrali anche nella società e che bisogna fare tutto, ma proprio tutto, per spostare nuovamente il senso comune.
E' vero, oggi mancano i numeri in Parlamento per modificare e ancor di più per abolire la normativa sulla fecondazione medicalmente assistita, ma questo non esaurisce le possibilità della politica.
Ci sono tante cose da fare aprendo un confronto pubblico e non giocando solo di rimando alle provocazioni dei teodem.
Gramsci avrebbe detto fare egemonia.
Non è facile in una società frammentata. Ma non lasciamo che siano Binetti e la peggiore destra a dire alle donne, a tutti, che cosa sia la libertà, che cosa sia la vita.

 articolo pubblicato da Liberazione del 3 gennaio 2008

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