Banana Yoshimoto, Presagio triste
di Liliana Moro

Agile, breve e intenso l’ultimo romanzo di Banana Yoshimoto pubblicato da Feltrinelli: Presagio triste.

Dapprima ha l’andamento di un giallo: i personaggi palesemente nascondono un segreto e la giovane protagonista, Yayoi, va e viene tra due case diametralmente opposte, quasi speculari. Una è ordinata, solare, con il frigo rifornito e il giardino perfettamente curato, l’altra avvolta dal verde di una vegetazione abbandonata a se stessa, piena di ombre, di silenzio e di polvere.

Ma niente è quel che sembra e Yayoi, che non riesce a ricordare nulla della sua infanzia, si sente appagata e a suo agio proprio nella casa silente e polverosa, abitata solo dalla giovane zia Tukino, che suona struggenti melodie al pianoforte a qualunque ora del giorno e della notte.

Il percorso di svelamento è dolce e sinuoso: le tessere del mosaico si collocano con naturalezza al loro posto e il dolore della verità non apre ferite, anzi le risana nella scoperta dei legami d’amore che costituiscono, costruiscono la vita, permettono di guardare la morte.  Nulla avviene per magia e non c’è ombra di sentimentalismo, in questa narrazione centrata sulle movenze dei sentimenti, in cui il paesaggio giapponese assume una funzione via via sempre più significativa.

Si potrebbe dire che lo sguardo posato sulla natura lascia entrare nei personaggi la percezione dell’armonia che governa il mondo e quindi permette loro di cogliere, anche se con fatica, il proprio posto nella giusta relazione con gli altri.

Infatti la Yoshimoto chiude così: “… il cielo si faceva sempre più scuro, e le stelle cominciavano a venire a galla a una a una. [… ] restammo ancora un poco a guardare in silenzio il lago buio.”

Banana Yoshimoto, Presagio triste, Feltrinelli,
2003, pagg. 128, € 7,50