La Escola, un edificio
di mattoni rossi con una facciata imponente, è immerso in un parco
lussureggiante, nel quartiere di Sarrià. I viali del giardino, dalle prime
ore del mattino, sono popolati di personaggi particolari: cattolici e
protestanti, ortodossi e buddisti, scintoisti e animisti, sikh e indù,
fino a islamici e ebrei che camminano a braccetto e sorridono tra di loro.
Non mancano neanche i culti cosidetti pagani, come le streghe di Wicca o i
druidi, perchè dialogare (anche se provvedere a un adeguato sistema di
traduzioni in simultanea sarebbe stato indicato) significa proprio questo:
includere tutti con pari dignità. I rumori e la frenesia della Barcellona
cosmopolita sono lontani, qui regna la quiete e il silenzio, tra volti
bianchi o neri ma tutti ugualmente distesi. Il Parlamento è un'idea, un progetto che si è fatto realtà in una città che vive di notte con i suoi eccessi e la sua trasgressione. Sacro e profano, ma così è ancora più bello. Tanto interessante che un'iniziativa locale ha colpito le grandi agenzie delle Nazioni Unite. L' Unisco (l'agenzia Onu che si occupa di cultura e dialogo tra i popoli) e l'UNDP (l'agenzia dell'Onu che si occupa di sviluppo), da questa edizione, sono diventati tutor dell'iniziativa. Il concetto è che quello catalano, per il dialogo interreligioso, sia un modello universale ed esportabile. L'incontro si snoda con una serie di conferenze compresse (troppo compresse per chi avesse voluto seguire un po' tutto) tra le 9 del mattino e le 18. Video, diapositive e dibattiti si alternano a momenti di musica tradizionale di tutte le confessioni e, in modo particolare, a confronti con il pubblico. L'elemento in comune
tra le varie iniziative è l'approccio: qui non ha cittadinanza la
religione delle crociate, delle lapidazioni o delle `passioni' truculente.
Le persone che sono arrivate all'Escola cercano gli elementi in comune,
non sottolineano le differenze. E la preghiera congiunta che apre i lavori
è forse il momento più simbolico dell'incontro tra i relatori e il
pubblico. La comprensione e il
rispetto verso le culture altre, in una società civile compiuta, devono
passare necessariamente attraverso l'uomo comune che vive la convivenza
attorno ai problemi quotidiani più che in riferimento alle dotte questioni
di fede. Un primo passo di un cammino molto più lungo e difficile dunque.
Il Parlamento adesso esiste però, e da qualche parte bisognava pur
cominciare. E quando si vedono una donna pastore protestante e un teologo
islamico che, a braccetto, scherzano con un rabbino ebreo, ci si rende
conto che questa è la strada giusta. Questo articolo è tratto dal sito Peacereporter
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