LIBERAZIONE DELLE DONNE: LA VOGLIAMO DAVVERO? Maria Carla Baroni Introduzione al dibattito alla Festa nazionale del PCI a Orvieto
Questa data, che dovrebbe ritornare a essere festa nazionale, rappresenta la vittoria della laicità dello Stato, della libertà individuale nella scelta di religioni, filosofie, ateismo, scelte di vita e di morte. La legislazione di uno Stato laico dovrebbe consentire la laicità a tutti/e e solamente prevedere le modalità di esercizio delle scelte di libertà dal punto di vista giuridico (divorzio) e, per alcune (aborto, eutanasia), anche la tutela dal punto di vista sanitario. L’Italia non è ancora uno Stato completamente laico e le conquiste ottenute sono continuamente attaccate dallo Stato della Città del Vaticano ( uno Stato estero rispetto all’Italia, non dimentichiamolo! ), oltre che dai partiti di destra. E questi attacchi colpiscono soprattutto le donne, che lo stesso papa Bergoglio, capo di uno Stato estero oltre che di una religione, definisce assassine quando abortiscono, così come chiama assassini i medici che ottemperano alle prescrizioni di una legge dello Stato italiano… Quindi in una iniziativa sulla liberazione delle donne non potevo che iniziare ricordando questa data del XX settembre, cui per fortuna sono intitolate vie in varie città italiane.
Sono necessarie varie forme di liberazione: - la completa scelta sul proprio corpo, sessualità e maternità ( se e quando essere madri, aborto, legge 194, consultori pubblici, asili nido e scuole per l’infanzia, servizi per anziani e vecchi, frequentissimo abbandono del lavoro dopo la nascita del primo figlio…) - la liberazione dalle varie forme di violenza: fisica (fino al femminicidio), sessuale (fino allo stupro, anche di gruppo), psicologica, economica. Opera in tal senso D.i.Re Donne in Rete contro la Violenza - la liberazione dallo sfruttamento capitalistico del lavoro, che si potrà ottenere solo con il superamento del sistema capitalistico; ma qualcosa di può fare anche adesso, come ad es. ottenere la effettiva parità retributiva tra uomini e donne a parità di mansione, l’equiparazione dei congedi parentali, la retribuzione svincolata dalla produttività e dalla presenza sul luogo di lavoro, il contrasto al demansionamento al ritorno dopo la maternità, il superamento del tempo parziale imposto…) - la liberazione dalla guerra, che è figlia del capitalismo, come mise bene in luce già Rosa Luxemburg; in qualsiasi guerra le donne sono sempre perdenti, sia che appartengano al popolo cosiddetto vincitore sia al popolo cosiddetto vinto; sono sempre le donne che vedono morire figli, mariti, fratelli; sono sempre le donne che vengono stuprate e sempre più spesso deportate, costrette alla fuga, uccise, dato che le guerre moderne colpiscono sempre più massicciamente la popolazione civile.
Un primo giro su ciò che oggi soggetto presente stasera fa per le donne. Un secondo giro: 1) sulla indispensabilità di costruire relazioni e alleanze tra i soggetti delle donne e le donne dei soggetti misti, cioè tra le donne delle varie forme della politica, intendendo per politica qualsiasi forma di attività che riguardi la vita collettiva (partiti, sindacati, associazioni, movimenti, collettivi, comitati di base,…), l’UNIONE FA LA FORZA. Concordare e precisare gli obiettivi di volta in volta tra i vari soggetti, unificare le lotte, sostenere le lotte degli altri soggetti con azioni contemporanee concordate in modo da rafforzarsi a vicenda; 2) sulle difficoltà che generano diffidenza, contestazione, contrasto, rifiuto perfino al semplice contatto e al dialogo. Difficoltà dovute alle differenti origini storiche (partiti e sindacati nati a cavallo tra ‘800 e ‘900, con forma organizzativa basata sulla rappresentanza e su meccanismi elettivi, sostanzialmente a opera di soli uomini in un’epoca in cui le donne erano relegate in casa, relegate nel privato, private cioè della dimensione pubblica; movimenti, collettivi e comitati nati negli anni ‘60 del ‘900 in forma fluida e con andamento carsico, con il rifiuto della rappresentanza, che poi si ripropone di fatto come elemento indispensabile di funzionamento di qualsiasi organismo. Difficoltà dovute alla differente dimensione e al presupposto (tragicamente illusorio) di possedere i veri obiettivi e l’unica forma efficace di azione politica. I nodi di Non Una Di Meno di Roma e di Perugia si sono rifiutati di partecipare al dibattito odierno perché proposto dalle donne di un partito, nonostante tali donne siano femministe, oltre che comuniste. Alcuni luoghi storici delle donne (l’Unione Femminile Nazionale di Milano e il Giardino dei Ciliegi di Firenze) rifiutano di ospitare convegni proposti da donne di un partito, anche se comuniste e femministe, anche quando i convegni proposti sono mirati al dialogo tra donne di varie forme della politica. Si privilegia la forma organizzativa (un semplice guscio) rispetto agli obiettivi e alle proposte (la polpa), come se i partiti fossero tutti uguali. 3) sulla disponibilità ad avviare la costruzione di alleanze, di azioni e lotte comuni tra donne delle varie forme della politica.
In questa situazione LA LIBERAZIONE DELLE DONNE IN ITALIA LA VOGLIAMO DAVVERO?
I due soggetti principali per costruire l’unità d’azione tra donne sono a mio parere la CGIL, che dovrebbe ritrovare la conflittualità che aveva ai tempi di Giuseppe Di Vittorio e di Teresa Noce, e Non Una Di Meno, movimento formato in prevalenza da giovani, con la sua carica di entusiasmo e di radicalità, che dovrebbe però rendersi conto della situazione complessiva dei rapporti di forza tra i generi e soprattutto del fatto che come donne dobbiamo lottare TUTTE contro il blocco economico/finanziario/militare/religioso che è insieme capitalistico e patriarcale.
Maria Carla Baroni responsabile nazionale Politiche di genere PCI
Orvieto, Festa nazionale PCI, 20 settembre 2024
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