Donne e Internet
un rapporto ancora difficile


di Barbara Mapelli e Sara Sesti






Barbara Mapelli

Leggo sull’Osservatorio contenuti digitali all’interno del sito AIE (associazione Editori Italiani) una ricerca interessante, realizzata da Ac Nielsen e commissionata dalla stessa AIE (data di pubblicazione marzo 2007) sull’uso di Internet in Italia.

Tra i risultati dell’indagine mi colpisce in particolare una slide, che riassume l’uso per coorti di età divise per genere:
 tra i/le giovani le donne sono più numerose utenti degli uomini
(14-19 anni, M 30, F 34, 20-24 anni, M 30, F 36),

ma nelle fasce d’età successive si assiste a un ‘crollo’ dell’utenza femminile

(25-34 anni, M 36, F 26; 35-44 anni M 27, F 11; 45-54 anni M 16, F 4; sopra i 55 anni M 5, F 1).

Come spiegare un’inversione di tendenza così netta?

L’indagine non propone ipotesi, almeno nella sintesi che si può leggere sul sito. Potrei farne alcune:

le donne dopo i 25 anni hanno meno tempo, impegnate nel doppio lavoro, professionale e di cura famigliare (dal quale gli uomini italiani sono tuttora largamente assenti);

le donne più difficilmente degli uomini possiedono un computer personale, finché sono nella famiglia d’origine usano quello di casa – padre, fratelli;

le donne, che hanno in Italia come altrove un consumo culturale (libri, teatro, musica, cinema…) più elevato di quello maschile lo accentuano dopo i 24 anni  a discapito del tempo passato in Internet;

i contenuti dello spazio digitale sono rivolti soprattutto a un pubblico maschile e le donne, arrivate in età adulta, tendono ad allontanarsene…

E via così: forse ciascuna di queste ipotesi possiede una parte di verità, ma certamente sarebbe interessante capire meglio! Interessante anche per chi gestisce gli spazi Internet, che potrebbe pensare a prodotti più graditi e di interesse per le donne. Per gli altri problemi, tempo, lavoro di cura ecc. gli interventi evidentemente sono di natura ben più complessa, ma il ‘mondo digitale’, anche in questo, può dare il suo contributo. O no?

Sara Sesti

Da insegnante di Matematica ricordo bene che i primi Personal Computer sono entrati nella Scuola Media Superiore a metà degli anni ’80 e che l’insegnamento dell’informatica è iniziato circa 20 anni fa. I ragazzi/e che l’hanno ricevuto in modo sistematico hanno oggi meno di 35 anni. Le persone di età superiore hanno quindi imparato a usare il PC  fuori dalla scuola: o nel mondo del lavoro o “smanettando”, per interesse a qualche sua applicazione. Nei dati 2007 sull’uso di Internet in Italia, il  “crollo” dell’utenza femminile di età superiore ai 34 anni mi sembra conseguenza della  condizione di maggiore esclusione delle donne dal mondo del lavoro e non mi meraviglia affatto.

Mi colpiscono i dati riguardanti le giovani di età inferiore ai 25 anni perché decisamente in risalita rispetto a quelli di qualche anno fa: nel 2002, la ricerca condotta dalla Fondazione Bellisario e da FTI-Forum per la Tecnologia dell'Informazione definiva le ragazze come  “utenza di minoranza”  rispetto ai maschi della stessa età.
Restano invece sconfortanti i numeri relativi alle giovani di fascia d’età 25-34 anni.
Concordo con Barbara Mapelli sulle motivazioni della loro assenza in rete, ma mi piacerebbe porre altre domande.

 L’indagine “Bellisario”  testimoniava che in generale le donne “non impazziscono” per la rete:
solo il 35% utilizzava di solito Internet. L’età delle internaute era diversa dall’ attuale: a navigare erano soprattutto donne tra i 36 e i 50 anni (48%); seguivano le ultracinquantenni (27%), mentre le più giovani (tra i 18 e i 35 anni) raggiungevano il 26%.

La stessa ricerca documentava come per l'85% delle donne l'accesso alla rete fosse legato alla vita sociale: relazioni personali, informazione, approfondimento culturale o curiosità. Molte di meno le donne che consideravano invece Internet uno strumento di lavoro: la percentuale di utilizzo della rete per lavoro e business era infatti pari al 14%. Estremamente esiguo era poi il ricorso al commercio elettronico, un'attività praticata solo dall'1% del campione. Rispetto a quell’uso di Internet oggi certamente qualcosa è cambiato e sarebbe interessante registrare il nuovo profilo delle utenti.

Nel 2002,  le professioniste rappresentavano il 26% , le imprenditrici e donne d'affari il 12% e le dirigenti il 4%. Nella categoria “altro” (58%) erano incluse anche casalinghe e studentesse.  Quanto conta anche oggi il gap culturale? Chi resta esclusa? Solo un aggiornamento dei dati qualitativi mi sembrerebbe utile a capire i cambiamenti attuali a pensare ai possibili modi per avvicinare maggiormente le donne all’uso della rete.

 

Questo scambio di idee è in corso sul blog vitadigitale.corriere.it

 

5-3-08

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