L’origine

di Donatella Bassanesi

 
Frida Kalho, The love embrace

L’origine è inscritta nella lingua. Ogni pensiero è pensato dalle parole con cui si dice (così l’origine delle parole è oggetto di ‘etimologia filosofica’ (Giovan Battista Vico), e il pensare è pensiero originario.

L’origine non è il fondamento (non si costruisce di terra), è un luogo inimmaginabile ma vedente, che vede nella terra (come è inscritto nel suo nome).
Si costituisce come ignoto ed è arché (insieme arcaico e dominante).

L’origine interrompe. In una certo senso si stacca dal tempo da cui ‘nasce’, è un prodotto di quel tempo e tuttavia ne è anche negazione.
Nel punto di origine si affrontano il prima e il  dopo, il noto e l’ignoto, il possibile e l’impossibile.
Eppure “quanto più scavi nel sotterraneo mondo del passato, quanto più profondamente si penetri e cerchi, tanto più i primordi dell’umano, della sua storia, della sua civiltà, si rivelano del tutto insondabili e, pur facendo scendere a profondità favolose lo scandaglio, ‘via via’ e ‘sempre più’, perché l’insondabile si diverte a farsi gioco della nostra passione indagatrice, le offre mete e punti d’arrivo illusori, dietro cui, appena raggiunti, si aprono nuove vie del passato” (Thomas Mann, Die Geschichten Jakobs, 1933, tr. it. Le storie di Giacobbe, Mondadori, Medusa, 1974,  p. 9).

L’origine è ‘pensiero che si fa materia’ (Giordano Bruno). 
Comunicazione della materia, non concentrazione dell’Io.
Essere materia incisa (dalle emozioni, sentimenti, passioni), essere parola-discorso-essere tra (l’uno e l’altro), di cui conosciamo indirettamente tracce di verità per analogia.
Nell’essere ‘pensiero che si fa materia’, i fatti, la storia diventando materia originaria, sfida la consuetudine, il tempo e il luogo.

Ma dell’origine non può esserci consapevolezza in chi la provoca. Dunque la consapevolezza dell’origine sta al di fuori dell’origine – che appartiene all’ombra e all’oblio.
La consapevolezza dell’origine si traduce nella consapevolezza della differenza, nessuno uguale a nessun altro è la originarietà come principio (nei due sensi), che è anche sofferenza della differenza, è essere nella debolezza della mente umana, che nella luce del dolore impara a conoscere (Giovan Battista Vico).

Conoscibilità-inconoscibilità del differente, dell’altro, dell’estraneo, straniero, la stranezza.
Perciò non essere dogmatici.

Il punto di vista è metafisico. È  riuscire a contrastare la tradizione delle soggezioni, delle abitudini, segnando un punto a capo (come nella nostra storia sono state le Eresie, la Riforma Protestante, la Rivoluzione francese...).
Così criticare con la ragione i pregiudizi e le superstizioni che tiranneggiano il pensiero.

È applicare la ragione all’esperienza (Immanuel Kant). Una rivoluzione copernicana nella filosofia che, invece di partire dal mondo, parte dall’io che guarda il mondo (le cose che noi percepiamo in uno spazio e in un tempo).

 

 

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