La lingua delle antenate

Di Donatella Bassanesi

 

 

È una collaborazione della Libera Università delle Donne di Milano e della Zona 9, il ciclo di cinque incontri che iniziano lunedì 7 giugno, nella Sede comunale di via Empoli 9 (orario: 16-18).

Il Corso si svolge intorno al ciclo di affreschi rinascimentali appartenenti alla Villa di delizie che si usa chiamare Bicocca degli Arcimboldi (è prevista una visita).

La Bicocca degli Arcimboldi fu affrescata in molte sue parti, anche esterne, alla fine del XV secolo. A Milano operavano Bramante, Filerete, e specialmente Leonardo che ridisegna il tracciato medievale della città, riattivando le due direttrici fondamentali della città romana (il cardo e il decumano), ponendo le condizioni perché la città si aprisse verso l'esterno, diventasse una città nuova.

Gli affreschi sono in gran parte scomparsi. Ma rimane quasi interamente un ciclo in una stanza, in cui sono rappresentate unicamente donne.
Siamo davanti certamente a un Caso. Da diversi punti di vista.
Il Caso, del tutto imprevedibilmente, ha voluto che proprio un ciclo così fuori della norma si conservasse, dando rilievo a una presenza di donne, di cui non rimane altra traccia, che probabilmente rimase marginale.
Inoltre, questo gruppo di donne costituivano il caso di donne descritte nella vita intima (una dama viene pettinata, si prepara il letto), di donne occupate nel lavoro artigiano (di sarte, probabilmente anche di tessitrici), di donne che si applicano alle arti liberali (la musica), e al gioco (della dama).
L'intero ciclo costituisce l'esempio ( il caso) di un intreccio tra simboli e descrizioni di vita quotidiana. 'Dialoga' con simboli che gli sono esterni, e che intervengono a dare un possibile senso secondo (segni-archetipi, segni che rivelano un modo di pensare di pensarsi).

Perché il titolo La lingua delle antenate.
Qui le donne parlano due lingue.
Si rivolgono all'esterno e a se stesse.
Si situano a un crocevia: tra tradizione e futuro.
Volendo rappresentare una Corte (meglio, una Corte di dame) se ne disegnano i confini, l'universo chiuso, le regole di un gioco. E si mostra un percorso che potrebbe aprire la Corte, renderla casa (un luogo dello stare insieme).

La casa. Il suo silenzio: "il nostro elemento è il silenzio", "luce tagliente, ecco così è il nostro silenzio", "una completezza impenetrabile: diamante freddo, tesoro segreto, accuratamente protetto, inafferrabile" (J. Kristeva, Stranieri a se stessi, Milano, 1990, p. 21). E il suo rumore: "quel ronzio di api che vanno e vengono, purificano e accompagnano. E quel suo tempo inesauribile e rinascente, come il Mare" (M. Zambrano, La tomba di Antigone, Milano, 1995).