Legge sulla PMA: considerazioni delle giuriste

di Associazione GIUdIT - Giuriste d'Italia ONLUS

 


Frida Kalho

 

La legge in materia di procreazione medicalmente assistita - PMA - è una legge mostruosa sotto molti profili:
1. perché è il frutto delle paure che popolano le fantasie maschili di fronte alla libertà femminile nella procreazione;
2. perché propone pratiche sadiche sui corpi e le menti delle donne, che saranno -tra l'altro - costrette a sottoporsi a trattamenti ormonali devastanti e a subire coattivamente l'impianto dei tre embrioni "legittimi";
3. perché a questi fini sacrifica la laicità dello stato di diritto;
4. perché è una legge programmaticamente inefficace e destinata inevitabilmente a produrre effetti perversi e discriminatori (turismo riproduttivo, mercato nero dei gameti ecc.)

Per contrastare questa legge una delle strade politico-giuridiche praticabili è mostrarne i profili di contrasto con i principi sanciti dalla Carta Costituzionale.

A tal fine l'associazione GIUdIT - Giuriste d'Italia invita giuriste e giuristi che hanno già riflettuto e operato sui temi dell'autodeterminazione e della libertà riproduttiva in relazione alle innovazioni tecnologiche, a discutere e studiare insieme i possibili percorsi argomentativi sugli aspetti di illegittimità costituzionale di questa legge.

Secondo noi, infatti, la legge costituisce una inaccettabile aggressione alla libertà e ai diritti fondamentali di donne e uomini. In particolare la legge viola:
a. il rispetto della dignità, principio che include il riconoscimento della libertà di compiere autonomamente le scelte fondamentali della propria vita personale, tra cui quelle riproduttive;
b. il diritto di libertà personale;
c. il diritto alla salute;
d. il principio di non discriminazione;
e. il principio di libertà della ricerca scientifica.

Ciò detto, riteniamo che altro sia il modo in cui il diritto possa, e debba, intervenire a regolare questa materia. Avvertiamo la necessità di una discussione aperta e ancora da approfondire sugli aspetti nuovi e problematici connessi allo sviluppo delle biotecnologie.

Dunque ci sentiamo impegnate a fare in modo che il dibattito politico culturale non resti pietrificato innanzi alla ferocia della pretesa giuridica, ma al contrario proceda con maggiore slancio e coinvolga anche chi è rimasto/a finora silenzioso/a.

Bologna, 15 dicembre 2003