Un posto sicuro per ogni donna... esisterà ?

Lucia Beretta


Ogni giorno 9 donne in Bolivia sono vittime di violenza sessuale1.

La violenza sessuale è la dimostrazione più evidente della negazione dei diritti delle donne, del diritto di ogni donna di vivere la propria vita senza subire violenza, di qualsiasi tipo o forma. È una violazione dei diritti sessuali e riproduttivi e impedisce lo sviluppo integrale e completo delle donne, che siano adulte, adolescenti o bambine. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono proprio le donne ad essere vittime di questo reato.

Perché le cose vanno chiamate col loro nome.

La violenza sessuale è un reato2!

Ed è un reato che nasce da una relazione di potere di una persona su un’altra persona senza considerare il suo diritto a decidere del proprio corpo e della propria sessualità .

È una relazione di potere non equilibrata, non paritaria, generalmente tra un uomo e una donna. È l’uomo che esercita il suo potere sulla donna, considerata inferiore, invisibile, proprietà, oggetto, inetta, complemento dell’uomo che ha il controllo di tutto.

È una relazione di potere ingiusta perché l’aggressore sottomette la sua vittima attraverso una relazione quotidiana di minacce o violenza fisica.

È una relazione di potere disuguale perché il potere è il mezzo per dominare e controllare la donna.
È una relazione di potere abusiva perché l’aggressore si avvale del suo presunto vantaggio intellettuale, emotivo, fisico, della sua autorità per esercitare il dominio sulla vittima e soddisfare il suo desiderio di potere.

Perché è possibile questa relazione di potere tanto ingiusta e pericolosa addirittura per la salute, fisica o psicologica, delle donne? Perché, anche se non ce ne rendiamo conto tanto l’abbiamo interiorizzato, viviamo in un sistema, in una società fortemente patriarcale.

Il patriarcato è un sistema di potere, il cui centro è l’uomo. Si basa sulla supremazia degli uomini e di ciò che è maschile sulla inferiorità delle donne e di tutto ciò che è femminile. Gli uomini sono padroni e dirigenti del mondo, in diversi ambiti della vita, a diversi livelli e in diversi modi, più o meno diretti o più o meno sottili. Il mondo che ne risulta è asimmetrico, diseguale, androcentrico e misogino. In questo tipo di mondo l’uomo-patriarca è l’unico soggetto!

È per l’esistenza e la tacita accettazione di questo sistema patriarcale che ancora oggi la violenza sessuale contro le donne non solo è possibile, ma è pratica purtroppo comune e spesso accettata.

La violenza sessuale è un reato che oltre alle conseguenze fisiche, già di per sé devastanti, ha conseguenze psicologiche forse peggiori e inimmaginabili: la paura di fare qualsiasi cosa perché potrebbe essere sbagliata e quindi causa di nuova violenza; l’insicurezza e la dipendenza dall’aggressore, l’impossibilità di prendere decisioni anche se riguardano noi stesse ; la diminuzione della stima in noi stesse che porta le donne violate a pensare di non valere nulla; la depressione, il senso di colpa perché forse siamo noi la causa di tanta violenza, siamo noi che sbagliamo, che non ci comportiamo o non agiamo come lui vorrebbe, siamo noi a sbagliare e ad essere sbagliate. A tutto questo si aggiunge la vergogna e di conseguenza l’isolamento e la erronea convinzione di essere sole, di essere le uniche che stanno vivendo questa situazione. Come affrontarla?

Bisogna fermarsi un attimo, rileggere bene tutte le conseguenze che un reato come la violenza sessuale può provocare, capirle, immaginare come ci sentiremmo noi, calarci in una ipotetica situazione simile a questa per capire quanto tutto questo possa rimanere indelebile per molto tempo, se non per sempre, nella vita di una donna.

E immaginiamo quanto possa essere ancora più orribile e apparire senza via d’uscita se chi ci fa male, chi abusa di noi in maniera ripetuta è un membro della nostra famiglia, qualcuno che amiamo, che ci conosce, di cui ci siamo sempre fidate!

È un dato di fatto che la violenza sessuale contro le donne è molto più frequente, in maniera davvero preoccupante, nell’ambito familiare. All’interno della famiglia è riprodotta da mariti, sposi, compagni, nonni, zii, padri, fratelli, cugini. Perché non si parla solo di famiglia nucleare, secondo la visione “tradizionale, ma di famiglia “allargata”, come la definiamo oggi, che comprende i familiari, i parenti, non solo i genitori, i figli e le figlie3.

Io forse ingenuamente mi chiedo: come può essere che una donna non possa sentirsi sicura nell’unico posto al mondo in cui dovrebbe poter essere sé stessa ed essere felice perché è un luogo che lei ha costruito? Ossia, la famiglia, la sua famiglia? Come può essere che l’uomo che ha scelto o quello che l’ha cresciuta, o un parente che l’ha vista nascere o qualcuno con cui ha passato tanti Natali e compleanni in famiglia sia proprio quello che le fa più male?

Forse sono domande e sentimenti ingenui, dettati dall’ignoranza, la mia ignoranza, la consapevolezza di non sapere, di non conoscere abbastanza… ma la famiglia (intesa nel suo senso più ampio, sia quella di sangue, sia quella che ognuno di noi si crea per scelta propria durante la vita) dovrebbe essere il posto più sicuro in cui poter esprimere il più liberamente possibile la propria personalità. Dovrebbe essere un porto sicuro, in cui potersi sfogare la sera quando qualcosa è andato male al lavoro, in cui poter esprimere le nostre opinioni ed emozioni senza censure, in cui possiamo essere noi stessi senza la paura di essere rifiutate o, peggio ancora, picchiate, violate, considerate solo delle cose, degli oggetti ?

È importante entrare nell’ottica che la violenza sessuale subita in famiglia non è un fatto privato! Può anche accadere dentro le mura domestiche ma è un fatto pubblico! È una questione di salute pubblica e di giustizia sociale che riguarda TUTTI! Perché le donne sono le prime vittime, ma ne risentono in modo indelebile anche i figli e le figlie, che si portano questo triste bagaglio familiare in ogni ambito della loro vita. È un flagello che danneggia le persone a livello individuale, ma anche la società nel suo insieme.



Note


1 Dati raccolti dalla Coordinadora de la Mujer, una rete di istituzioni private e ONG boliviane, di cui fa parte anche ECAM - Equipo de Comunicación Alternativa con Mujeres, ONG boliviana con sede a Tarija, capitale dell’omonimo dipartimento nel sud della Bolivia, che lavora per la promozione dei diritti delle donne.

2 Anche se per secoli, e in molti luoghi ancora oggi, è stata accettata dalla società come fatto “normale”.

3 Esiste una legge in Bolivia, la Ley 1674, Ley contra la violencia in familia o doméstica, volta a proteggere l’integrità fisica, psicologica, morale e sessuale di ogni membro della famiglia (Art. 2) e a definire le misure per la prevenzione e protezione della persona vittima di violenza sessuale. In questa legge, la violenza in famiglia è definita come la violenza esercitata da un membro della famiglia contro un altro membro della famiglia e può essere di forma fisica, sessuale o psicologica e può assumere molte altre forme.

 

Lucia Beretta
è attualmente in Bolivia a fare il servizio civile in una ONG che lavora per i diritti delle donne

 

2-11-2011

 

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