Buchi Emecheta, Cittadina di seconda classe
di Vanda Cimolin


 

Finalmente oggi si sente parlare più sovente dell’Africa, devo dire invece che all’Università delle Donne già nel 2000 abbiamo tenuto un corso di Letteratura Africana con Itala Vivan dell’Università di Castellanza. L'ho seguito per interesse verso la cultura di un mondo di cui poco si è detto e scritto.  Anche attraverso il veicolare di libri, di pensiero, di conoscenza è possibile crescere e migliorare paradigmi culturali e forse anche religiosi, questo può essere strumento per aiutarci tra paesi diversi, per una crescita civile e politica.

La letteratura africana è stata poco conosciuta perché poco divulgata. Nonostante alfabetizzazione ed educazione carente, perché poche donne africane vanno a scuola essendo in gran parte adibite ai lavori domestici e alla cura degli altri, tante donne africane hanno scritto dei loro costumi, delle storie autobiografiche o dei diari. Scrivere non è soltanto una vocazione, un piacere, un sogno, indica anche la necessità di spazio, di tempo e disponibilità per costruire il mestiere e lo scrivere e il pubblicare è una questione di mercato, l’editoria è un'industria e quindi bisogna essere accettate da un editore il quale ritiene di poter distribuire. Così solo gli scritti in inglese hanno potuto essere pubblicati. 

Ecco perché mi ha interessata un libro che ritengo molto importante: "Cittadina di seconda classe” di Buchi Emecheta. La scrittrice appartiene agli Ibo come la protagonista del romanzo Adah; del resto è un romanzo che ha molti aspetti autobiografici.

E’ la storia di Adah che ha lasciato la Nigeria, si è sposata con un marito che non ha voglia di lavorare e che lascerà; emigra a Londra ed ha uno sguardo sarcastico ma ironico sul mondo inglese. Lei come tante donne africane si era immaginata l’Inghilterra chissà che cosa “il “Regno Unito” quando il padre lo pronunciava aveva un suono grave …andare nel Regno Unito doveva essere certamente come andare a far visita a Dio… allora doveva essere il paradiso.” e invece trova una Londra grigia, dove piove sempre piena anche di povertà e di disoccupati e dove persone come lei vivono in casermoni popolari.

Nel romanzo oltre la tematica contro l'uomo che non ha voglia di far niente, c’è la battaglia per liberarsi dall’asservimento del maschio sfruttatore, il desiderio di diventare più se stessa rimanendo donna, professionalizzandosi ed istruendosi per raccontare storie antiche, le storie della tradizione africana e anche nuove. La protagonista vive un doppio esilio non solo quello nel paese straniero ma anche un esilio interiore.

Il suo romanzo è esaltazione di una donna nuova, erede dell’antico ma anche capace di essere diversa dall'immagine che proiettano i maschi sulla donna, l’esaltazione della maternità non è quella del maschio ma quella della donna evoluta che sa vincere l’umiliazione dimostrando grande coraggio nel sopportare povertà e pregiudizi per arrivare a coronare un sogno, quello di diventare scrittrice.

Nella prima parte descrive la sua città, Lagos, la vita quotidiana, le relazioni parentali di genitori, zii e zie che sono di Ibuza, la faticosa battaglia per andare a scuola, battaglia vinta per la sua caparbia volontà:”…i bambini andavano a scuola con lavagnetta e matita. Lei non ne aveva. Sarebbe stato ridicolo entrare in classe senza lavagnetta e senza  matita. A quel punto un’altra idea la folgorò: Aveva sempre guardato il papà mentre si faceva la barba: il papà aveva una sottile lastra di ardesia tutta rotta su cui di solito affilava un bizzarro coltello ricurvo  … Adah pensò a quella lastra di ardesia. Il problema stava nel fatto che era troppo piccola. Giusto un pezzettino. Non ci sarebbero state su molte lettere, comunque un pezzettino di lavagna era sempre meglio di niente. Quindi la fece scivolare dentro lo scollo del vestito, ben sapendo che la sua sciarpa cintura l’avrebbe trattenuta … Così Adah andò a scuola.” Incontra Francis, arriva al matrimonio e poi la partenza per il Regno Unito con nelle orecchie le parole della suocera:”Sii furba come un serpente e innocua come una colomba“.

Nella scritturadi Buchi Emecheta che attualmente vive in Germania ed è diventata una scrittrice conosciuta rimane un substrato africano molto forte che detta le regole fondanti e le esigenze del  suo narrare anche se spesso non sembra comparire in superficie. Ho trovato  la sua scrittura fluida, facile: si legge molto agevolmente e volentieri, sa raccontare situazioni struggenti e accattivanti anche con ironia e descrivere personaggi simpaticamente grotteschi.

Buchi Emecheta, Cittadina di seconda classe,
Giunti, traduzione di Franca Cavagnoli, Euro 16