| Carla Sanguineti, 
Le  nostre memorie proibite
 di Marisa Bulgheroni
  Carla Sanguineti, Gandhi
 Carla   Sanguineti ha impresso alle  sue Memorie proibite una  forma singolare, d'artista. Le leggi della memorialistica, e della stessa autobiografia,  vengono violate; spazio e tempo appaiono sconvolti: come se il divieto a  ricordare potesse essere infranto solo a patto di uno sconvolgimento formale  che permetta all'autrice di imporre ai ricordi un ordine inedito e definitivo.
 
 La narrazione, si apre come racconto di un viaggio nello  spazio geografico - l'India, dove, nel 1997, Carla è invitata a costruire un'opera  in memoria di Gandhi, nel museoa lui dedicato - per  trasformarsi, a squarcí e soprassalti, in un viaggio a ritroso nel tempo della  guerra civile in Italia nel 1945. Una ricerca dei fondamenti della pace in un paese dove il sacro è  sempre presente e s'intreccia turbinosamente con la discesa nel   buio di una memoria feroce. Se il viaggio si presenta, così, spaccato in due, sulla duplicità si fonda il congegno narrativo  che l'autrice ha ideato per catturare il lettore fino a farne un compagno, un  testimone, un complice.
 Duplice è il carattere in cui il libro è stampato: tondo per la narrazione  indiana, corsivo per l'italiana, così che l'alternanza  renda visivamente il tema centrale, quello della memoria frantumata  in taglienti frammenti di specchio, difficili da ricomporre, come, nella storia  d'Italia, è stato, ed è ancora, difficile comporre i ricordi contrastanti della  guerra civile. Duplice è la percezione del tempo: fisso, quasi eterno, nella  memoria dell'irredento passato; sciolto, in divenire, varíegato, nel presente  indiano: un “presente in cui tutte le dimensioni coesistono." E duplice è, infine, la protagonista: che si sdoppia tra le donna che  narra e la bimba che è stata, la prima sopravvissuta 
      a prezzo di una spaccatura profonda, l'altra  congelata, insieme alla madre e aIla sorella più piccola, nel terrore degli eventi incomprensibili che l'hanno derubata del padre.
 
  Carla Sanguineti, Natale 1940
 Lo sdoppiamento ha inizio quando, tra la  folla accalcata intorno al treno che dovrebbe portarla a Madurai, al museo di Gandhi,  la viaggiatrice è presa dal  panico e, davantí alla porta arrugginita  del vagone, aperta, chiusa, riaperta, si ritrova scaraventata indietro, nel passato.  E' una nascita impossibile, a rovescio: dalla luce nell'oscurità della memoria perduta,  vietata, che 
        dovrà  percorrere, su pericolanti ponti di immagini,  fino 
        a riconquistarla, e a rinascere.
 
 Scrivere, allora, l'epigrafe per il padre ucciso in circostanze tragiche, e  insepolto, equivale a un rito di  sepoltura. Processato sommariamente e giustiziato  e forse gettato in mare,   quel padre fascista deve rivivere "come un condottiero antico" nella mente della figlia che ha  sposato il figlio di un grande partigiano, perché la  bimba, irremovibile nella fedeltà, le perdoni il tradimento. E perché lei. stessa, Carla, possa  staccarsi definitivamente dalla madre, che l’ha difesa come "un gigante" con "una spada di luce”, ma l'ha trattenuta con la sorella, in un unico corpo di  dolore. La porta - immagine ossessiva di separazione- si aprirà, allora, per  lasciare entrare il padre. La ferita, altra, ossessiva immagine di lacerazione  - si cicatrizza in consapevolezza. La mano, che la bambina tendeva disperatamente  aggrappandosi alla mano della madre, può riposare in quella del padre.
 
 Mito e tragedia  si rinnovano in queste Memorie. L’Antigone di Sofocle, sfidando il  potere del re di Tebe, seppellisce il fratello insepolto  perché marchiato come nemico della città. Con la stessa determinazione alla  pietà, l’autrice sfida la proibizione del ricordo – imposta dalla madre, dalla  cultura di cui lei stessa è parte, dallo strazio personale. E, sostituendo alla  ritualità del gesto la forza della parola, traccia l’epigrafe per il padre, a  lungo e tormentosamente rinviata.
 Carla Sanguineti,
 Le  nostre memorie proibite
 CISU   editore, Roma, 2007
   13-03-2013 home 
 
 |