Dai Padri ai teocons, la differenza sessuale nel
cristianesimo
di Sara
Cabibbo

Elisabetta Sirani
«La religione continua a giocare un ruolo importante
nella vita di numerose donne europee. Che siano credenti o no, la maggior
parte di esse sono colpite in un modo o nell’altro dalla posizione sulle
donne delle differenti religioni, direttamente o per tramite della loro
tradizionale influenza sulla società o lo Stato. Quest’influenza è
raramente inoffensiva: i diritti delle donne sono spesso ridotti o
beffeggiati in nome della religione. Mentre le religioni per lo più
insegnano l’uguaglianza delle donne davanti a Dio, esse attribuiscono loro
differenti ruoli sulla terra. Stereotipi di genere motivati da credenze
religiose hanno conferito agli uomini un senso di superiorità che è
sfociato in un trattamento discriminatorio delle donne da parte degli
uomini che giunge anche fino al ricorso alla violenza».
Questa citazione non è tratta da testi della teologia femminista o di
studiose delle materia, ma dalla risoluzione 1464 intitolata Donne e
religione in Europa, votata nella ventiseiesima seduta del
Parlamento europeo (4 ottobre 2005), che ha accolto il rapporto della
commissione per le pari opportunità fra Uomo e Donna, redatto il
precedente 22 settembre dalla svizzera Rosmarie Zapfl-Helbling, a
conclusione di un lavoro pluriennale.
Una serie di raccomandazioni, rivolte agli Stati membri dell’Unione,
accompagnano questo testo che mette in evidenza come la preoccupazione per
una battuta d’arresto del pieno riconoscimento dei diritti delle donne non
provenga soltanto dall’allargamento dei confini europei e dall’ingresso di
popolazioni e di minoranze religiose non cristiane, ma derivi anche dalle
differenze e dalle contraddizioni che segnano quella religione che da più
parti è indicata come componente dell’identità europea, e anzi come
“radice” di questa identità.
E infatti se «i crimini d’onore […] i matrimoni forzati e le mutilazioni
dei genitali femminili» sono nominati dalla Risoluzione come esempi
estremi di una scala di valori provenienti da una cultura religiosa
“altra” rispetto a quella cristiana, dall’altra parte della scala, «si
osservano forme più sottili d’intolleranza e di discriminazione che sono
molto più diffuse in Europa […], come il rifiuto di mettere in questione
una cultura patriarcale che considera il ruolo della moglie, della madre e
della donna a casa come modello ideale».
La relazione che passa fra donne e religione nell’ambito del cristianesimo
è stata al centro di una riflessione scientifica, italiana ed
internazionale, che ha prodotto una gran quantità di analisi e ricerche
nel campo della storia, della teologia, della filosofia,
dell’antropologia. Ricerche che, nel prendere in esame i differenti
contesti storici (dal primo cristianesimo ai nostri giorni), si sono
indirizzate ad indagare il discorso umano su Dio nell’ambito del
cristianesimo, e a rintracciare in esso i segmenti lungo i quali si è
articolata la parità escatologica tra uomini e donne. Parità escatologica,
ossia l’estensione alle donne dell’imago Dei, che si è configurata
come componente importante della progressiva acquisizione dei diritti
civili, politici, sociali, e per l’affermazione dei diritti umani per
uomini e donne, anche se, come dice la Risoluzione citata, rischiano di
non essere rispettati.
L’interesse che queste tematiche rivestono oggi in Italia e nel mondo,
allorché ci si interroga su «cos’è la religione nell’epoca della
globalizzazione» e si assiste al rimescolamento delle carte per quanto
attiene alle relazioni fra sfera pubblica e sfera privata e «al modo di
intendere l’individualismo religioso tipico della tarda modernità» (G.
Filoramo, Cos’è la religione, Einaudi 2004, p.6), ha spinto
l’associazione Generi & Generazioni a inserire nel suo programma
della Scuola di studi femministi un corso di quattro incontri (23 e 29
marzo, 6 e 13 aprile, ore 18-20, presso la Casa internazionale delle donne
di Roma) dedicato a “Generi e Cristianesimo”, tenuto da chi scrive.
Nel primo incontro “A immagine di Dio? Un percorso storico sui modelli di
genere della tradizione giudaico-cristiana” sarà ripercorsa la
diversificata esegesi condotta dai Padri della Chiesa occidentale e
orientale sui passi della Genesi e delle epistole di S. Paolo, che
richiamano la differenza sessuale, e ci si soffermerà sul processo di
inculturazione del cristianesino medievale che elabora una teologia
segnata dalle diverse tradizioni religiose e dai diversi diritti delle
popolazioni europee diventate cristiane.
Nel secondo “Donne contro? La frattura della cristianità e gli sviluppi
dei modelli religiosi di genere nelle confessioni religiose e nelle sette”
l’attenzione sarà portata sull’antropologia religiosa espressa dalle
diverse confessioni cristiane che segnano l’identità degli Stati di età
moderna. A partire dal primato della verginità ribadito dalla Chiesa
cattolica ed esemplificato dalla promozione della santità monacale, e
dall’opposta valorizzazione del matrimonio e dello spazio domestico che in
area protestante assegna alla sfera privata un ruolo fondamentale nel
funzionamento della società, si analizzerà il peso dei modelli religiosi
di genere nelle strutture sociali del Nord, Sud, Est dell’Europa moderna e
nei paesi del Nuovo Mondo in cui emigrarono le idee religiose dei gruppi e
delle sette riformate.
Negli ultimi due incontri ci avvicineremo all’oggi. Partendo dalla Bibbia
delle donne di Elisabeth Cady Stanton al dibattito sui diritti delle donne
nel femminismo dell’Otto e del Novecento saranno prese in esame le
posizioni di molti gruppi di donne protestanti che considerarono la Bibbia
come “the great Charter of human rights” prendendo la parola, fra otto e
primo Novecento, sui temi dell’organizzazione dello stato sociale e delle
funzioni femminili nella sfera pubblica. Un’analoga analisi verrà condotta
sugli interventi di donne di paesi cattolici che si espressero fra gli
anni dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, e lungo l’Ottocento.
Infine, l’ultimo incontro: l’analisi attuale su “Genere, religione,
diritti nel mondo contemporaneo. L’autonomia bio-socio-culturale delle
donne fra multiculturalismo, globalizzazione e nuovi fondamentalismi”. La
conoscenza dei diversi percorsi e delle diverse voci della storia del
Cristianesimo ci avrà aiutato a capire come e perché nelle società ultra
secolarizzate la religione è tornata ad essere un fattore d’importanza
pubblica e sociale, come dimostrano i gruppi di di teo-cons e, più in
generale, lo sviluppo di movimenti fondamentalisti, tradizionalisti e
radicali in area cattolica e protestante e ci darà gli strumenti per
interrogarci sul peso che i diversi modelli religiosi di genere continuano
ad esercitare sui dibattiti nazionali ed internazionali e sulle scelte
politiche degli Stati.
questo articolo è apparso su
Liberazione del 23 marzo 2006
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