Proposte
per le pari opportunità:
come attraversare il cristallo
di
Sara Cabibbo
E’ difficile, quando si propongono
nuove regole che rendano agibile e proficuo il cammino delle pari opportunità,
evitare il rischio di assumere un tono rivendicazionista, il più
delle volte lontano dalle intenzioni di chi, partecipe di un sistema –
in questo caso quello dell’Università e della Ricerca – ne avverte
contraddizioni e limiti, che penalizzano una componente importante, ostacolando
il buon funzionamento di quello stesso sistema.
La dimensione della rivendicazione
è estranea alle intenzioni e agli obiettivi che la "Commissione
per la valorizzazione delle donne nella ricerca scientifica" si è
posta nei suoi due anni di lavoro, nel senso di richiesta di accesso ai
diritti della parte più forte di quella più debole, ed è
assente dalle proposte contenute in questo documento.
Piuttosto esso, nell’indicare
una serie di misure rivolte ad invertire l’attuale squilibrio di genere
nella fisionomia del mondo accademico e della ricerca, assume come prioritario
il punto di vista delle tante donne impegnate in questi settori: studiose
sovrastate da quel "soffitto di cristallo", che non soltanto impedisce
loro di accedere in misura significativa alle posizioni di eccellenza,
ma che penalizza l’innovazione e il virtuoso avvicendamento dei oggetti
nei meccanismi decisionali dell’organizzazione scientifica; ricercatrici,
marginalizzate dalle strutture informali – ma non per questo poco efficaci
– degli old boys network, le cui pratiche di discrezionalità
nella cooptazione risultano spesso incongrue alle ragioni della ricerca
e dell’eccellenza scientifica; donne degli Enti di ricerca e dell’Università,
infine, che non intendono farsi portatrici di interessi parziali, protettivi
del loro sesso, ma che viceversa hanno a cuore una ridefinizione delle
strutture in cui ha luogo la produzione scientifica e la trasmissione
dei saperi.
Una ridefinizione, che consenta
loro di credere nel proprio lavoro recuperandone tutta la dose di innovazione
e progettualità, di crescere serenamente nelle competenze e nelle
abilità, di attrezzarsi con fiducia alle procedure della valutazione
e della progressione delle carriere.
Pensiamo infatti che la condivisione,
da parte di uomini e donne, delle regole preposte alla produzione e alla
riproduzione dei saperi scientifici, possa non solo rispondere all’attuale
composizione del corpo scientifico e accademico, ma sia occasione per
correggere – a beneficio di tutti – i meccanismi regolatori di una politica
scientifica pensata per un mondo in cui il lavoro e lo spazio pubblico
erano occupati quasi esclusivamente da uomini.
Ma non solo. Ridiscutere le
regole in una prospettiva di pari opportunità, significa creare
le condizioni per l’incremento del numero di studiose in posizioni di
eccellenza e di leadership, sì che il loro modello possa
rendere attraente, per le nuove generazioni di donne, la scelta della
carriera scientifica, purtroppo oggi afflitta da quello "spreco di talenti"
registrato da molte indagini internazionali.
Sulla base di queste premesse,
riportiamo qui di seguito – articolandole in quattro sezioni, che rispondono
agli ambiti di intervento – alcune proposte che ci auguriamo imprimano
anche la cifra del genere dell’attuale, importante, dibattito sul buon
governo della scienza.
ATTIVITA’ DI OSSERVATORIO,
MONITORAGGIO E PRODUZIONE DI DATI
- Statistiche disaggregate
per genere di tutte le attività svolte negli Enti di ricerca
e nelle Università; in primo luogo nei concorsi (candidati/e
e commissari/e).
- Statistiche sui ruoli
rivestiti dagli uomini e dalle donne negli Enti di ricerca in cui le
carriere scientifiche siano separate da quelle amministrative e sulla
durata di permanenza nei ruoli.
- Fotografia delle mansioni
che gli uomini e le donne ricoprono nella ricerca.
AZIONI FINALIZZATE ALLA VALORIZZAZIONE
DELLA COMPONENTE FEMMINILE NELLA RICERCA
- Valutazione della produzione "normalizzata" sulla base delle risorse
(per esempio in termini di fondi assegnati, laboratori, spazi, strutture,
ecc.).
- Valutazione del numero
ristretto di pubblicazioni scientifiche, indicate dai candidati ai concorsi
come caratterizzanti la produzione.
- Presentazione di un rapporto
annuale, da parte di ciascuna struttura scientifica e della sua amministrazione,
sulle azioni messe in campo per la valorizzazione della componente femminile.
A questo proposito si potrebbe
prevedere che l’individuazione di misure che rimuovano gli ostacoli alle
carriere femminili venga assunto da ciascuna struttura di ricerca e amministrativa
fra gli obiettivi prioritari; e che ciò sia oggetto dei riconoscimento
(premio, incentivo, altro) da parte del Ministero competente.
AZIONI POSITIVE
- Presenza femminile, almeno
al 40%, nelle strutture scientifiche, nei comitati di valutazione e
in quelli di bioetica, i cui componenti siano nominati in base a criteri
di tipo politico".
- Riequilibrio di genere
nella composizione di tutte quelle commissioni concorsuali di nomina
in cui la componente femminile risultasse minoritaria in maniera significativa.
- Incentivi a tutte quelle
forme di comunicazione scientifica (convegni, seminari, esperienze di
formazione) che presentino una buona proporzione di relazioni e lavori
di donne.
- Congedo di maternità
e paternità pagato (ovvero prolungamento della retribuzione per
sei mesi) a tutte le ricercatrici e i ricercatori con retribuzione a
tempo determinato (dottorande/i, borsiste/i, assegniste/i, ecc.); borse
di studio e corsi di aggiornamento per il reinserimento dopo lunghe
assenze collegate all’organizzazione e alla pianificazione della vita
familiare.
- Valutazione di genere
(attraverso forme di consultazione che non si rivelino di pura facciata
) del Piano Nazionale della Ricerca.
AZIONI MIRATE ALLA TRASPARENZA
- Pubblicità dei nomi di tutti i componenti i network di
ricerca che fanno domande di finanziamento.
- Limitazione del numero
di progetti di ricerca coordinati da una medesima persona.
- Esplicitazione – nelle
liste dei revisori e dei garanti, dei componenti i comitati di valutazione
e delle commissioni di concorso, e di ogni struttura di controllo e
verifica della produzione scientifica – del sesso delle persone addette
a questi incarichi.
Siamo consapevoli che le azioni
indicate richiedono da parte delle strutture scientifiche e amministrative
delle Università e degli Enti di ricerca sia un investimento economico,
che ne sostenga i costi, che un investimento politico che renda manifesta
la volontà di assumere la valorizzazione delle donne come obiettivo
prioritario.
A questo scopo si propone
che il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica si
faccia promotore di un incontro tra i Presidenti
degli Enti di Ricerca, i rappresentanti del Crui e del Comitato dei Garanti
presso il MURST e le componenti di questa commissione, perché sia
verificata la disponibilità ad accogliere queste richieste e darvi
corso.
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