Pratiche di democrazia di genere
di
Marina Calculli

Marianne von Werefkin
La seconda giornata della Conferenza nazionale di Organizzazione del
Partito della Rifondazione Comunista a Carrara si apre nel segno delle
donne. La scelta di dedicare una mattinata di lavori al tema della
uguaglianza di genere si pone in continuità con progetti intrapresi con
passione in diverse realtà interne o vicine al Partito, dalla rete
femminista della Sinistra europea, ai giovani comunisti, a gruppi di
ricerca e iniziativa politica sul patriarcato. L’intensa mattinata di
oggi, coordinata da Imma Barbarossa, vede ovviamente moltissime compagne
in prima linea nel dibattito, ma anche numerosi compagni, che sostengono
le istanze di questo nuovo femminismo di Sinistra, convinti che un
abbattimento di disparità di genere negli ambiti attivi del Partito possa
essere un elemento propulsore per un rinnovamento della politica.
La relazione introduttiva è della senatrice di Sinistra Europea,
Maria Luisa Boccia, che illustra i
presupposti del nucleo embrionale di un movimento femminista, nato in
relazione con la rete europea El-Fem, e gli obiettivi futuri che esso si
pone. Gli obiettivi – si evince subito dalle parole della senatrice - si
esplicano principalmente sul piano della pratica politica e democratica,
che veda le donne non come “elementi aggiunti” in aggregazioni maschili,
ma soggetti “sessuati”, al pari degli uomini.
La dicotomia “uguaglianza/differenza” non deve essere intesa come
irrisolvibile ma, anzi, come due ambiti complementari fra loro: “
L’uguaglianza senza differenza – dice la Boccia - è annessione e
omologazione, la differenza senza uguaglianza di diritti diventa
disuguaglianza”.
Dunque poca teoria e molta pratica. La senatrice spiega quali sono i punti
fondamentali che costituiscono il collante di questo movimento:
autodeterminazione, contro gli attacchi all’emancipazione del vaticano,
delle destre e di una componente moderata del centro-sinistra. Legge 40.
La procreazione assistita non può essere ancora schiava dei
fondamentalismi ideologici.
Unioni civili. “ I Dico – scherza la senatrice – sono qualcosa di minimo
rispetto a ciò che si potrebbe fare per legittimare tutte le forme di
convivenza”.
Cittadinanza europea, ripensata alla luce della soggettività femminile e
ai bisogni delle donne migranti. Pace e disarmo. Un impegno delle donne
contro i militarismi. Critica della globalizzazione neo-liberista.
Presupposti principali ovviamente sono poi la lotta contro il patriarcato
e la volontà da parte delle donne di “scompaginare” le forme tradizionali
della politica e ristabilire gli equilibri, fino ad ora basati su gruppi
maschili.
Subito dopo prende la parola Bianca Pomeranzi,
femminista e studiosa dei femminismi. Spazia dai diversi contesti storici
ai differenti ambiti culturali. Sconfiggere i fondamentalismi ideologici e
le categorie mentali che sono presenti, più di quanto si immagini, negli
ambiti del potere. Sono questi i temi su cui la Pomeranzi insiste in
questa giornata di lavori. L’impegno comune che deve interessare le donne
quanto gli uomini è - per Bianca – l’affermazione di “una democrazia
paritaria”, i cui fondamenti generali della rappresentanza politica “si
devono ripensare in termini bisessuali.
Sale sul palco anche il direttore del quotidiano ‘Liberazione’,
Piero Sansonetti. Richiama alla memoria la
cultura politica della donne, che specialmente nei partiti di Sinistra “è
stata sempre tesa a smontare strutture di potere”.
Il richiamo al femminismo non ha solo il senso di sostenere le ragioni di
un movimento nella relazione di Sansonetti; ha invece lo scopo di
ripensare una trasformazione della realtà “a partire da una critica
teorica e concreta del patriarcato” – sostiene Sansonetti, che poi
puntualizza: “L’apertura alle donne non è da affiancare alle grandi lotte
politiche, ma viene prima di esse. Senza questo non riusciremo ad uscire
dall’orizzonte corto del riformismo”.
“Ti prendiamo in parola, Piero” – si sente da alcune compagne sedute in
platea.
Accolta da un grande applauso, sale poi sul palco
Lea Melandri. Un intervento molto appassionato il suo. Parte da un
aneddoto: “Ieri, mentre tornavamo in albergo dopo la prima giornata di
lavori, ho chiesto ad alcune compagne da dove venissero. Mi hanno
risposto: ‘stiamo ristabilendo l’equilibrio di genere’. – e commenta - In
tanti anni di impegno femminista, questa non l’avevo mai sentita!”.
Il problema è che “non si possono considerare ancora le donne come una
categoria da rappresentare”. Il punto su cui riflettere è invece per la
Melandri “quanto l’uguaglianza che le donne hanno rivendicato a partire
dagli anni ’70 ha a che fare con la crisi della politica”. Cioè “le donne
hanno sollevato problemi che la politica aveva sempre messo in disparte e
con cui ora deve fare i conti. L’emancipazione non ha portato libertà, ma
anzi tutta la non-libertà che c’era stata prima e con cui ora si devono
fare i conti”.
Un appello finale e accorato al termine del suo intervento: “impegnarsi
concretamente per arginare il terribile fenomeno della violenza sulle
donne che ogni giorno si perpetra lontano dai luoghi in cui si svolge
invece la vita pubblica degli uomini”.
Il tavolo del dibattito raccoglie molti interventi nel corso della
mattinata. Molte compagne ma è significativa anche la presenza di molti
compagni, che riflettono sulla necessità di eliminare le strutture del
patriarcato, sorretto da una fortissima ideologia e radicato in moltissimi
ambiti della società, per rigenerare le categorie della società stessa.
All’indomani della esposizione dei risultati di un’inchiesta sul Prc, che
questa platea carrarese ha ascoltato, e che ha messo in evidenza il
discrimine tra la partecipazione degli uomini e delle donne alla vita
attiva del partito, questi interventi sono la prima risposta positiva
all’idea di un rinnovamento a partire dalla riflessione critica su se
stessi.
Carrara, 30 marzo 2007
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