Cambia il mondo cambia la storia
di Liliana Moro


Comunità di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica, Cambia il mondo cambia la storia, Milano, 2002, Euro 7,50



Cambia il mondo cambia la storia
: un titolo impegnativo per un convegno che si è svolto a Milano il 29 settembre 2001, organizzato dalle donne che, attorno a Marirì Martinengo, danno vita alla Comunità di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica.
Ora sono usciti gli atti, a cura di Marina Santini, che testimoniano le parole e le esperienze scambiate in quella densa giornata attorno ai temi della storia e del suo insegnamento visti con consapevole sguardo femminile.

La loro lettura fornisce una confortante sensazione di ricchezza: molte donne in luoghi diversi hanno lavorato seriamente in questi anni a scoprire e rivisitare figure e contesti storici più o meno lontani nel tempo e ora sono in grado di formulare interpretazioni e proposte di lavoro nella scuola, nell'università e nella ricerca. Un lavoro che si pone decisamente come politico, nel senso pieno di volontà di cambiamento del mondo e della sua rappresentazione.
Impossibile restituire l'ampiezza dei contributi: ne segnalo alcuni secondo una scelta del tutto personale, rimandando alla lettura diretta per una visione complessiva.

Lo studio di Graziella Bernabò su Antonia Pozzi testimonia un modo affascinante di ricostruire il profilo di una donna degli anni Trenta attraverso non solo gli scritti ma anche le parole di altre donne che disegnano la trama di relazioni entro cui si è mossa la sua vita e la sua libertà di gestire "il conflitto tra esigenze culturali e creative da una parte e obblighi di ruolo dall'altra".

Maria-Milagros Rivera Garretas ha, tra l'altro, proposto una interpretazione inedita delle "Madonne con bambino" gotiche, una lettura che nasce dalla consapevolezza di un punto di vista cambiato, di rottura con la tradizione storiografica maschile che annulla o stravolge la presenza femminile nella storia. A questo proposito Rivera Garretas, docente di Storia medievale all'Università di Barcellona, parla di "asfissia" sofferta durante i suoi studi.

La discontinuità della storia delle donne, il suo andamento carsico, è stato uno dei temi posti in apertura da Marirì Martinengo e molte delle intervenute lo hanno preso in considerazione sotto angolature differenti.
Alcune hanno indicato la caduta di memoria rispetto a donne che hanno operato scelte importanti e sono state dimenticate, come Alice Guy, pioniera del cinema al pari dei Lumiere, la prima a realizzare delle fiction, puntualmente ignorata dalle storie e dalle antologie specializzate; di lei ha parlato Pia Brancadori, appartenente al Circolo del cinema Alice Guy di Cagliari.

Come Brancadori, molte hanno riferito di ricerche collettive, attività di gruppi sparsi in varie città: Verona, Bologna, Foggia, Brescia, Palermo, e altre, realtà collettive tutte in relazione con la Libreria della Donne di Milano, che coltivano la passione per la storia e cercano di coniugarla nell'insegnamento, a volte con esiti davvero interessanti.
Oppure in altre forme di comunicazione, Internet, ad esempio, e l'intervento di Donatella Massara sulla costruzione del sito donnestoria, da lei curato, è illuminante rispetto alle forme, alle possibilità di documentazione, di diffusione ma anche di relazione, offerte dalle nuove tecnologie, se vengono usate con intelligenza e creatività.

Diversi sono stati i contributi su movimenti e figure lontani nel tempo: Ildegarda di Bingen, le trovatore del XII secolo, le fondatrici di città venete ricordate da Tiziana Plebani, le preziose del Seicento, ma non si è trattato di una riflessione fuori dal presente. Da un lato per l'urgere delle tragiche vicende del momento (si era a pochi giorni dall'11 settembre), dall'altro, più profondamente, per una attenzione all'oggi e alle giovani generazioni: come ha puntualizzato Luisa Muraro la trasmissione può avvenire solo se c'è un "senso vivo" del passato, ricostruito con passione e con soggettività, senza temere il sorgere di conflitti, che sono distruttivi solo se non sono nominati, perché "nominare il conflitto (…) impedisce il formarsi degli schieramenti" e sono questi ultimi a generare le guerre.


Marirì Martinengo, Laura Minguzzi, Marina Santini, Luciana Tavernini, Donatella Massara, Alessandra De Perini