Una piazza al lavoro 
      Maria Grazia Campari 
        
       
        A Milano, il  23 maggio si è tenuto il primo incontro dell’Agorà del lavoro, nelle intenzioni delle e dei proponenti una piazza  concreta e simbolica ove intrecciare storie e soggettività di diverse  generazioni per creare un tessuto in grado di originare iniziative politiche  nuove, sotto il segno della ribellione alle iniquità e insensatezze del mercato  del lavoro attuale. 
         
        Il tentativo  era ed è quello di ricomporre le frammentarietà dei diversi movimenti e realtà  per diventare punto di riferimento cittadino e, in prospettiva, nazionale  capace di immaginare risposte alle sfide del presente, attivando connessioni in  presenza e attraverso la rete: è stato anche varato un blog  (agoradellavoro.wordpress.com) “per incontrarsi, ribellarsi, progettare…”. 
         
        Il primo  incontro è stato molto partecipato: centinaia i presenti, milanesi e anche di  altre città del Nord Italia,  decine gli  interventi, molti i temi affrontati dei quali non è possibile dare conto  analiticamente. Mi limiterò a riferire quelli che mi sembrano più rilevanti ai  fini di un possibile percorso. 
        L’esigenza  di rompere l’isolamento, di ritrovare o inventare nessi possibili fra sessi e  generazioni, fra precari e presunti garantiti, per elaborare un comune  linguaggio che li aiuti nella conoscenza e consenta di mettere a tema  iniziative capaci di disfare la rete soffocante delle controriforme legislative  dell’ultimo ventennio. 
         
        L’esigenza  di contrastare la forbice -visibile in questa città- fra popolazione e  cittadinanza che si percepisce nella precarietà lavorativa, abitativa,  culturale, estetica, che produce chiusure antidemocratiche ai danni di tutti.  Non si tratta di concedersi alla narrazione vittimistica, ma di conoscere per  contrastare, coltivando i conflitti e sperimentando le mediazioni possibili e  utili al miglioramento. 
        L’esigenza  di mettere a tema la sottrazione di possibilità al lavoro delle donne, di  risorse alle loro esistenze, l’idea di prospettare una condivisione sociale di  tutta l’attività necessaria per vivere, idea alternativa a quella della  conciliazione che alcune (o molte) considerano mortificanti per le potenzialità  femminili. 
         
        In logica  consecuzione, il proposito d’interrogare lo scambio iniquo fra generazioni,  comprendere a fondo ciò che capita socialmente ai giovani, costretti al  precariato per necessità, dipendenti dai vecchi e dalla famiglia.  
        L’esigenza  di rendere efficace il luogo praticato per far crescere i soggetti in termini  politici e di auto rappresentanza, connetterli e metterli in condizione di  produrre eventi visibili di modificazione radicale. 
         
        Come è stato  detto –ma è bene ribadire- la libertà è come l’aria e Milano è stata una città  asfittica per troppi anni. Oggi appare riconquistata una certa possibilità di  respiro, ma occorre vigilare affinché si mantenga.  
Verificare puntualmente quel che si gioca in  città, anche questo è un obiettivo proposto da alcune per l’Agorà.  
 
Uno degli  scopi essenziale è quello già detto di mettere a tema ogni aspetto di questa  notte dei diritti sociali e del lavoro, per individuare e attivare azioni  efficaci, dirette a disboscare la selva normativa della controriforma della  giustizia del lavoro, per ridare spazio a riforme di attuazione anziché di  negazione dei principi costituzionali. .  
 
Tagliare  leggi per aumentare diritti. Anche questo pare un aspetto importante del  tentativo difficile diretto a evitare una ricaduta nell’indifferenza e  nell’asfissia. 
Con quali  modalità, assembleare o di gruppi di lavoro, per quali altri obiettivi,  prossimi e a lungo termine? 
 
Ci si  propone di ridiscuterne, dopo questo primo incontro, sul blog e nel corso di un  secondo  incontro fissato per il 20 giugno 2011. La cadenza prevista è mensile e si conta di sollecitare  iniziative analoghe anche in altre città.  
      
        
   4-06-2011 
        
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