Lettera dopo la manifestazione contro la violenza sulle donne

di Maria Grazia Campari e Alidina Marchettini


Roma, 24 novembre 2007


Abbiamo partecipato alla manifestazione del 24 novembre seguendo il corteo in parte dietro lo striscione milanese di Usciamo dal Silenzio, in parte precedendolo verso Piazza Navona

Questo è quanto ci risulta per avervi direttamente assistito.

In via Cavour la ministra Turco è entrata nel corteo, applaudita da alcune donne, mentre da altre veniva intonato lo slogan “La violenza non è normale, le politiche a lavorare”

Piuttosto disincentivante per la ministra, ma anche piuttosto calzante: in effetti, chi ha scelto di svolgere il ruolo di legislatore dovrebbe operare per la soluzione dei problemi attraverso leggi giuste, non ignorare o mistificare attraverso leggi sbagliate e poi manifestare con le contestatrici. Contro chi manifestava la ministra, forse contro se stessa?

Giungendo in Piazza Navona prima del corteo abbiamo visto la postazione televisiva (collocata su di un gazebo sopra elevato a mò di palco) destinata a giornalisti e ministre per il consueto spot di politica mediatica, in cui sembra consistere il mestiere sia di giornalista sia di “rappresentante del popolo” ai giorni nostri.

L’impressione che se ne riceveva era chiaramente quella che, nel silenzio obbligato delle vere protagoniste e occultando la loro intenzione politica, un paio di ministre potessero parlare anche in questa occasione, appropriandosi della manifestazione e mistificando le ragioni di tante.

Un comportamento arrogante contro il quale alcune giovani organizzatrici hanno protestato, incollando alla base del gazebo alcuni manifesti portati in corteo, mentre altre salivano i gradini del palchetto gridando “fuori, fuori”

Tutta qui la “inaudita violenza” della quale siamo state testimoni.

In realtà una semplice autodifesa delle ragioni delle manifestanti.

Molto aggressivo, invece, il comportamento dei mistificatori che hanno voluto obliterare il significato dell’evento strumentalizzandolo a fini personali ed usando in tal modo un potere oligarchico assai distante dalle ragioni della democrazia.

La considerazione con la quale abbiamo concluso la giornata di sabato è stata che il dissenso da noi espresso verso il carattere separatista della manifestazione era forse stato frettoloso poiché non teneva adeguato conto dell’autentico stato di assedio cui sono normalmente sottoposte le iniziative pubbliche romane da parte degli esponenti del “palazzo”. Se tanto hanno potuto le donne, presenti in dosi omeopatiche, meglio non pensare quanto avrebbero potuto gli uomini.

 

29/11/2007

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