di Maria Grazia Campari
Pratiche di responsabilità versus pratiche di complicità
Il laboratorio dei diritti e delle libertà si propone la ricerca di piste in uscita dalla situazione attuale, pesantemente costrittiva per molte vite singole. Si propone di tentare azioni di modificazione, conflitti su aspetti fondamentali dell’esistenza che conduciamo.
A questo fine, un percorso possibile è
quello di partire dal racconto di alcune condizioni che ci procurano
malessere (fisico, psichico, economico, sociale) per interrogarci sui
motivi che sono all’origine di quel malessere. Chi/che cosa lo provoca? Quali sono le forze che ci condizionano? E noi, siamo sicure di non prestare qualche consenso (magari forzato, ma non necessariamente), in tal modo autorizzando alcuni o vari aspetti di dominio? (Il dominio del mercato, del multiforme autoritarismo patriarcale, della guerra permanente in nome di valori non creati da noi, o di una sicurezza che non ci protegge, ma ci toglie sicurezza sociale, economica, godimento culturale e ambientale, come il piacere dell’incontro con culture e luoghi diversi)
Dal racconto si
può passare all’esame degli assetti che sono in gioco, alla
elaborazione di ipotesi sul come costruire e agire il conflitto: un
conflitto sulla produzione della
ricchezza per e nel mercato (utilizzo dei diritti del lavoro); un
conflitto sulla riproduzione
(diritti sul corpo, diritti di famiglia, nelle unioni di fatto ecc..).
Confliggere per i diritti significa, infatti, anche abbandonare un
atteggiamento di passività e assumere su di sé la responsabilità della
propria condizione.
Vorrei partire
discutendo di un luogo che ritengo fondamentale per un conflitto sui
diritti, un luogo-grimaldello per i tentativi di rottura degli assetti
di potere, a livello simbolico e materiale: il
processo. Nel processo le parti compaiono formalmente dotate di
pari dignità - grazie ad un ordine precostituito e generalmente
accettato di regole – di fronte ad un terzo mediatore che decide il
caso che le riguarda richiamando quelle regole, assistito,
indirizzato, criticato dai mediatori delle parti in conflitto, dagli
avvocati. Con la proposta di un Laboratorio dei diritti e delle libertà si vuole da un lato offrire una consulenza sui diritti delle donne nel campo del lavoro e della famiglia e, contemporaneamente, formare un gruppo di riflessione sui diritti. L’obiettivo è di indagare, anche attraversando esperienze di vita, il cambiamento avvenuto su questo terreno rispetto al passato, un cambiamento spesso favorito da complicità e disattenzioni rispetto ai diritti già persi (lavoro) e a quelli minacciati di imminente perdita (famiglia), anche allo scopo di immaginare possibili azioni di resistenza e di contrasto. Il Laboratorio dei diritti e delle libertà dovrebbe dunque giungere ad elaborare critiche, chiarimenti e proposte sui diritti da rendere pubblici nella città (e oltre), per aprire confronti, creare consapevolezza diffusa e, possibilmente, azioni di contrasto almeno alle più macroscopiche cancellazioni di diritti, che peggiorano le nostre vite. Si vorrebbe così contribuire ad attivare uno sguardo critico collettivo che potrebbe fondare l’inizio di qualche cambiamento. Si tratta di un percorso nel quale coinvolgere non solo socie della LUD ma anche altre donne, partendo da bisogni reali, anche allo scopo di iniziare una ricerca di nessi fra saperi consolidati di alcune ed esperienze/riflessioni di altre, che possono darsi voce e procurarsi ascolto, quindi ampliare e/o modificare parzialmente i saperi consolidati. Il Laboratorio dei diritti e delle libertà è pensato come luogo ove ricevere informazioni utili a mettere a fuoco e possibilmente a risolvere i problemi che si presentano nella vita di ognuna e che richiedono l’apporto di competenze specifiche; ma anche come luogo ove discutere su se stesse e la propria vita, scambiando esperienze e incrociando sguardi che scrutano l’attualità attraverso ciò che capita ad ognuna. In questa prospettiva, se il gruppo funziona con partecipanti interessate e abbastanza numerose si potrà, in seguito, pensare di allargare lo sguardo, cercando anche la partecipazione di donne migranti che vivono a Milano per intrecciare pensieri ed esperienze a partire dai loro bisogni e dalle risposte che danno le strutture giuridiche e culturali con le quali si confrontano, con esiti in parte simili, in parte diversi dai nostri. Dal punto di vista organizzativo, il Laboratorio dei diritti e delle libertà si potrebbe articolare nel seguente modo: a) due incontri al mese (il secondo e il quarto martedì) dalle ore 16 alle ore 18.30. Ad essi potrebbero partecipare, oltre a Maria Grazia Campari, in qualità di consulente, sia donne che hanno bisogno di consulenze legali (che verrebbero fornite personalmente e riservatamente, coperte dal segreto professionale) sia tutte le donne che sono interessate a formulare quesiti sui casi dubbi o spinosi delle loro esperienze di vita, per ricevere consigli, ma anche per praticare un luogo di circolazione collettiva, in cui scambiare e diffondere il loro vissuto e le loro opinioni,
b) altri due incontri al mese (il primo e il
terzo martedì) dalle ore 20.30 alle ore 22.30. Ad essi potrebbero
partecipare tutte quelle donne che hanno un desiderio di conoscenza e di
confronto, anche solo teorico, sul nesso problematico fra ordine dei
diritti e ordine delle libertà individuali e collettive, relativo al
terreno dei rapporti personali, nelle famiglie (formalizzate o di fatto),
o a quello dei rapporti lavorativi, sociali politici. Si stanno
raccogliendo le adesioni e si ricevono segnalazioni di nuclei di interesse
in segreteria, da subito anche se l’inizio del laboratorio è previsto per
febbraio 2006, perché occorre un periodo adeguato di riflessione e ricerca
di materiali sui temi da trattare. |