Patrizia Caporossi, Teti in mare



In scena c’è come (fosse) la stessa persona nel femminile e nel maschile, in quel dato identitario, scoperto e sofferto, di fatto, da un’intera generazione, quella del femminismo, aperta alle possibilità di un tempo storico. Rinchiusa e ritornata poi nelle pieghe quotidiane della vita privata dentro una provincia, quella italiana, di cui qui Ancona, vissuta da fuori e da dentro, con tutti i luoghi di memoria, si fa non solo contesto ma prevaricante presenza.

All’inizio di quegli anni 80 di riflusso politico sembra declinare tutta una stagione, come quando l’estate reclama ancora i suoi odori agli incipienti colori ormai autunnali. Fuori di ogni metafora si palesa, scoperto, il senso della vita umana perché sono i topoi perenni della cartografia esistenziale, aperti e chiusi: dall’alba al tramonto nello stesso momento, quando matura la stretta del proprio tempo a cuore aperto.

Tutto appare soffocante e perso per quanto disilluso nel darsi e farsi vita, ma si specchia qui intera la consapevolezza umana che sorge e tramonta ogni giorno, senza l’abbandono della speranza nel futuro all’aurora di ogni generazione. C’è qui il senso di un sogno covato di un mondo migliore, di un orizzonte di rinascita per esserci che, dischiuso ma non sconfitto, ha seminato e delineato il verso del cammino anche della storia. E vuole e cerca ancora disperatamente l’avvenire, anche se la singola vicenda umana passa e trascorre come quanto il sole, dietro la sagoma del monte, fino al tuffo marino di un (qualsiasi) giorno. Così appare.

L'autrice Patrizia Caporossi

Patrizia Caporossi, Teti in mare
Robin edizioni, 2012, €12

23-02-2012

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