OMAGGIO A CARLA LONZI
a cura di Sisa Arrighi

Autocoscienza
Elena Rader



Rivolta è stato l'unico gruppo che mi ha offerto l'opportunità di costruire la mia identità spezzata, allora, da un mondo che mi aveva teso solo trappole. In quel momento avevo già conquistato l'emancipazione, che mi era costata prezzi altissimi e che si era rivelata tutto fuorché liberatoria. I ruoli di moglie e di madre mi avevano, poi, sbattuto definitivamente in faccia le porte della libertà femminile che cercavo.
E' stato allora che l'autocoscienza praticata da Rivolta mi era sembrata l'unica via di salvezza.

Intuivo che prima di rovesciare tutte le cause della mia inadeguatezza sulla realtà esterna, prima di gridare rivendicazioni, per me sterili, dovevo fare i conti con me stessa. Dovevo, innanzitutto, liberarmi dalla tendenza all'ideologia che permeava i gruppi femministi che frequentavo.
Rivolta proponeva il viaggio all'interno di sé, senza il condizionamento della psicoanalisi, allora ovviamente tutta al maschile. Arrivare al nocciolo, diceva Carla Lonzi, significava togliersi via via tutta le sovrastrutture che ci erano state messe addosso da una cultura patriarcale e da una madre asservita, complice del padre.


Rivolta proponeva una pratica, non una teoria.
Autocoscienza è dialogo, confronto, ascolto e risonanza insieme, con l'attenzione costante a non prevaricare e a non farsi prevaricare. Percorso difficile, spesso doloroso, che svela i risvolti più profondi (anche mostruosi) della relazione tra donne. E' un percorso che, per essere sopportabile, deve essere condiviso con chi ha gli stessi obiettivi di ricerca della propria identità. E' una pratica che per avere successo deve essere assolutamente etica.

Autocoscienza non è il racconto delle proprie miserie femminili, come intendevano alcune, bensì un'esplorazione all'indietro che procedeva cancellando i vari strati culturali, ideologici, religiosi per capire se, arrivate al nocciolo, fosse possibile trovare la scintilla di un pensiero femminile autentico, di un Io autentico.

Abbiamo visto che questo è possibile. Il soggetto femminile cosciente, per Rivolta, può nascere e vivere solo attraverso una pratica di autocoscienza costante. Il pensiero femminile autentico è quello che rimane il più possibile legato all'essere.

E' un pensiero in continuo movimento, mai statico, immune dalla cristallizzazione, dunque mai ideologico.
E' un pensiero che non si fisserà mai su un’unica verità, che non diventerà mai Chiesa o Ideologia.
E' un pensiero che per vivere ha bisogno del confronto e del riconoscimento femminili.
E' un pensiero che non esclude l'uomo, purché l'uomo prenda coscienza di sé come altro e non si ponga come assoluto.

Per questo, a mio avviso, gli scritti più significativi di Rivolta non sono quelli teorici, bensì gli esperimenti di autocoscienza scritta. Il Diario e il Vai Pure di Carla Lonzi, il diario di Alice Martinelli Una ragazza timida mi sembrano esperimenti riusciti e, forse, più attuali e più comprensibili oggi che negli anni 70-80.

La pratica dell'autocoscienza ha portato anche all'elaborazione di un concetto di trascendenza femminile interessante e originale. Per Rivolta è importante farsi coscienza senza trascendere la vita. Come, invece, ha fatto il maschile. In questo modo non vengono tagliati via né il corpo né la relazione.
Trovo questo pensiero profondamente laico e originale.

La sfida di Rivolta Femminile mi sembra si giochi tutta sul filo dell'autocoscienza e sia sempre più attuale e rivoluzionaria. Il nuovo percorso dell'autocoscienza dovrebbe essere proiettato in avanti, per capire cos'è diventato il pensiero femminile e dove sta andando. E' necessario, forse, ancora più coraggio di prima per mettere in discussione ciò che facciamo, ciò che pensiamo.
L'obiettivo è sempre quello. Non è di cambiare il mondo, ma di cambiare noi stesse.
Se avviene la modificazione interiore è inevitabile che si rifletta all'esterno e metta in moto meccanismi diversi, relazioni diverse.

 

Carla Lonzi, Significato dell'autocoscienza nei gruppi femministi pdf

 

 

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