Carnage


di Natalia Aspesi

 

 

Alla Mostra di Venezia Carnage ha provocato una specie di incantamento: è piaciuto a tutti, pubblico e critica, e si dava per scontato che il Leone d'oro fosse suo. Poi all'unanimità il premio è andato allo stupefacente Faust del russo Sokurov, che ha riportato al cinema il senso del capolavoro. Ma Carnage resta un film perfetto, 79 minuti di puro piacere: per la maestria assoluta del regista, Roman Polanski, la furibonda bravura dei quattro attori, la trascinante ironia della sceneggiatura quasi identica al testo teatrale "Il dio del massacro" di Yasmina Reza pubblicato da Adelphi.

Due coppie di genitori più o meno quarantenni si ritrovano in un appartamento di Brooklyn per trovare un accordo su quanto è accaduto tra i loro due figli undicenni: uno ha rotto due denti all'altro con un bastone. La casa è quella di Penelope e Michael, lei, Jodie Foster, è una donna colta, terzomondista che scrive libri sul Darfur; lui, John C. Reilly, commerciante di casalinghi, è un uomo gioviale, disponibile: hanno comprato i tulipani, in frigo ci sono gli avanzi di una torta per accogliere gli ospiti, Nancy ed Alan: lei, Kate Winslet, è una elegante consulente patrimoniale, lui, Christoph Waltz, è un importante avvocato. L'atmosfera è civile, tollerante, guai a lasciarsi sopraffare dall'emotività, o da quello che l'educazione e l'ipocrisia sanno nascondere. Si offre il caffè, si parla di bambini, di fiori, di torte, di professioni, con voci flautate che si inaspriscono, con sorrisi che si trasformano in ghigni.

Infatti a poco a poco nascono gli attriti, le provocazioni, lo sperdimento, il disprezzo, la rabbia, la violenza non solo verbale, in una specie di balletto frenetico in cui i ruoli e i bersagli cambiano continuamente. È la guerra di una coppia verso l'altra, di due modi di vivere e di pensare, del rancore delle donne verso gli uomini, del sessismo maschile contro le donne definite "impegnate": è una guerra all'interno della coppia in cui di colpo scoppiano i dissidi e i rancori da sempre taciuti, è un riconoscimento del proprio fallimento, del fallimento di un modo di vivere in cui non si è mai creduto.

E' appunto un gioco al massacro, nato dal nulla, che denuda le persone delle loro maschere, che le obbliga a rivelare la propria infelicità e incapacità a liberarsene. I litigi, le riappacificazioni, la storia di un criceto, i libri d'arte rovinati dal vomito, i pianti, le crisi isteriche, le botte, il rum, l'ubriachezza, la borsetta buttata a terra, i tulipani fracassati, sono scanditi dall'uso continuo del cellulare di Alan alle prese con un cliente nei guai, dalle telefonate della madre di Michael, che, finto bonaccione, finalmente sbotta "La coppia è la prova più terribile che Dio possa infliggerci, la coppia e la vita di famiglia".

Non era quello il tema dell'incontro, un litigio tra bambini, tema che si è perso nel perdersi delle difese dell'eleganza borghese. Quel salotto diventato un campo di battaglia del vivere pacifico benestante e civile, ne ha svelato la miseria, infelicità e solitudine.

 

da Repubblica 23-09-2011