UN’ AFFOLLATA SOLITUDINE 

      Barbara de Miro d’Ajeta

 

 

 


Dalla memoria di un’insegnante partecipe a trecentosessanta gradi dell’esperienza di docente di lingua francese nei licei piovono queste lettere, messaggi nella bottiglia, in cui sono ricordati con affetto trentanove alunni e più, poiché una lettera è rivolta a un’intera classe del 1983. L’autrice, Titti Follieri, nata nel 1950 a Foggia e migrata giovanissima a Firenze prima per frequentare l’Università e poi per insegnare, ora in pensione, continua a impegnarsi per i suoi studenti, producendo una testimonianza sulla scuola del tutto positiva.

I ragazzi e le ragazze sono ricordati uno per uno in questo libro, La solitudine della cattedra, con le loro problematiche individuali, le loro fisionomie, e, per quanto l’autrice ci faccia partecipare a momenti critici, impegnativi, della docenza, in cui si è inequivocabilmente soli, verrebbe da rilevare che questa professoressa non è mai stata sola, ma sempre in compagnia dei suoi alunni, che le hanno lasciato un segno e da cui lei ha ricevuto un segno indelebile, poiché essi profumano queste pagine di giovinezza e di vitalità. I ragazzi hanno avuto problemi alle volte di difficile soluzione, ma la loro esperienza è stata sempre rivolta verso la positività. Affrontando le difficoltà e le fatiche cui la burocrazia sottopone i più volenterosi insegnanti e superandole con grande impegno, questa docente ha accompagnato i suoi studenti a girare il mondo, conducendoli a Rennes, a Rouen, a Parigi, a Montpellier e perfino nella lontanissima Seattle, pur di farli maturare con esperienze internazionali.

Abituati come siamo a vedere l’istruzione media superiore navigare fra scogli impervi e dibattersi fra problemi economici, compreso quello della disincentivazione del lavoro degli insegnanti, penalizzati da compensi inferiori a quelli della media europea, questa carrellata sui trent’anni di insegnamento di Titti Follieri ci incoraggia a credere nella scuola, documentando un impegno vigile anche sulla psiche dei giovanissimi. Questo libro descrive anche un felice intreccio dell’esperienza dell’insegnamento con elementi autobiografici e con letture incisive ed epocali, proposte agli alunni per tenerli informati sulle tematiche più attuali.

Ad attestare la sensibilità e l’umanità della docente cito l’inizio della prima lettera immaginaria, emblematica dell’amore che circola in tutto il libro: “ Caro Carlo, tu sei stato un allievo speciale per tante ragioni. La tua condizione di portatore di handicap ti teneva immobilizzato su una sedia a rotelle: non parlavi, non muovevi nessun arto, ma in quel corpo gracile avevi la capacità di guardare ogni cosa con i tuoi  grandi occhi color del cielo.”
                                  
                                                   
Titti Follieri 
Lasolitudine della cattedra
Zona contemporanea Editrice, 2013

 

 

23-10-2013